La strage alla periferia della Capitale

La strage a Roma, lite condominiale per vecchi contrasti. In tasca 170 proiettili e il passaporto

Testimone: “Ha urlato vi ammazzo tutti". Claudio Campiti arrestato per triplice omicidio aggravato da premeditazione. Procura: "Era pronto a fuggire". Acquisite carte e video del poligono di Tor di Quinto dove l'uomo ha preso la pistola che ha usato

Era pronto alla fuga, portava con se 170 pallottole ed il passaporto oltre a “6.000 euro in contanti”. Emergono altri dettagli sul triplice omicidio di Roma, Claudio Campiti, 57 anni, ha ucciso tre donne durante una riunione condominiale - secondo la procura - “con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi”. 

Al vaglio degli inquirenti i controlli sull'entrata e uscita di Campiti dal poligono di Tor di Quinto

E oggi arriva l'annuncio del prefetto di Roma, Bruno Frattasi, al termine del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza: “Programmeremo una stretta sui poligoni di tiro”. Tanti i particolari oggetto delle indagini: a Campiti era stato negato il porto d'armi, tuttavia l'arma del delitto (con le pallottole) l' avrebbe reperita proprio presso il poligono di Tor di Quinto. E' lì che i carabinieri che indagano sulla strage di Fidene stanno acquisendo carte e documentazioni. Vengono acquisiti i verbali di ingresso e uscita dell'uomo, che da tempo frequentava il poligono e ieri si è allontanato con l'arma, senza aver sparato, prima di recarsi sul luogo della strage. Analizzati anche i video delle telecamere di sicurezza per chiarire eventuali responsabilità di chi era chiamato a vigilare nel poligono.

"Faremo un'attività per vedere esattamente i controlli amministrativi che possiamo mettere in atto per verificare la regolarità della conduzione di tutte le strutture simili. È giusto che questo si faccia e anche con rapidità", ha detto ancora il prefetto.

Alle accuse di triplice omicidio aggravato dal pericolo di fuga, dalla premeditazione e dai futili motivi, potrebbe aggiungersi quella di appropriazione indebita. Al momento non ci sono altri indagati.

Sui tragici fatti è intervenuta anche la presidente della Commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno: "Qui c'erano delle denunce reciproche -ha detto- e a volte c'è la tendenza a considerarle liti minori. Invece bisognerebbe sempre cercare di valutarle tempestivamente. Si dovrebbe cercare di considerare prioritarie quelle denunce in
cui si ravvisano elementi che fanno pensare a una escalation della violenza. Prevenire è sempre meglio. Il tutto comporta che ci sia un organico adeguato e sotto questo profilo il mio auspicio è che quello che ha detto il ministro Nordio abbia una sua realizzazione: incremento di risorse immediato per la Giustizia".

 

Si dovrebbe cercare di considerare prioritarie quelle denunce in cui si ravvisano elementi che fanno pensare a una escalation della violenza”

Giulia Bongiorno, presidente Commissione Giustizia del Senato

La dinamica della sparatoria

La strage ieri mattina in via Monte Giberto, una zona nella periferia Nord della capitale, dove l'uomo ha aperto il fuoco in un locale, secondo gli inquirenti a causa di “vecchie ruggini tra i condomini”.  Le vittime sono tre donne, Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano. Altre persone sono rimaste ferite, una delle quali in gravi condizioni, a salvarle dal peggio la pistola che si sarebbe inceppata. 

“Ha urlato vi ammazzo tutti e ha cominciato a sparare”

Secondo il racconto di una testimone, l'uomo "è entrato nella sala, ha chiuso la porta e ha urlato vi ammazzo tutti e ha cominciato a sparare". Per la riunione, alla quale partecipavano circa 30 persone, era stata presa in affitto la sala di un bar di via Monte Giberto. L'uomo avrebbe sparato subito ai dirigenti del consorzio che amministrava il condominio.

La testimonianza di Silvio Paganini, il condomino-eore che ha bloccato il killer

Intanto a Rainews 24 ha parlato la prima e unica dichiarazione di Silvio Paganini, il manager che è riuscito a fermare la follia omicida di Capiti, evitando che potesse uccidere altre persone. “Non mi sento un eroe -ha detto- ma sono intervenuto d'istinto. Il mio pensiero va alle vittime di questa follia immensa”.

Paganini è stato dimesso dall'ospedale Gemelli di Roma. Il 'testimone-eroe', come è stato già ribattezzato, era in osservazione nel nosocomio dopo i tragici fatti di ieri. 

 

 

 

Alla base dell' exploit di violenza c'erano antiche ruggini condominiali per la gestione del consorzio sarebbero alla base dell'azione omicida. Nel passato c'erano state denunce incrociate tra Claudio Campiti e il Consorzio Valleverde. L'uomo utilizzava anche un blog in cui raccontava del suo rapporto conflittuale con la struttura del Lago di Turano. Secondo alcuni consorziati non voleva pagare le spese di gestione.

Gualtieri: episodio che sconvolge città

"Gravissimo l'episodio di violenza che sconvolge la nostra città. Tre vite spezzate e feriti gravi per una sparatoria durante una riunione di condominio. Sono in contatto con il Prefetto e domani parteciperò al Comitato per l'ordine e la sicurezza. La mia vicinanza alle famiglie". Lo scrive, su Twitter, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Chi è l'assassino: la pistola inceppata

Si chiama Claudio Campiti, ed è stato bloccato dagli stessi consorziati dopo l'inceppamento della pistola usata per la strage. L'uomo aveva chiesto il porto d'armi ma gli era stato negato. Il "no" era arrivato grazie alle informazioni fornite dai Carabinieri del luogo dove viveva, in provincia di Rieti, che avevano riferito delle liti in atto con il consorzio.

 

La sua vita segnata dalla morte del figlio quattordicenne

Aveva perso un figlio quattordicenne in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto, in provincia di Bolzano, Claudio Campiti. Il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d'appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240 mila euro per la famiglia. Nelle zone del reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota, e c'è chi aveva notato nell'uomo, da quell'episodio in poi, un cambio di atteggiamento e carattere.

Spesso si rivolgeva con lettere e mail alla stampa locale per riportare l'attenzione sul caso di suo figlio oppure per intervenire in occasione di incidenti simili. "Non vorrei cadere nel banale ma è così: mi alzo la mattina e c'è Romano; vado a letto la sera e c'è di nuovo lui", confessò nel 2016 al quotidiano Alto Adige. "Può sembrare assurdo - proseguì - ma oggi mio figlio è più presente nella mia vita di prima. Penso a quello che avrebbe potuto fare, se - dopo quel tragico incidente - non fosse diventato un ricordo".