Gli appelli a fermare la violenza

Iran, la nipote di Khamenei: "Regime assassino". L'Unicef: "50 bambini morti, basta violenze"

Ore d'ansia per il rapper Tomaj Solehi, già condannato a morte ora rischia la vita. Liberata invece, su cauzione, l'attrice Hengameh Ghaziani. L'appello di oltre 6.000 artisti: "Fermate la repressione"

Teheran è "omicida e sterminatore di bambini". Con queste parole Farideh Moradkhani, nipote della guida suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei, denuncia e condanna la Repubblica islamica a guida sciita. Farideh da anni è nota come attivista per i diritti umani. A 10 settimane dall'inizio della rivolta antigovernativa in nome di Mahsa Amini, le sue parole risuonano più che mai importanti. 

Il suo appello è stato lanciato affinché “i governi stranieri taglino tutti i legami con Teheran”. Un appello contenuto in un video pubblicato online due giorni dopo il suo arresto, avvenuto mercoledì scorso a Teheran “dopo essere andata in procura a seguito di una convocazione”, ha detto il fratello Mahmoud che vive in Francia e ha caricato il video su YouTube.

Il video arriva mentre anche l'Unicef condanna e chiede di fermare subito "le violenze che hanno causato la morte di oltre 50 bambini e il ferimento di molti altri durante i disordini di piazza in Iran". L'organizzazione delle Nazioni Unite è "inoltre profondamente preoccupata per le continue incursioni e perquisizioni condotte nelle scuole che invece dovrebbero essere luoghi sicuri per i bambini" e fa sapere di aver "comunicato direttamente la propria preoccupazione alle autorità iraniane".

Il conteggio del massacro arriva anche dall'ong Human Rights Activists secondo cui il numero dei bambini uccisi, poco più che minori, arriva quasi a 60. In particolare, 45 ragazzi e 12 ragazze sotto i 18 anni. Il pensiero va al piccolo Kian Pirfalak morto a 9 anni in mezzo al fuoco incrociato dei pasdaran mentre era in macchina con i genitori. La sua storia ha commosso tutto il paese, acuendo rabbia e frustrazione nei confronti del regime.

Nel video Farideh Moradkhani, di professione ingegnere, condanna la "chiara ed evidente oppressione" a cui sono sottoposti gli iraniani e critica l'inerzia della comunità internazionale. "Questo regime non è fedele a nessuno dei suoi principi religiosi e non conosce alcuna legge o regola tranne la forza e il mantenimento del suo potere a ogni costo", denuncia, aggiungendo che le sanzioni imposte sono "ridicole" e gli iraniani sono stati lasciati "soli" nella loro lotta per la libertà. 

Kian Pirfalak twitter/Injaneb96
Kian Pirfalak

Vi è poi un altro appello lanciato da circa 6.000, artisti iraniani che chiedono il boicottaggio internazionale delle istituzioni culturali gestite dalla Repubblica islamica. Artisti, scrittori, cineasti e accademici che vivono nella diaspora, dentro e fuori il Paese, chiedono il rispetto dei diritti umani nella gestione della protesta in nome di Mahsa Amini.  

Gli artisti condannano la "repressione di Stato sempre più brutale, violenta e mortale" contro i manifestanti antigovernativi, donne, studenti, uomini, in cui si stima che siano state uccise oltre 400 persone e arrestate 18.000. Una frangia cospicua di 223 parlamentari ha chiesto alla magistratura di avviare processi mirati in cui si evidenzia per i ribelli, il reato di “fare guerra contro Dio” e quello di essere considerato “nemico di Dio” reati che possono portare anche alla pena di morte. Sono già 6 le condanne a morte ufficiali, tra queste vi è quella contro il noto rapper Tomaj Salehi molto amato dai giovani e non solo: "Noi siamo i morti che non vogliono morire", aveva cantato schierandosi contro il governo a favore della protesta. Sul suo account ufficiale di Instagram l'appello a richiamare l'attenzione su un processo avvenuto a porte chiuse.

E' andata, invece, meglio a Hengameh Ghaziani. La celebre attrice 52enne era stata arrestata il 20 novembre scorso per aver sostenuto il movimento di protesta nel Paese. Secondo le agenzie ufficiali, le autorità iraniane l'hanno rilasciata su cauzione. Ghanziani aveva postato sul suo Instagram un video girato in una strada di Teheran in cui si mostra a capo scoperto, davanti alla telecamera senza parlare, e dopo pochi secondi si gira e fa una coda di cavallo ai capelli, come fanno le altre donne, prima di andare a manifestare. Rilasciata anche la star del calcio curdo ex giocatore della nazionale Voria Ghafouri, arrestato giovedì per "propaganda contro lo Stato" e il noto blogger dissidente, prigioniero politico Hossein Ronaghi che era stato in sciopero della fame per giorni. 

Secondo il governo le "rivolte sono incoraggiate dai nemici dell'Iran" come Stati Uniti e Israele. Oggi Teheran ha convocato l'ambasciatore tedesco nella Capitale dopo che la Germania ha avviato una risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che istituisce una commissione internazionale d'inchiesta sulla repressione delle proteste, consiglio definito “politicizzato” dal Ministero degli Esteri iraniano che, minaccia "non coopererà con alcun meccanismo definito sulla base di questa risoluzione".