L'ambasciata italiana sta verificando le motivazioni del fermo

Alessia Piperno sarebbe nel carcere di Evin a Teheran

Sui social raccontava il problema del visto. La Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda. Scomparsi anche altri stranieri dopo le proteste per l’uccisione di Mahsa Amini

Alessia Piperno sarebbe nel carcere di Evin a Teheran
Profilo Istagram
Alessia Piperno

Si troverebbe nel carcere di Evin a Teheran Alessia Piperno, la trentenne romana arrestata nella capitale iraniana. Secondo quanto apprende l'ANSA, la donna sarebbe stata portata lì subito dopo il fermo, scattato secondo il padre il giorno del suo compleanno, il 28 settembre, e dallo stesso carcere avrebbe telefonato in Italia per chiedere aiuto.

Alessia Piperno, sempre secondo quanto è stato possibile ricostruire, nel suo viaggio all'interno del paese, avrebbe trascorso un periodo anche nel Kurdistan iraniano, una zona che viene costantemente monitorata per via delle istanze anti regime. Sull'intera vicenda più fonti autorevoli ribadiscono la necessità di mantenere il silenzio, per evitare di compromettere i tentativi per riportare in Italia la donna. Anche perché, si sottolinea, sarebbe in atto la volontà di politicizzare l'arresto a prescindere dalle circostanze che lo hanno determinato.

La Farnesina sta quindi effettuando verifiche sulle motivazioni del fermo della 30enne romana che chiamando la sua famiglia ha confermato di trovarsi in un carcere di Teheran.

“Tra pochi giorni inizierà il mio settimo anno in viaggio. Eppure quando mi guardo indietro, mi sembra ieri quando caricai il mio primo zaino sulle spalle, per raggiungere la terra dei miei sogni, l’Australia.
Al tempo avevo appena compiuto 24 anni, mentre oggi ne compio 30”.

Così Alessia nel suo ultimo post su Instagram prima dell’arresto.

È stata arrestata mentre festeggiava il suo compleanno, il 28 settembre. A rivelarlo è il papà, Alberto, il quale ha spiegato che proprio da quel giorno non ha avuto più tracce della figlia fino alla telefonata dal carcere avvenuta quattro giorni dopo l’arresto. «Mi hanno arrestato – ha detto ai suoi genitori – sono in un carcere di Teheran. Vi prego aiutatemi». Il padre, titolare di una libreria nel quartiere Tuscolano di Roma, ha ricevuto diversi attestati di solidarietà per la vicenda. Il viaggio in Iran di Alessia Piperno era uno dei tanti che la ragazza continuava a fare ormai da sette anni, da quando aveva deciso di diventare una travel blogger con un buon seguito sui social.

L'ambasciata d'Italia in Iran sta verificando le motivazioni
L'Ambasciata d'Italia a Teheran, in stretto raccordo con la Farnesina, sta seguendo la vicenda dell'arresto, mentre la Rappresentanza sta effettuando le opportune verifiche per far luce sulle motivazioni. I genitori sono stati ricevuti ieri alla Farnesina dal Direttore Generale Italiani all'Estero, Luigi Maria Vignali. È stata ribadita l'attenzione con cui il Ministero segue la vicenda e assicurata ogni necessaria assistenza consolare nell'auspicio che si faccia rapidamente luce su quanto accaduto e che si risolva il caso. 

Alessia non è la sola ad essere stata arrestata, per questo insieme all’ambasciata italiana si stanno muovendo anche le ambasciate tedesca, francese, olandese, polacca e svedese. Le motivazioni dell’arresto non sono conosciute ma, come evidenzia il Corriere, da una nota del ministero dell’Informazione iraniana del 30 settembre, si evince uno dei possibili motivi: la polizia parla degli stranieri arrestati e riferisce il provvedimento di fermo alle proteste in corso da settimane nel Paese.
 

