Terrore nella periferia di Roma

La tragedia di Fidene per lite tra consorziati. Chi è l'autore della strage

Claudio Campiti, 57 anni, era in feroce lite con il consorzio contro i cui amministratori ha sparato. La pistola sottratta a un poligono di tiro, la casa non ultimata dove abitava. La vita segnata dalla morte del figlio. Su Facebook simboli fascisti

La tragedia di Fidene per lite tra consorziati. Chi è l'autore della strage
Ansa
Claudio Campiti

Passate le prime ore per l'incredibile strage avvenuta oggi a Roma nella zona tra Fidene e Colle Salario, si comincia a delineare il profilo del presunto killer, Claudio Campiti di 57 anni. Innanzitutto la pistola, una glock calibro 9, l'uomo, che ha ucciso tre persone ferendone altre quattro in modo grave, l'avrebbe sottratta poche ore prima della strage al poligono di tiro di Tor di quinto, senza che nessuno se ne sia accorto. Il poligono di tiro, a Roma nord, è stato posto sotto sequestro dagli inquirenti per accertare eventuali responsabilità a carico dei gestori.

L'arma sottratta a un poligono di tiro, porto d'armi chiesto ma non rilasciato per le liti

Il porto d'armi, a quanto si apprende, gli era stato negato grazie alle informazioni fornite dai carabinieri del luogo di residenza che avevano riferito delle liti in atto con il Consorzio. 

Campiti voleva fuggire, trovato con soldi e passaporto

Dopo essere stato bloccato dalle forze dell'ordine l'uomo si è chiuso in un silenzio assoluto. Nel decreto di fermo la Procura di Roma contesta anche il pericolo di fuga nei confronti di Campiti, dato che l'indagato, al momento del fermo, aveva con sé il passaporto e in uno zaino vestiti e sei mila euro in contanti. A quanto si apprende, l'uomo è stato trovato in possesso complessivamente di 170 proiettili e anche di un secondo caricatore. Ha sparato sette-otto colpi, altri sette erano nel caricatore dell'arma e altri 155 gli sono stati trovati addosso.

Contro il consiglio di amministrazione del consorzio Valleverde, a quanto sembra al momento, Campiti avrebbe sparato perché era in continua lite con loro. Il consorzio amministrava una serie di abitazioni in provincia di Rieti, tra i comuni di Ascrea e di Rocca Sinibalda, per lo più seconde case di persone che abitano nella zona di Fidene dove è avvenuta la sparatoria.

I violenti messaggi sul suo blog contro il consorzio Valleverde

Campiti aveva un blog sul quale si leggono messaggi violenti, attacchi e critiche al Consorzio Valleverde. Un lungo post dal titolo 'Benvenuti all'inferno' racconta dei suoi attacchi contro il Consorzio, accuse per la "gestione mafiosa" delle opere di urbanizzazione e di gestione degli immobili all'interno del consorzio e contro le quote consortili ritenute troppo alte, insulti e violente invettive.  "Benvenuti all'inferno, qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, so' tutti ladri". Un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte "mafie" e passaggi inquietanti come "Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità".

 

Campiti stila poi una lista dei "soggetti coinvolti", dal sindaco di Ascrea alla presidente del Consorzio definita "una strega sotto spoglie di brava nonnina"; c'è poi un uomo, M.F., tra i più bersagliati nel post: "si becca 50 mila euro annui dal Consorzio per la manutenzione delle strade" e "utilizza il territorio del Consorzio come discarica" (nel blog ci sono molte foto di materiali edili nelle sterpaglie). "Quando un giorno portai i Carabinieri a visionare una delle sue discariche - racconta ancora - si presentò (…) accusandomi di atti vandalici all'interno del Consorzio (fatto da me denunciato). Dopo la mia denuncia ha dovuto formalizzare l'accusa in Procura dove mi ha accusato anche di aver rubato una madonnina e la Procura (...) ha mandato a perquisirmi casa. Quando misi lo striscione con la scritta 'CONSORZIO RAUS' sul mio fabbricato si fermò (…) e disse: "e mo' stai esagerando. Ancora pensava di avere incontrato uno dei tanti consorziati con il pannolino". 

