Ue e richiedenti asilo

Italia, Grecia, Malta, Cipro: "Poche ricollocazioni", navi ong "fuori dalle regole"

La dichiarazione congiunta dei ministeri competenti dei 4 paesi mediterranei, diffusa 48 ore prima del Consiglio Esteri a Bruxelles. Berlino offre una sponda per una mediazione tra Meloni e Macron. L'Ue lavora a un vertice dei ministri dell'Interno

Italia, Grecia, Malta, Cipro: "Poche ricollocazioni", navi ong "fuori dalle regole"
Marco Alpozzi - LaPresse
Foto di repertorio

Una dichiarazione congiunta dei ministri dell’interno di Italia, Malta e Cipro e del ministro della migrazione e dell’asilo della Grecia irrompe nel dibattito europeo su salvataggi in mare e ricollocamenti dei richiedenti asilo, apertasi con lo sbarco ieri a Tolone dalla nave Ocean Viking di 230 migranti salvati nel Canale di Sicilia. 

Una mossa che influirà inevitabilmente su quanto sarà discusso sia nel Consiglio dei ministri degli esteri Ue in calendario lunedì a Bruxelles, per il quale Roma aveva già chiesto di mettere le politiche sulle migrazioni all'ordine del giorno, sia a margine del G20 di Bali della settimana prossima, se sarà confermato l'incontro tra la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Una ricomposizione della crisi apertasi tra Italia e Francia è necessaria per entrambe le cancellerie, nei cui ragionamenti non possono non pesare gli intensi rapporti commerciali ed economici tra i due versanti delle Alpi e i delicatissimi dossier europei su tetto a prezzo del gas e Patto di stabilità. Tra Roma e Parigi a cercare un ruolo di mediazione è anche la Commissione europea. La vice presidente Margaritis Schinas, ha detto di avere in cantiere "un piano d'emergenza" e ha chiesto una riunione straordinaria dei ministri degli Interni, prima del Consiglio europeo di dicembre. Nella serata di sabato l'idea di questo vertice si è fatta concreta, potrebbe tenersi negli ultimi giorni di novembre e deve essere convocato dalla presidenza ceca del semestre. Si deciderà nei prossimi giorni.

La dichiarazione di Italia, Malta, Cipro e Grecia

I quattro paesi “di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale”, mettono nero su bianco di “sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell'Ue.”

“Abbiamo sempre sostenuto con forza - proseguono - la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. Dopo l'accordo sulla ricollocazione siglato lo scorso 10 giugno a Bruxelles, “il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza".

Si legge ancora nella dichiarazione: "In attesa di un accordo su un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente, non possiamo sottoscrivere l'idea che i paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti. Ribadiamo la nostra posizione sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera. Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo, anche garantendo che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili, e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali. Chiediamo alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione". 

La possibile sponda tedesca

"Sicurezza, controllo delle frontiere e contrasto al traffico di esseri umani". Su questi temi “i paesi europei devono agire in nome della solidarietà”. Questa la posizione espressa dal ministero degli Esteri Antonio Tajani dopo aver ricevuto ieri alla Farnesina Manfred Weber, presidente tedesco del Partito popolare europeo. Al termine del colloquio Tajani ha twittato:  ”Lavoriamo insieme per una soluzione europea alla questione migratoria". Ed è proprio da Berlino che, prima delle dichiarazione congiunta dei quattro paesi mediterranei, sembrava potesse arrivare una sponda per superare la crisi tra Roma e Parigi.

Un invito che, almeno finora, non ha comunque attecchito particolarmente tra i 27. In particolare, un portavoce del ministero degli Esteri tedesco ha affermato all'Ansa che "continueremo ad attenerci al meccanismo di solidarietà nei confronti del paesi che permettono l'approdo di migranti salvati in mare. Questo vale espressamente anche per l'Italia, che ha permesso lo sbarco di tre navi. Andremo avanti nel nostro sostegno fino a quando l'Italia terrà fede alla sua responsabilità per l'accoglienza dei migranti salvati dal mare".

La Ocean Viking ha lasciato Tolone

La nave umanitaria Ocean Viking ha intanto lasciato oggi il porto militare di Tolone, nel sud della Francia e attualmente si trova nel vicino porto di La Seyne-sur-Mer, secondo quanto reso noto dalla prefettura locale. Ci resterà alcune settimane per uno scalo tecnico prima di ripartire diretta al largo della Libia per riprendere le sue operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. "Non stiamo compiendo nulla di sbagliato, secondo le leggi internazionali", ha ribadito il presidente di SOS Méditerranée Alessandro Porro. "Aspettiamo le decisioni dell'Europa su quanto sta succedendo", ha aggiunto.

Quanto ai 234 migranti sbarcati, 189 (fra cui 24 donne e 13 minorenni) sono ormai nel centro per colonie di lavoratori nella penisola di Giens, a una ventina di chilometri da Tolone, trasformato da ieri in "zona di attesa internazionale". Tale zona è in realtà un territorio internazionale creato ad hoc affinché i migranti non si trovino sul territorio francese fin quando non saranno esaminate e giudicate le loro richieste di asilo. Tutti hanno fatto sapere di voler presentare la domanda.