Dopo il suicidio del 24enne e dell'uomo 64enne che lo ha ingannato

False identità: dietro i profili fake l’illusione di dire e fare ciò che non riusciamo ad esprimere

Il fenomeno delle false identità online per coinvolgere altre persone in relazioni, o trarle in inganno per estorcere denaro, è sempre più diffuso. Solo su Facebook si stima che 87 milioni di profili siano finti

False identità: dietro i profili fake l’illusione di dire e fare ciò che non riusciamo ad esprimere
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Il recente caso mediatico del doppio suicidio, prima di un 24enne che per un anno aveva creduto di avere una relazione con una coetanea conosciuta su Instagram, poi dell’uomo 64enne che si nascondeva dietro il profilo della giovane, ha riportato violentemente a galla il tema delle false identità e dei rischi che si nascondono dietro le relazioni che nascono via social.

Il fenomeno dei cosiddetti ‘Catfish’, persone che creano una falsa identità online per coinvolgere altre persone in relazioni o trarle in inganno per estorcere denaro, è sempre più diffuso. Solo su Facebook si stima si stima che 87 milioni di profili siano falsi. Cosa spinge queste persone a creare una falsa identità e, soprattutto, a instaurare e mantenere relazioni affettive e amicali nascondendosi dietro un altra persona?

Cosa e chi si nasconde dietro una falsa identità

Il primo aspetto da approfondire è quello piscologico. Per farlo abbiamo chiesto aiuto ad Andrea Sales, psicoterapeuta e docente di Psicologia all’Università di Padova.

“Bisogna partire dal concetto che noi costruiamo tutti i giorni delle identità diverse, non ne abbiamo una sola. A seconda delle persone con cui parliamo, agli obiettivi che abbiamo, costruiamo identità diverse, cambiandole costantemente in base all’interlocutore”, ci spiega Sales.

“Fino a quando tutto resta nella normalità e non arreca danno ad altri va bene. Nel momento in cui si costruisce una identità con finalità precise e malevole vuol dire che sono presenti degli aspetti di grave insicurezza in chi lo fa. 

Spesso -continua Sales- con una identità ‘altra’ da noi riusciamo a dire e fare cose che non riusciamo a fare nella vita di tutti i giorni. Ovviamente questo evidenzia grossi limiti. Se uno ha una buona consapevolezza di sé riesce a dire le cose che pensa. Purtroppo non tutti sono in grado di esprimere se stessi e dire le cose come stanno. Con l’identità digitale queste persone riescono ad agire quello che prima erano in grado solo di pensare”.

Entrando più a fondo nel caso specifico di cronaca che ha avuto un epilogo drammatico per entrambe le persone coinvolte, sia il 24enne vittima della truffa d’identità sia l’uomo che lo aveva coinvolto in una relazione fittizia, lo psicoterapeuta Sales evidenzia: “Il giovane di 24 anni, un ragazzo descritto con pochi amici e poca vita sociale, ha cercato su Instagram il mondo da lui desiderato, quello di cui aveva bisogno. Il suo suicidio può rappresentare una scelta dettata dalla sofferenza generata dalla delusione, ancora più grande perché il rapporto era frutto di un’illusione. Si era illuso che dietro quel profilo ci fosse una bellissima ragazza e che avesse scelto proprio lui. 

Per quanto riguarda il 64enne artefice dell’inganno -ci spiega ancora Sales- la situazione è più complessa. Lui, da quanto si è appreso, aveva diversi profili falsi, quello di costruire identità fittizie era il suo modo per dire le cose come avrebbe voluto, per mostrarsi come avrebbe desiderato. E’ chiaro in lui il bisogno di esprimere qualcosa che socialmente era forzato a contenere, anche per il tipo di realtà provinciale in cui viveva. Dopo il suicidio della sua giovane vittima e l’esplosione mediatica presumibilmente è subentrata la vergogna; ha avuto bisogno di dire ‘non è colpa mia’, di non essere giudicato o ritenuto responsabile”.

 

Il mondo virtuale pixabay
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La ‘pesca’ nella rete per attrarre in trappola i più fragili

La conferma dell’ampiezza del fenomeno dei falsi profili social arriva anche da Stefano Epifani, docente di Innovazione all'Università La Sapienza e presidente del Digital Transformation Institute. 

