Nella giornata contro la violenza sulle donne

Femmincidio, la mamma di una vittima: “La giustizia italiana dimentica le donne che vengono uccise”

Letizia Marcantonio ha perso la figlia Rossana Jane Wade quando aveva 19 anni, uccisa il 2 marzo 1991 dall’allora fidanzato

Femmincidio, la mamma di una vittima: “La giustizia italiana dimentica le donne che vengono uccise”
@Letizia Marcantonio
Rossana Jane Wade, vittima di femminicidio

“Il dolore non passa, non può trasformarsi. Il tempo si è fermato”.

Sono le prime parole che Letizia Marcantonio, 79 anni, mamma di Rossana Jane Wade uccisa il 1 marzo del 1991 dal fidanzato, ci dice quando la raggiungiamo al telefono in questa giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Una giornata di impegni per Letizia che a 79 anni ancora si spende con forza per promuovere una cultura e una giustizia migliori, che tutelino di più le donne vittime di violenza. Stasera a Fiorenzuola (Piacenza) la cittadina dove vive, parteciperà a un incontro al Comune per onorare, ancora una volta, la memoria di sua figlia.

“Rossana aveva 19 anni e voleva fare la poliziotta, e doveva iniziare a breve il corso di preparazione al concorso. Era convinta che quella doveva essere la sua strada e, probabilmente, è stata questa la ragione della sua fine”, ci racconta iniziando a ripercorrere l’ultimo periodo della vita della ragazza.

“Il suo fidanzato era un prepotente, geloso, estremamente possessivo; legato presumibilmente a un brutto giro; Rossana poteva diventare un ostacolo con la sua passione per la legge e la sua voglia di entrare in Polizia”.

Rossana Jane Wade fu assassinata il 1 marzo del 1991, era un venerdì sera. 

“Ricordo ancora tutto, ho 79 anni e non dimentico nulla”, esordisce Letizia nel ripercorrere gli ultimi momenti della vita della figlia. 

“In quel periodo viveva a casa di mio marito ad Alseno, eravamo già separati, e quella sera era di turno al bar del circolo anziani dove lavorava fino a mezzanotte. La mattina alle sei il mio ex marito si era trovato davanti casa il fidanzato di Rossana e si stupì; lui gli disse che aveva vagato in giro tutta la notte. Secondo me stava già progettando tutto -continua Letizia-. Ha spettato che mia figlia finisse il turno di notte fuori dal circolo anziani. Poi insieme, dopo aver mangiato una pizza, lui e Rossana sono rientrati ad Alseno. La mattina del 2 marzo hanno trovato mia figlia morta all’interno di un casello ferroviario, sulla strada che da Chiaravalle di Alseno porta a Fiorenzuola”.

“Io ero andata a fare la spesa - continua ancora Letizia - e quando sono rientrata la vicina mi ha detto che era venuta la polizia. Sono andata a fare il riconoscimento, è stata strangolata. Hanno ritrovato nelle tasche del fidanzato lo scontrino della pizzeria, la cena l’aveva pagata Rossana”.

“La giustizia dimentica le donne uccise”

Oltre che con il dolore immenso, Letizia deve fare i conti tutti i giorni con il sentimento di rabbia per l’iter giudiziario già concluso dell’uomo condannato per la morte di sua figlia. “Il 1 marzo saranno 32 anni che Rossana è morta. Lui condannato a Piacenza a 32 anni ne ha scontati solo 12. In più è uscito dal carcere con una laurea in ingegneria. Oggi ha la sua vita. Mia figlia non ha vissuto nulla! Le vittime sono dimenticate. Non lo posso perdonare”.

Sul fronte dell’indennizzo Letizia, orfana di figlia, rappresenta un ‘leading case’. Con il suo avvocato Claudio Defilippi, esperto di reati violenti, ha ottenuto un indennizzo di 100 mila euro, cifra superiore al tetto di 60 mila fissato dalla legge italiana per i figli o parenti stretti di vittime uccise da un partner o da un ex.