Alessia e i racconti delle manifestazioni in piazza
In uno degli ultimi post scritti su Instagram, Alessia Piperno raccontava delle manifestazioni di piazza e di come un giorno nel suo ostello arrivarono due donne, due uomini e due bambini per chiedere loro aiuto, spaventati dagli scontri. "Non penso che dimenticherò mai quella prima notte - le sue parole -. Avevamo corso verso l'ostello con il cuore in gola, mentre i suoni degli spari rimbombavano alle nostre spalle e l'odore del gas si emanava nell'aria". "Ho chiuso la porta dell'ostello mentre la gente urlava per le strade - continua -.Dopo nemmeno 30 secondi ho sentito bussare violentemente alla porta dell'ostello. Erano due donne, due uomini e due bambini. Tossivano bruscamente per aver respirato il gas, e la donna più anziana aveva un attacco d'asma e di panico. 'Milk, milk'. Urlavano. Mentre gli passavo un bicchiere d'acqua. In quei secondi mi è sembrato di non capirci niente. Il caos mi aveva seguito dentro quelle mura". Il racconto si conclude con il disegno fatto da una bambina sul telefonino di Alessia in quei momenti di terrore. "Ha disegnato una casa - conclude -. Non parlava in inglese, eppure quando ha disegnato quel sole, mi ha detto 'Sun'. Sun, mi ha detto".

Il giallo del visto
Su Instagram la giovane travel blogger racconta di un viaggio pieno di fascino ma allo stesso tempo complicato e spiega anche delle difficoltà con il visto. Nella sequenza di video parla dell'attesa del visto per il Pakistan che non è ancora arrivato e del fatto che a Teheran non sembrano volerle concedere altro tempo. Poi è vicina ad un parcheggio dei bus, da dove vorrebbe partire per Islamabad. «Ma non ci sono bus perché c’è una festa religiosa in Iraq e tutte le corse sono state destinate a quella celebrazione». Fa tre chilometri a piedi da sola per raggiungere un mezzo di trasporto, si ritrova senza visto e per strada. Infine compare nel racconto una persona che le offre un aiuto per ottenere un prolungamento del soggiorno. «Ci vediamo domattina e risolviamo il problema». Nel video successivo Alessia indossa un velo nero sul capo e, sorridente, annuncia di aver ottenuto altri trenta giorni di visto. 

Il racconto dell’italiana che l'ha incontrata in Iran prima dell'arresto
"Sono arrivata in Iran attorno all'8 di agosto poi sono scesa a sud e sono arrivata a Kashan, una città dell'Iran centrale. Nell'ostello dove stavo è arrivata Alessia e le hanno detto che c'era un'altra italiana, mi ha raggiunto nella zona comune si è presentata e abbiamo passato tutta la sera insieme. Una serata molto bella e piacevole tanto che salutarci ci è dispiaciuto". Jessica Ciofi, 46 anni fiorentina, psicologa presidente dell'Associazione Professione e Solidarietà racconta l'incontro con Alessia Piperno la ragazza romana di 30 anni che è stata arrestata dalla polizia di Teheran nei giorni scorsi. Si sono subito trovate come donne che viaggiano da sole.  Un tema in comune con Alessia "Le chiedevano sempre 'non hai paura?' e lei con le sue storie su Instagram voleva abbattere questi pregiudizi, diceva 'se quello che scrivo serve ad abbattere un minimo i pregiudizi nei confronti di altre culture penso che sia un tempo ben impiegato". Alessia Piperno - continua Jessica Ciofi - "è una ragazza curiosa del mondo che ha voglia di conoscerlo, ma non è una rivoluzionaria, non fa parte di movimenti, non è politicizzata. Non so perché in quel momento fosse lì. L'ho sentita venti giorni fa era sul Mar Caspio, poi non l'ho più sentita evidentemente ha deciso di scendere di nuovo. Ma non è una rivoluzionaria andata lì per tirare sanpietrini al governo. Non è quella cosa lì". Jessica Ciofi ha capito che la ragazza italiana arrestata in Iran poteva essere Alessia da sua figlia a cui aveva raccontato quest'incontro. "Mia figlia mi ha mandato un messaggio 'Non è quella ragazza di cui ci avevi parlato?' A quel punto mi sono venuti i brividi, ho guardato la notizia e l'ho riconosciuta. Sono davvero in ansia perché al di là delle persone che sono meravigliose ed accoglienti le leggi in Iran sono davvero rigide. Non so di cosa possano averla accusata, ma sono spaventata".