"Assistiamo con preoccupazione alla crescita, su larga scala, dell'indifferenza e del sospetto reciproco, al dilatarsi di rivalità e contrapposizioni che si speravano superate, a populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti". Il Papa, nel suo intervento in Bahrein davanti alle Autorità mette a fuoco quello che più lo preoccupa. "Nonostante il progresso e tante conquiste civili e scientifiche, la distanza culturale tra le varie parti del mondo - osserva Francesco- aumenta, e alle benefiche opportunità di incontro si antepongono scellerati atteggiamenti di scontro".
"Preparandomi a questo viaggio, - dice - sono venuto a conoscenza di un "emblema di vitalità" che caratterizza il Paese. Mi riferisco al cosiddetto "albero della vita" (Shajarat-al-Hayat), al quale vorrei ispirarmi per condividere alcuni pensieri. Si tratta di una maestosa acacia, che sopravvive da secoli in un'area desertica, dove le piogge sono molto scarse. Sembra impossibile che un albero tanto longevo resista e prosperi in tali condizioni. Secondo molti, il segreto sta nelle radici, che si estendono per decine di metri sotto il suolo, attingendo a depositi sotterranei d'acqua. Le radici, dunque: il Regno del Bahrein è impegnato nella ricerca e nella valorizzazione del suo passato, il quale racconta di una terra estremamente antica, alla quale, già millenni fa, le genti accorrevano, attirate dalla sua bellezza, data in particolare dalle abbondanti sorgenti di acque dolci che le diedero la fama di essere paradisiaca: l'antico regno di Dilmun era detto "terra dei vivi". Risalendo le vaste radici del tempo - ben 4.500 anni di ininterrotta presenza umana - emerge come la posizione geografica, la propensione e le capacità commerciali della gente, nonché certe vicende storiche, abbiano dato al Bahrein l'opportunità di plasmarsi quale crocevia di mutuo arricchimento tra i popoli. Un aspetto, dunque, risalta da questa terra: essa è sempre stata luogo di incontro tra popolazioni diverse".

Pensiamo "all’albero della vita, il vostro simbolo, e negli aridi deserti della convivenza umana distribuiamo l’acqua della fraternità: non lasciamo evaporare la possibilità dell’incontro tra civiltà, religioni e culture, non permettiamo che secchino le radici dell’umano. Lavoriamo insieme, lavoriamo per l’insieme, per la speranza". Così Papa Francesco giunto in Bahrein per il suo 39mo viaggio apostolico internazionale nel corso del suo discorso ufficiale di fronte alle autorita del luogo. Appena arrivato il Pontefice è stato accolto da Sua Maestà il Re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa e dal Principe ereditario e Primo Ministro. "Sono qui, nella terra dell’albero della vita, come seminatore di pace, per vivere giorni di incontro, per partecipare a un Forum di dialogo tra Oriente e Occidente per la pacifica convivenza umana. Ringrazio da ora i compagni di viaggio, in modo speciale i Rappresentanti religiosi. Questi giorni segnano una tappa preziosa nel percorso di amicizia intensificatosi negli ultimi anni con vari capi religiosi islamici: un cammino fraterno che, sotto lo sguardo del Cielo, vuole favorire la pace in Terra", conclude
"Una diversità non omologante, ma includente, - scandisce Francesco- rappresenta il tesoro di ogni Paese veramente evoluto. E su queste isole si ammira una società composita, multietnica e multireligiosa, capace di superare il pericolo dell'isolamento. E tanto importante nel nostro tempo, in cui il ripiegamento esclusivo su sé stessi e sui propri interessi impedisce di cogliere l'importanza irrinunciabile dell'insieme. Invece, i molti gruppi nazionali, etnici e religiosi qui coesistenti testimoniano che si può e si deve convivere nel nostro mondo, diventato da decenni un villaggio globale nel quale, data per scontata la globalizzazione, è ancora per molti versi sconosciuto "lo spirito del villaggio": l'ospitalità, la ricerca dell'altro, la fraternità".
