Le reazioni

Le opposizioni sul discorso di Meloni: "Un manifesto ideologico più che un discorso programmatico"

Dal Pd ai 5 Stelle, passando per il Terzo Polo e Sinistra italiana: il giudizio dei partiti che non voteranno la fiducia al governo è netto e negativo, con qualche debole distinguo. Unica voce fuori dal coro, quella dello storico Lucio Villari

Le opposizioni sul discorso di Meloni: "Un manifesto ideologico più che un discorso programmatico"
(Ansa)
Giorgia Meloni durante il suo discorso programmatico

Com’era prevedibile, le reazioni delle opposizioni al discorso programmatico di Giorgia Meloni hanno visto alternarsi la freddezza “d’ordinanza” di chi non intende votare la fiducia a qualche tiepido apprezzamento su alcuni punti ben circoscritti, soprattutto il riferimento alle donne che hanno costruito la scala su cui lei è salita.

Tra i più freddi, il Partito democratico, che si vorrebbe intestare la guida di un’opposizione al governo (la quale però appare, almeno per ora, un lontano miraggio). Freddi anche i Cinque stelle, schierati nella difesa a spada tratta del reddito di cittadinanza, la cui cancellazione - anche solo ventilata - agita lo stato maggiore di Conte&co. Gli unici ad aver mostrato meno ostilità alle parole della presidente del Consiglio, i deputati del cosiddetto Terzo Polo (arrivato però quarto alle elezioni), che rappresentano il gruppo di opposizione più piccolo. Mentre le dichiarazioni dei gruppi a Montecitorio si avvicendano a ritmo serrato prima del voto sulla fiducia, la reazione dei membri di ciascun gruppo parlamentare spiega quali sono i posizionamenti dell'opposizione rispetto all’esecutivo. Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle hanno già promesso un’opposizione senza sconti. Azione e Italia Viva parlano di “retorica” senza alcuna proposta concreta, ma non escludono la loro collaborazione qualora ci dovessero essere in futuro proposte condivisibili.

Serracchiani, Letta e Schlein alla Camera Ansa
Serracchiani, Letta e Schlein alla Camera

I commenti del Pd

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ascolta l'intervento della presidente del Consiglio dal suo scranno, in silenzio. I dem, in ogni caso, sono in fibrillazione per quello che definiscono “un manifesto ideologico” più che un programma di governo. E assicurano che, qualora ci fossero i temuti passi indietro sui diritti, la loro “opposizione sarebbe fermissima”, spiega la capogruppo dem, Debora Serracchiani, aggiungendo che “sarebbe stato più produttivo ed efficace un testo che indicasse come, con quali priorità, risorse e interventi questo governo si propone di guidare il paese fuori da una drammatica crisi. Strumenti - commenta ancora Serracchiani - che servono solo a chi ha di più e spingono in fondo alla fila i più esposti, i più fragili”. L'ex ministro del lavoro, Andrea Orlando, intercettato in Transatlantico dai cronisti, segnala l'assenza nel discorso di Meloni di “ogni riferimento alle politiche per il lavoro, del precariato, dei redditi”, aggiungendo che “l'unica cosa che ha messo in campo Meloni è la sua storia personale, avendo tralasciato risposte concrete sui temi che contano”. A preoccupare, tuttavia, è soprattutto la parte che riguarda il fisco con quel riferimento alla tassa piatta e alla pace fiscale. “Giorgia Meloni ha proposto un'Italia più ingiusta: condono ai furbi, occhiolino agli evasori, meno tasse ai ricchi”, sottolinea Nicola Zingaretti.

I banchi del Pd alla Camera Ansa
I banchi del Pd alla Camera

E mentre la vicepresidente della Camera Anna Ascani si dice positivamente colpita dal riferimento alle donne fatto dalla premier, l’ex presidente di Montecitorio Laura Boldrini definisce le dichiarazioni della presidente del Consiglio “molto polemiche, vaghe sui temi economici e del lavoro, autoreferenziali e a base di retorica nazionalista”, aggiungendo che “la destra ha confermato di non avere una politica migratoria”. Laura Boldrini ha anche chiarito di essere contenta del fatto che la leader di Fratelli d’Italia ha tolto dal suo vocabolario l’uso del concetto di “blocco navale, che in diritto internazionale equivale a un atto di guerra”. Per poi concludere: “La presidente del Consiglio ha invocato il motto non disturbare chi vuole fare. Voglio ricordarle che in democrazia chi governa è sempre passato al vaglio dell'opposizione. Stia certa, quindi: disturberemo”.

