Il ruolo dei "bazari" nella storia del paese

Iran: sciopero di 3 giorni. Negozi, industrie e bazar chiusi

Era dalla primavera del 1979 che non succedeva che alle proteste si unissero anche i proprietari agricoli o i grandi commercianti dei bazar

È il mese di Azar secondo il calendario persiano e l’Iran sta vivendo tre giorni di sciopero che danno il segno come il movimento nato dopo la morte di Mahsa Amini non solo non sia diminuito, ma allarghi il suo consenso a tutte le classi sociali. Non più solo donne, non più solo studenti, non più solo le aree del Kurdistan iraniano. 

Tutto è iniziato il 5 dicembre, dai bazar al settore petrolchimico, dalle raffinerie ai trasporti. L'adesione allo sciopero sfiora il 100%, nonostante le minacce delle forze di sicurezza ai proprietari dei negozi. L’organizzazione paramilitare dei Basij hanno “segnato” i negozi con le serrande abbassate con la scritta “sotto osservazione”.

 

Nonostante le minacce e la repressione lo sciopero va avanti, nelle città più conservatrici come in quelle più liberali. Il messaggio, come si legge nei tweet di attivisti e giornalisti iraniani, sembra chiaro: “il regime deve cedere e andare, via il popolo iraniano è unito e vuole riprendersi il paese”.

Le donne continuano a scendere in strada senza velo, anche in presenza delle forze militari e nonostante il governo minacci “il blocco dei conti correnti alle donne che non vestiranno correttamente l'hijab” .

 

Il segnale più forte, che segnala la dimensione assunta dalla protesta, viene dalla chiusura dei bazar. Non si tratta semplicemente di una serrata di negozianti, il bazar è il cuore del potere economico in Iran, e la casta dei “bazari” è da sempre in grado di decidere i prezzi dei beni e di influire sulla linea politica del Paese.

L’esempio più importante è la Rivoluzione che nel 1979 ha cacciato lo Shah Reza Pahlavi portando al potere l’Ayatollah Khomeini. La sostituzione della famiglia reale con una classe di teocrati armati è stata possibile proprio grazie alla forza economica della classe bazara messa a disposizione del movimento rivoluzionario.

Dal 1979 ci sono state altre massicce proteste di piazza, come nel 2017 e 2019, contro l’inflazione e la crisi economica, in particolare contro l’aumento dei prezzi del carburante, ma fu repressa nel sangue.

Oggi c'è una profonda differenza con le proteste degli anni scorsi: era dalla primavera del 1979 che alle proteste non si univano anche i proprietari agricoli o i grandi commercianti, classi sociali da sempre dalla parte degli ayatollah, ma che adesso chiede un’alternativa politica e scende in piazza al fianco delle donne. Un segnale che dovrebbe impensierire il governo, proprio quello che i bazari avevano favorito quarantatre anni fa.