La protesta del velo

Donna, Vita, Libertà. L'attrice Taraneh Alidoosti posa senza velo con la scritta in curdo

L'attrice, una delle più note in Iran, decide di sfidare il regime, postando sui social un'immagine senza il velo e un cartello con la scritta in lingua curda "Jin, Jiyan, Azadi" slogan/manifesto della rivolta del velo giunta a oltre 50 giorni

Donna, Vita, Libertà. L'attrice Taraneh Alidoosti posa senza velo con la scritta in curdo
instagram @taraneh_alidoosti
Taraneh Alidoosti nella foto senza velo

Donna, Vita, Libertà lo slogan/manifesto della rivolta del velo iraniana mostrata ancora con coraggio al mondo. Questa volta è la celebre attrice Taraneh Alidoosti, una delle più note attrici iraniane a postare sui social un'immagine senza il velo e un cartello con la scritta in lingua curda "Jin, Jiyan, Azadi", appunto Donna, Vita, Libertà, sfidando apertamente il regime.

Come centinaia di migliaia di cittadine iraniane prima di lei e alcune altlete come Elnaz Rekabi, Alidoosti decide così di metterci la faccia. La sfida arriva dopo otto settimane di proteste seguite alla morte della 22enne di origini curde Mahsa Amini mentre era in custodia della famigerata polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. Prima di lei un'altra attrice, Motamed Arya, molto seguita in Iran aveva postato un video disperato in cui chiedeva di fermare la violenta repressione.

La protagonista di The Salesman di Asghar Farhad premiato con l'Oscar nel 2017 giorni fa su Instagram aveva giurato che sarebbe rimasta in patria a "qualsiasi prezzo", affermando di voler smettere di lavorare per sostenere invece le famiglie di coloro che sono stati uccisi o arrestati nella repressione delle proteste. Oltre 300 le vittime della repressione caduti sotto i colpi dei manganelli della Guardia della rivoluzione, quella parte dell'esercito iraniano incaricata di proteggere i dettami religiosi, da quando gli Ayatollah hanno preso il potere nel 1979. Almeno in 15000 sarebbero in carcere, con la magistratura di regime che ora promette processi sommari ai “nemici di Dio”, cosa ritenuta reato nel Paese e che può significare essere condannati alla pena di morte.

"Sono io che rimango qui e non ho alcuna intenzione di andarmene", ha dichiarato l'eroina, negando di avere un passaporto o una residenza all'estero. "Resterò, smetterò di lavorare. Sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise. Sarò il loro avvocato", ha detto. "Combatterò per la mia casa. Pagherò qualsiasi prezzo per difendere i miei diritti e, soprattutto, credo in ciò che stiamo costruendo insieme oggi", ha aggiunto. L'attrice è una presenza di spicco sulla scena cinematografica iraniana fin dall'adolescenza e ha recitato anche nell'acclamato film del regista Saeed Roustayi "I fratelli di Leila", presentato al Festival di Cannes di quest'anno. 

Taraneh Alidoosti Getty
Taraneh Alidoosti

Sono io che rimango qui e non ho alcuna intenzione di andarmene, resterò, smetterò di lavorare. Sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise. Sarò il loro avvocato. Combatterò per la mia casa. Pagherò qualsiasi prezzo per difendere i miei diritti e , soprattutto, credo in ciò che stiamo costruendo insieme oggi

Taraneh Alidoosti

Ci mette la faccia, sempre attraverso i social, anche la documentarista Sepideh Abthai. “Questa sono io, Sepideh Abtahi, umana, donna, cittadina. Sostenitrice dei diritti delle donne, dei diritti dei bambini, dei diritti della natura, documentarista e indipendente" scrive su Twitter. "Una cittadina residente dell'Iran, la terra che adoro. Abitante del mondo. Sono accanto al popolo iraniano e simpatizzo con la mia patria, con la gente, con il lutto. Rimarrò triste fino al giorno della causa. Per il giorno della libertà. Per il sangue delle belle martiri della via della libertà”.