Giorgia Meloni e Nicola Fratoianni alla Camera Ansa
Giorgia Meloni e Nicola Fratoianni alla Camera

Il Movimento 5 Stelle risponde ironico a Meloni: “Meno male che erano pronti”, scrive sui social Giuseppe Conte, ricordando lo slogan utilizzato da Meloni in campagna elettorale. “Il tema è la discontinuità politica da Mario Draghi” aggiunge Riccardo Ricciardi, capogruppo alla Camera: “Fa specie che non si sia menzionato il governo grazie al quale oggi in Italia ci sono 240 miliardi di PNRR” dice ancora Ricciardi. Ancora più dura l’opposizione a sinistra del Pd. “Mi pare un intervento che segna continuità con la scelta dei presidenti delle Camere, con il cambiamento dei nomi dei ministeri. Tutto calibrato sull'identità e la natura di un manifesto ideologico della destra italiana e europea”: a sottolinearlo, il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. “Quasi nulla è stato detto sull'economia, c'è stata solo una sequela di parole e simboli che richiamano il manifesto ideologico della destra: merito, migranti, tasse, fino al richiamo perfino impressionante alla condanna dell'antifascismo militante che sembra cancellare la resistenza antifascista pur nella condanna delle leggi razziali, che apprezziamo” nota ancora Fratoianni. E a chi gli fa notare che Meloni ha dichiarato che non le è mai stato simpatico il fascismo, il leader di SI replica: “Vien da sorridere. Chi assurge a incarichi istituzionali in questo Paese, poi soffre di amnesia anche rispetto alla propria storia. Anche nel linguaggio, il non arretreremo, non tradiremo mi sembra l'impianto classico di quella destra, comunque vedremo…”.

Carlo Calenda (Rainews)
Carlo Calenda

Carlo Calenda, che pure aveva annunciato la disponibilità a discutere i provvedimenti che Azione giudicherà condivisibili, bolla il discorso della presidente del Consiglio come “una infinita lista della spesa condita con quintali di retorica, ma nessuna traccia sul come fare le cose. Nessuna scelta o idea di paese. È tutto un ma anche. Sembrava un intervento di Conte, altro che rivoluzione sovranista. Una noia mortale” aggiunge Calenda, per cui però l'attacco di Meloni contro il reddito di cittadinanza e il posizionamento internazionale dell'Italia sono punti a favore. “Grande soddisfazione per l'intenzione di Fratelli d'Italia di istituire una commissione d'inchiesta che indaghi sulla gestione della pandemia e in particolar modo faccia luce su chi ha eventualmente lucrato sugli acquisiti legati al Covid” si fa sapere da fonti di Italia Viva. Ma i renziani accolgono con favore anche la forte conferma, arrivata da Meloni, sulla collocazione atlantista del Paese. Per Raffaella Paita, capogruppo Iv al Senato, la “vaghezza sui temi economici” rappresenta ciò che c’è di più oscuro nel discorso di Meloni. Più caustico il deputato Iv, Luigi Marattin: “Spero che il presidente Meloni si sia resa conto che non è più all'opposizione”, dice il deputato vicino a Matteo Renzi, aggiungendo che il discorso della premier è tutto finalizzato a strappare “qualche standing ovation”.

Lucio Villari (foto d'archivio) Elisabetta A. Villa/Getty Images
Lucio Villari (foto d'archivio)

Unica, interessante voce discordante, quella di un autorevole esponente della storiografia italiana, di antica tradizione progressista: “Come storico e come uomo interessato alla politica della sinistra, sono molto soddisfatto di questo discorso. È stato il discorso di una donna politica di alto livello, che ha colto i problemi essenziali del Paese, senza ricorso a formule ideologiche, anzi prendendo le distanze dal fascismo” commenta lo storico Lucio Villari. E aggiunge: “Ho apprezzato il riferimento alla lotta alla mafia, il ricordo delle donne che hanno contribuito allo sviluppo della democrazia e gli impegni sulle questioni economiche e sociali”.