Stava viaggiando con due vescovi, uno cattolico e uno protestante, accompagnato da un soldato, quando il convoglio a bordo del quale distribuiva aiuti umanitari è stato coinvolto in una sparatoria. È successo al cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, inviato del Papa in Ucraina e prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità. Dopo aver caricato il suo pulmino di viveri ed essersi “inoltrato dove, oltre ai soldati non entra più nessuno, perchè i colpi si fanno più fitti”, Krajewski si è trovato nel bel mezzo di uno scontro a fuoco, senza però riportare ferite. Come riferito da Vatican News, infatti, il cardinale sta bene ed è in buone condizioni.
"Siamo vivi": con queste due parole l'elemosiniere del Papa ha rassicurato sulle sue condizioni di salute. A corredare il messaggio, l'immagine della bandiera dell'Ucraina, quella di un fiore e una serie di fotografie del cardinale che distribuisce aiuti alla gente del luogo. Particolare non ininfluente, era lui alla guida del convoglio che portava aiuti sulla linea del fronte.
Aveva fatto tappa prima a Odessa poi a Zaporizhzhia, con l'intenzione di raggiungere Kharkiv. Nella seconda delle soste previste “il gruppo è stato raggiunto da colpi d'armi da fuoco e il cardinale, insieme agli altri, si è dovuto mettere in salvo. Alla fine, aggiunge l'agenzia, è andato tutto bene e gli aiuti sono stati consegnati. Oltre ai generi di conforto umanitari, il cardinale Krajewski (polacco, 58 anni) stava portando con sé “rosari e la benedizione del Papa”.
“Per la prima volta nella mia vita non sapevo dove fuggire ... perché non basta correre, bisogna sapere dove” ha raccontato Krajewski. “Tutto alla fine è andato bene e gli aiuti sono stati consegnati fino all'ultimo, anche i rosari benedetti dal Papa: chi li riceveva subito li metteva intorno al collo”. Un giorno particolare, in questo anniversario della sua consacrazione episcopale: un giorno di guerra che il cardinale definisce “senza pietà”, per la quale, come già nella sua ultima missione durante il Triduo pasquale, aveva detto “Mancano le lacrime e mancano le parole”. Quella svolta in questi giorni è la quarta visita di Krajewski in Ucraina per conto di Papa Francesco.