"Minacciava perché non voleva pagare il consorzio ed era stato già denunciato per questo". È quanto racconta Luciana Ciorba, vicepresidente del Consorzio Valleverde. "Ce l'aveva con tutti a cominciare dal consiglio d'amministrazione", aggiunge. L'uomo era stato denunciato, conferma chi indaga, e aveva a sua volta denunciato il Consorzio di cui faceva parte.

La sua abitazione in un fabbricato non ultimato e semi fatiscente

Secondo Il Corriere Campiti abitava in un fabbricato a due piani non ultimato, con i lavori completati solo al pianterreno e la parte superiore rimasta incompiuta. Una sistemazione semi fatiscente. "Pretendeva di rendere abitabile lo scantinato. Ma non si poteva abitare, non si poteva fare. Però lui ci viveva, e pretendeva che in qualche modo gli fosse riconosciuto un suo diritto. Ma non si poteva". Così ha riferito all'ANSA Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, uno dei due paesi del Reatino sui quali insiste il Consorzio Valleverde.

"Gli era rimasta la proprietà di questo scantinato - racconta ancora il sindaco - era molto legato a questa abitazione, e credo che per lui fosse l'unica cosa che aveva". Campiti secondo il sindaco mandava diverse missive in Prefettura che a volte chiedeva delucidazioni per le sue lettere. "Creavano qualche disagio, certo, ma nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo. Era tempo che non scriveva più".

Secondo il sindaco di Ascrea (l'altro comune su cui insiste il consorzio) Riccardo Nini, Campiti "viveva in condizioni sotto i livelli minimi. So che il Comune in passato gli aveva anche dato un contributo per sopperire alle sue carenze economiche e realizzare l'allaccio alla fognatura, ma i lavori non sono mai stati realizzati, per cui il Comune ha richiesto indietro i soldi".

Nini, che è in carica da circa un anno, spiega di non aver mai visto Campiti personalmente "ma chi lavora negli uffici comunali mi dice che era una persona educata e cordiale, salvo con i condomini a quanto leggo dal blog". "Perché non completò mai i lavori? A quanto leggo sempre dal blog lui dice per mancato reperimento di tecnici". Nel post del 2 novembre 2021 sul suo blog c'è un passaggio che dice: "Nella Sabina Mafiosa trovare un tecnico (geometra, ingegnere civile o architetto) che mi servirebbe per allacciarmi ora alla rete idrica e fognaria, se sei in lite con la banda locale (consorzio) è praticamente impossibile".

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La sua vita segnata dalla morte del figlio quattordicenne

Aveva perso un figlio quattordicenne in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto, in provincia di Bolzano, Claudio Campiti. Il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d'appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240 mila euro per la famiglia. Nelle zone del reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota, e c'è chi aveva notato nell'uomo, da quell'episodio in poi, un cambio di atteggiamento e carattere.

Spesso Campiti si rivolgeva con lettere e mail alla stampa locale per riportare l'attenzione sul caso di suo figlio oppure per intervenire in occasione di incidenti simili. "Non vorrei cadere nel banale ma è così: mi alzo la mattina e c'è Romano; vado a letto la sera e c'è di nuovo lui", confessò nel 2016 al quotidiano Alto Adige. "Può sembrare assurdo - proseguì - ma oggi mio figlio è più presente nella mia vita di prima. Penso a quello che avrebbe potuto fare, se - dopo quel tragico incidente - non fosse diventato un ricordo".

Sul suo profilo Facebook simboli fascisti

Sul profilo Facebook del presunto killer appare una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista 'Molti nemici molto onore', soldatini con le fattezze di Hitler e Mussolini, assieme a decine di foto di quelle che sembrano gite domenicali a Roma, a Villa Adriana di Tivoli tra le altre.