Bruxelles

Ue: Ministro dell'interno, Pasdaran e Tv di Stato nuovi sanzionati per le violenze in Iran

Le misure adottate dal Consiglio Affari Esteri erano state anticipate da Borrell questa mattina a Teheran che aveva risposto: "Sanzioni sono carte bruciate"

Ue: Ministro dell'interno, Pasdaran e Tv di Stato nuovi sanzionati per le violenze in Iran
LaPresse
Protesta contro la morte di Mahsa Amini in Iran, a Roma

29 iraniani aggiunti nella lista dei sanzionati Ue, frutto del Consiglio Affari esteri di oggi a Bruxelles. Tra loro figurano i responsabili delle gravi violenze documentate durante la repressione della protesta antivelo che da due mesi scuote il paese davanti agli occhi del mondo.  

Quattro membri della squadra che ha arrestato arbitrariamente Mahsa Amini, i capi provinciali delle forze dell'ordine iraniane (Lef) e del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc, noti come pasdaran), nonchè il generale di brigata Kiyumars Heidari, il comandante delle Forze di terra dell'esercito iraniano, per il loro ruolo nella brutale repressione delle recenti proteste. 

Inoltre, l'Ue ha designato l'emittente televisiva di Stato iraniana, Press Tv, responsabile della produzione e della trasmissione delle confessioni forzate dei detenuti. Nella lista ci sono anche Vahid Mohammad Naser Majid, il capo della polizia informatica iraniana per la sua responsabilità nell'arrestare arbitrariamente persone per aver espresso critiche online al regime iraniano; il ministro dell'Interno iraniano, Ahmad Vahidi, che è anche responsabile delle forze dell'ordine, che hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani.

Lo spiega il Consiglio Ue in una nota nella quale chiarisce che l'Unione Europea e gli Stati membri "condannano il continuo uso diffuso e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici", che è "ingiustificato e inaccettabile". L'Ue esorta l'Iran a "fermare immediatamente la violenta repressione contro i manifestanti pacifici, a liberare i detenuti e a garantire il libero flusso di informazioni, incluso l'accesso a Internet".  Inoltre, l'Ue esorta Teheran a "chiarire il numero di morti e arrestati". Anche l'uccisione di Mahsa Amini "deve essere indagata in modo indipendente e trasparente e ogni responsabile della sua morte deve risponderne". 

Le misure imposte oggi consistono in un divieto di viaggio e un congelamento dei beni. Inoltre, ai cittadini e alle imprese dell'Ue è fatto divieto di mettere fondi a disposizione delle persone fisiche e giuridiche quotate. Le sanzioni comprendono infine il divieto di esportazione in Iran di apparecchiature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e di apparecchiature per il monitoraggio delle telecomunicazioni. Le sanzioni riguardano ora un totale di 126 persone e 11 entità iraniane.

"Consigliamo agli Stati europei di evitare di utilizzare i diritti umani come strumento e agire nel quadro della diplomazia, poichè le sanzioni sono le carte bruciate che non funzionano in questo paese", aveva risposto il portavoce del ministero degli esteri Nasser Kanani in vista del Conisiglio Affari esteri di stamani. "Non gli permetteremo di interferire e daremo una risposta adeguata e necessaria", aveva sottolineato e che "pochi paesi hanno fatto ricorso ad approcci politici" sulle recenti proteste in Iran, dopo la morte di Mahsa Amini.  In mattinata era stato l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell ad annunciare le nuove misure: "Un nuovo pacchetto di sanzioni contro i responsabili per la repressione dei manifestanti. Ho parlato con il ministro iraniano di questo, dell'accordo sul nucleare, del sostegno militare alla Russia che deve essere fermato". 

Solo ieri la notizia di una telefonata tra il presidente iraniano Ebrahim Raisi e quello russo Vladimir Putin per sancire un rafforzamento della cooperazione tra i due paesi.

Un gruppo di Pasdaran della Guardia della rivoluzione iraniana gettyimages
Un gruppo di Pasdaran della Guardia della rivoluzione iraniana

Secondo Iran Human Rights sono 326 i morti delle proteste di cui 43 bambini e 25 donne. I manifestanti arrestati sono 15000 da quando due mesi fa è cominciata la protesta innescata dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne curda morta in custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente l'hijab obbligatorio. Tra gli arrestati, detenuti per lo più nella famigerata prigione di Evin, sarebbero almeno 2000 quelli che attendono un processo, accusati di essere “nemici di Dio” e di fare “guerra contro Dio”, reati che in Iran portano fino alla pena capitale. L'annuncio ufficiale di una prima condanna a morte è arrivato ieri da parte della magistratura iraniana, ma ci sono anche altre sentenze di condanna già emesse. 

"Riguardo ai cittadini stranieri detenuti in Iran in relazione ai disordini, prove e spiegazioni sono state fornite ai Paesi interessati" attraverso canali diplomatici, ha detto Kanani ai giornalisti a Teheran. Il portavoce non ha specificato la loro nazionalità, ma all'inizio di ottobre le autorità iraniane avevano annunciato l'arresto di nove stranieri. Tra essi vi era anche l'italiana Alessia Piperno. In alcuni casi, "abbiamo inviato denunce alle ambasciate o convocato gli ambasciatori di questi Stati, fornendo loro prove e chiedendo una risposta ufficiale", ha affermato Kanani. Nelle ultime settimane sono stati convocati diversi ambasciatori a Teheran, tra cui quello tedesco, britannico e francese. 

Intanto continano gli scontri sul territorio. Una fonte militare iraniana ha confermato attacchi con "missili e droni" contro gruppi di opposizione curda nel Kurdistan iracheno, considerata la regione etnica più pericolosa dagli ayatollah.

Si tratta, secondo l'agenzia iraniana Irna, del secondo attacco missilistico e di droni delle forze delle guardie rivoluzionarie iraniane contro il quartier generale dei gruppi curdi, definiti "terroristici e settari" da Teheran, nel nord dell'Iraq. Il primo attacco recente è avvenuto a fine settembre. Secondo Hamzeh Seyyed ul-Shohada delle guardie iraniane, durante le recenti proteste per la morte di Mahsa Amini, oltre 100 membri dei gruppi curdi del partito democratico del Kurdistan e di Komala sono stati arrestati nell'Iran occidentale.

Secondo le autorità locali, nell'attacco si registra almeno un morto e i feriti sarebbero otto. "Cinque missili iraniani hanno colpito un edificio utilizzato dal partito democratico curdo di Iran", ha detto all'Afp Tariq al-Haidari sindaco di Koysanjaq.