Sul fronte del risarcimento invece, nulla è stato corrisposto a Letizia e agli altri suoi due figli, fratelli di Rossana. “Lui doveva pagare 250 milioni di lire a testa a me e mio marito e 150 milioni di lire ai miei due figli, dove sono finiti”?

Legge Avvocato Giustizia Giudice pixabay
Legge Avvocato Giustizia Giudice

La tutela delle donne e gli indennizzi inadeguati

“Il tema degli indennizzi ai parenti delle vittime è il punto debole della legislazione italiana”, ci tiene a dire proprio l’avvocato di Letizia e di tanti altri orfani di femminicidio, Claudio Defilippi del foro di Milano: “In Italia l’importo fissato per legge come indennizzo ai figli o ai parenti stretti della vittima di omicidio commesso da un partner è di 60 mila euro -ci spiega. In realtà sono 50 mila se la persona non è convivente, 10 mila aggiuntivi se si tratta di parente stretto convivente. Una cifra incongrua. Non si può considerare una cifra forfettaria per un omicidio. Lo Stato poi risarcisce i morti dal 2005 in poi. Questo è assurdo”!!

A indicare la strada è stata la direttiva europea 80 del 2004, ma i Paesi europei vanno ognuno per proprio conto. La Grecia è il fanalino di coda negli indennizzi agli orfani di femminicidio, ma l’Italia arriva subito dopo con i 60 mila euro. 

“Germania e Francia -ci dice Defilippi- sono i Paesi che indennizzano cifre altissime: 1 milione e mezzo la Germania e circa 1 milione lo Stato francese. Anche la Spagna indennizza cifre alte, si parla di 300-400 mila euro. Si tratta quasi di un risarcimento, come se lo Stato si sentisse responsabile”.

“Fortunatamente -sottolinea ancora l’avvocato- di recente in Italia ci sono state alcune sentenze in cui l’indennizzo riconosciuto agli orfani di parenti uccisi dal partner è stato molto più alto. In un caso si è andati ancora più avanti, parlando di vittime da risarcire, non da indennizzare. Cambia la situazione si parla di risarcimento e non di indennizzo. Questo significa che la norma va rivista”. 

Dunque l’intervento legislativo, secondo l’avvocato Defilippi, non è necessario solo nell’aumento degli indennizzi, ma deve puntare a un cambiamento della legislazione per quanto riguarda i risarcimenti dei colpevoli ai parenti delle vittime.

La giustizia italiana è carente nella tutela delle vittime in caso di delitti di sangue.  Dare la possibilità di avere il rito abbreviato o uno sconto di pena a chi non ha risarcito minimamente i parenti delle vittime è uno sbaglio. In Germania se si chiede lo sconto di pena per il condannato questo deve dimostrare che ha intenzione di provvedere al risarcimento. La legislazione tedesca permette di ottenere il rito abbreviato concedendo a chi deve scontare la pena di indebitarsi con la garanzia dello Stato, anche a chi non ha nulla. E’ una politica diversa che non permette di ‘illudere’ le vittime e i parenti orfani”.

L’avvocato ricorda infatti che in Italia spesso i parenti delle vittime si trovano a dover pagare anche le spese legali, mentre chi uccide si disfa spesso del proprio patrimonio prima o subito dopo aver commesso l’omicidio, in modo da risultare nullatenente di fronte allo Stato.

“A mio parere bisognerebbe sequestrare subito il patrimonio di chi uccide, ci vorrebbero il sequestro e la confisca immediata dei beni, anche per chi è sotto indagine in attesa di condanna definitiva”, conclude Defilippi. “La legge penale non è adeguata, ci vuole una maggiore sensibilità, ma anche un cambiamento culturale. Un po’ di colpa ce l’hanno anche i media. Quando si parla di vittime si interessano al caso umano, ma non informano a fondo per cambiare le cose. Se le persone non sanno nemmeno che esiste la norma sui reati violenti come fanno a esercitare i loro diritti”?