I tempi del lavoro

Al lavoro per 4 giorni: la proposta di Intesa Sanpaolo riaccende il dibattito sulla settimana corta

Il gruppo bancario propone di portare i giorni di lavoro a 4 e alzare da 7,5 a 9 le ore su base quotidiana per lasciare intatto l’ammontare complessivo, retribuzione inclusa. I sindacati chiedono tempo

Al lavoro per 4 giorni: la proposta di Intesa Sanpaolo riaccende il dibattito sulla settimana corta
Getty
Intesa Sanpaolo

È stata ipotizzata spesso, ma nei fatti non si è mai giunti a nulla di concreto.

La settimana lavorativa corta torna al centro del dibattito politico-sindacale dopo la proposta avanzata dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo: portare i giorni di lavoro a 4 e alzare da 7,5 a 9 le ore su base quotidiana per lasciare intatto l’ammontare complessivo, retribuzione inclusa. Il lavoratore avrebbe così a disposizione una giornata libera in più.  

L’idea è già sul tavolo, ma non è stata ancora formalizzata e prevede una rimodulazione degli accordi di Smart Working già firmati in passato.

La trattativa con i sindacati

A porre i primi ostacoli sono i sindacati bancari. 

Le organizzazioni sindacali del comparto bancario si prenderanno più tempo per compiere gli "approfondimenti e le verifiche anche di natura legale" per "individuare le soluzioni migliori per tutti i colleghi del gruppo Intesa Sanpaolo” scrivono in un documento congiunto le delegazioni trattanti del gruppo Intesa Sanpaolo della Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin circa la proposta dell'azienda sullo Smart Working che prevede anche l'ipotesi di una settimana corta a 4 giorni lavorativi con un prolungamento dell'orario quotidiano.

“Il contratto nazionale di lavoro -spiegano le delegazioni trattanti del gruppo Intesa Sanpaolo della Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin- da anni "definisce il 4x9 (Prestazione lavorativa settimanale articolata su 9 ore per quattro giornate lavorative a parità di stipendio) per tutte le lavoratrici e i lavoratori del nostro settore, ma la banca non lo ha mai voluto utilizzare. E' importante chiarire che l'azienda, nella sua proposta, ne limita la fruizione, escludendo a priori l'applicazione per i colleghi della rete e per quelli operativi in turni. L'impostazione dell'azienda è inaccettabile perchè crea ulteriori differenze tra i colleghi di rete e quelli di governance. In una platea di70 mila persone non si devono introdurre elementi divisivi ma lavorare per l'inclusione", rimarcano i sindacati.    

Da parte loro le forze sindacali chiedono poi “di garantire una fruizione completa dello Smart Working per tutti i comparti della banca; individuare gli strumenti tecnici che permettano una reale disconnessione al termine del proprio orario di lavoro; l'erogazione piena del buono pasto anche per tutte le giornate lavorate da remoto e il riconoscimento degli indennizzi per le spese energetiche e di connessione, oltre a un contributo per l'allestimento della postazione di lavoro".   

“Non è straordinario quello che sta succedendo”, ci dice Pasquale Staropoli della Fondazione Studi Consulenti del lavoro

“In Italia ci sono già casi dove si è sperimentato un orario ridotto rispetto a quanto previsto dalla legge (D.Lgs. 66/2003) che impone il rispetto dell’orario massimo di 40 ore lavorative a settimana. Poi le aziende possono trovare una soluzione riducendo l’orario con il ruolo di garanzia dei sindacati”. 

Staropoli chiarisce ancora: “Il passaggio sindacale è necessario per modificare il limite massimo delle ore lavorative, ancor più se si sceglie di non applicare a tutti la regola, come parrebbe nel caso di Intesa Sanpaolo che escluderebbe dalla settimana corta i lavoratori della rete. Il datore di lavoro deve, infatti, dimostrare che la scelta deve essere fatta per ragioni organizzative dell’azienda”.

L’esempio di alcuni Paesi europei

Intanto in Europa e nel mondo, sono diversi i Paesi che hanno già adottato la riduzione dell’orario lavorativo. Nella sola Europa la settimana di 35 ore è stata adottata da Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Svizzera. Ma gli esempi non finiscono qui.

In Scozia è stata avviata una settimana lavorativa di prova di quattro giorni. Ad aprile 2021 il governo scozzese ha previsto uno stanziamento di 10 milioni per finanziare le sperimentazioni nelle aziende: uno dei progetti pilota riguarda la riduzione del 20% dell'orario di lavoro per un periodo di tre anni, per circa 20 mila lavoratori che non subiranno alcuna perdita di compenso.

In Spagna, nel 2021, è stato avviato un modello sperimentale di 32 ore di lavoro per tre anni senza tagli di stipendio. Inoltre il governo spagnolo sta valutando di stanziare 50 milioni di euro per un progetto pilota che spinga le imprese ad aderire alla settimana corta.

Il governo belga a inizio 2022 ha fatto alcuni passi verso le richieste dei lavoratori: ha introdotto la settimana di 4 giorni e ha formalizzato il “diritto alla disconnessione”, ovvero la possibilità di non rispondere alle chiamate o email lavorative fuori dall'orario di lavoro, .

L’Islanda ha ridotto le ore lavorative da 40 a 35 senza tagli nella remunerazione già a partire dal 2015: l’86% della popolazione oggi ha settimane lavorative più corte. 

Anche negli altri paesi scandinavi l’orario di lavoro è ridotto : in Svezia si lavora 6 ore al giorno e la Danimarca ha attuato un modello da 33 ore medie settimanali di lavoro.