Mediterraneo

Ong, continuano i soccorsi in mare. Il Viminale: "Si può vietare lo sbarco"

Piantedosi: "Bisogna considerare la responsabilità dello Stato di bandiera". Open Arms: "Il soccorso è un dovere". Dall'inizio dell'anno sono 1.762 i migranti morti nel Mediterraneo

Ong, continuano i soccorsi in mare. Il Viminale: "Si può vietare lo sbarco"
Ansa
Ocean Viking, immagine di repertorio

Ennesimo soccorso nel Mediterraneo, a 36 miglia al largo di Lampedusa, per l'Ocean Viking che ha tratto questa notte in salvo 56 migranti. Tra loro 27 minorenni, tutti non accompagnati. 

“Ieri per molte ore l'Ocean Viking ha cercato una barca di legno sovraffollata alla deriva”, hanno spiegato da Sos Mediterranee “in una corsa contro il tempo e al buio pesto”. 

Dopo l'ultima operazione di aiuto è arrivato così a 380 il numero dei naufraghi a bordo delle navi umanitarie Ocean Viking e Humanity1. Alcuni di loro erano in mare da oltre 30 ore: “Hanno chiari segni di disidratazione, ustioni da carburante e acqua salata. Sono esausti", hanno fatto sapere da Sos Mediterranee. "Chi fugge dalla Libia ha bisogno di assistenza immediata perché ha alle spalle, nella peggiore delle ipotesi, indicibili torture, nella migliore un viaggio in mare in balia delle onde durato molte ore. Hanno il diritto di sbarcare nel porto sicuro più vicino".   

Ma il diritto di cui parla l’Ong si scontra con il nuovo passo del Viminale che nei giorni scorsi ha annunciato un giro di vite proprio sulle navi da soccorso: “Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità degli Stati di bandiera di una nave". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in un’intervista rilasciata a la Stampa in merito al blocco navale. Ieri, l’emanazione della direttiva sulla condotta della Ocean Viking, battente bandiera tedesca, e della Humanity 1, bandiera norvegese. Una condotta ritenuta non "in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale". 

Intanto, a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranee e l'Humanity1, sono centinaia i migranti soccorsi in acque internazionali che attendono di poter sbarcare.

Il governo, tramite la Farnesina, ha già coinvolto le ambasciate di Germania e Norvegia.  Gli sbarchi "non dipendono solo dalle Ong - ha detto Piantedosi - Però è anche vero, pur se negano, che queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto pull factor”. 

Il ministro dell’Interno non accetta "il principio che uno Stato non controlli i flussi di chi entra. Io credo molto nei corridoi umanitari di Sant' Egidio. Frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare, che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia". 

Da prefetto di Roma, "ho visto a Roma gente che era sbarcata 2, 3-4 anni fa, ha fatto richiesta di asilo, e adesso sta gettata in strada senza speranza. Chi parla di integrazione, di ruolo dei Comuni e dello Stato, non sa di che parla. Come? Chi? Con quali soldi?". 

Nella discussione "Si tende a contrapporre gli aspetti umanitari con il governo dei flussi e il rispetto delle regole – ha concluso il ministro - in realtà, le due cose si fondono”.

 

“Le navi umanitarie salvano vite di donne, bambini e uomini e non possono essere criminalizzate per questo. Non si regolano i flussi lasciando morire dei bambini in mare. Cinque solo nell'ultima settimana". A dirlo all'Adnkronos è Veronica Alfonsi, portavoce di Open Arms Italia all'indomani della stretta annunciata dal Viminale proprio nei confronti delle Ong. 

L'ipotesi che si sta valutando è di imporre alle due navi il divieto di ingresso nelle acque territoriali. "A noi per il momento non risulta nessun provvedimento in atto, vedremo", sottolinea Alfonsi che ha aggiunto: "Il soccorso è un dovere per qualunque nave si trovi a incontrare dei naufraghi, così come è un dovere per gli Stati costieri assegnare un porto nel più breve tempo possibile - puntualizza Alfonsi -. Esistono delle Convenzioni internazionali dalle quali non si può prescindere fortunatamente".

Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Dall'inizio dell'anno sono 1.762 i migranti scomparsi nel Mediterraneo, di cui 1.295 nel Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa del mondo. L'agenzia delle Nazioni Unite ha stimato il numero di morti e dispersi nel 2021 a 2.062 nel Mediterraneo, di cui 1.567 per il solo Mediterraneo centrale.