“I creatori di falsi profili sui social sono persone molto attive -ci dice. Contattano centinaia di persone, poi, tra quelle che ‘abboccano’, ne scelgono una decina per andare avanti con il loro inganno. Ci sono ricerche-continua Epifani- che dicono che un giovane su 5, nella sua esistenza online, viene a contatto con profili Fake, spesso con conseguenze negative per la loro sicurezza”.

In realtà, ci spiega Epifani, sono i giovani e gli  anziani le categorie più a rischio di essere attratte nella trappola dei male intenzionati che si nascondono dietro le finte identità digitali, perché sono spesso i più soli e i più fragili, oppure le persone che non riescono a gestire un passaggio rapido verso la realtà fisica. 

“Oggi è frequentissimo fare conoscenze online, ma è difficile traghettarle rapidamente nella realtà. Per esempio è molto diffusa la truffa sentimentale tra gli anziani, mentre per quanto riguarda i giovani prevalgono le truffe di tipo ‘Revenge porn’ (ricatto su immagini o video intimi) o relazioni in cui il ‘carnefice’ spinge la vittima a fare cose che normalmente non farebbe.

In una relazione digitale è molto facile che le persone vedano nell’altro quello che vogliono vedere, c’è un coefficiente di scostamento dal reale che progredisce. C’è una fortissima dimensione proiettiva e inoltre aumenta la funzione di filtro del canale di comunicazione che si utilizza. Figuriamoci se uno dei due ha intenti truffaldini. C’è un grosso elemento di idealizzazione dell’altro e quando questa proiezione diventa strutturale il quadro è totalmente dispotico”.

Ovviamente Epifani ci ricorda che siamo noi stessi a lasciare tracce evidenti della nostra vita proprio sui social media che utilizziamo e questi dati sono sfruttati al meglio da chi vuole ingannarci. E su come accorgersi se chi ci chiede amicizia è un fake ci dà alcuni consigli basici anche per chi è digiuno di conoscenze digitali: “Prima di tutto dobbiamo verificare le foto messe sul profilo. Se sono foto troppo belle, o se vengono cambiate spesso dobbiamo già insospettirci. Poi, inserendole su Google in ‘ricerca immagini’, potremo verificare se sono state già utilizzate da altri. La stessa cosa si può fare con il nome della persona che ci contatta, a cui dovrebbe corrispondere un profilo su altri social o dei dati personali. Sospettiamo anche nel caso in cui non ci siano amici in comune che giustifichino il contatto o quando la persona sia totalmente contraria ad avere una relazione più diretta. Dobbiamo ricordare sempre-conclude Epifani- che siamo in una sorta di piazza in cui ognuno agisce come vuole”.

Profili Fake e reati: cosa rischia chi usa una falsa identità

Con alcuni escamotage abbastanza facili possiamo dunque cercare di capire se la persona che ci contatta è vera o siamo di fronte a un inganno, ma come si configura questa condotta ingannevole dal punto di vista della legge? Abbiamo rivolto la domanda al commissario Roberto Giuli, responabile della sezione operativa della Polizia Postale.

“Il codice penale prevede un reato di sostituzione di persona (articolo 494 del Codice Penale). Questo, però, è nato in una situazione ben diversa da quella che viviamo oggi. Si riferiva alla sostituzione della persona fisica a scopo di azioni truffaldine. Con internet oggi chiunque può essere chiunque. E’ sufficiente rubare una foto per sostituirsi a qualcun altro, per fare qualcosa che non è legale”. 

“Di base -ci dice Giuli-la scelta di creare un profilo Fake è sempre finalizzata a creare dei vantaggi economici o relazionali e già il fatto che io utilizzi una foto e un profilo di altri è un reato. A questo si aggiungono i reati che vengono messi in atto con l’identità falsa. I più frequenti sono: la sex extorsion (chatto con una persona -spesso uomo- dopo un breve scambio di messaggi c’è una videochiamata compromettente a cui segue la richiesta di soldi); la romance scam (la truffa romantica, mi fingo qualcun altro per farti innamorare e poi ti chiedo soldi).

Ma oggi il risvolto digitale c’è in tutte le truffe. Basti pensare a quelle che riguardano l’accesso ai conti bancari attraverso smartphone o quelle sui finti investimenti in cui si utilizzano impropriamente volti noti dello spettacolo. Per correre meno rischi è bene rendere il nostro profilo privato, non postare foto a cui tutti possono accedere che tradiscono il nostro stile di vita. Diffidare poi da chi ci chiede amicizia e si presenta come follemente innamorato e, soprattutto, porsi sempre una semplice domanda: non è strano che lo stia chiedendo proprio a me”?