Ostaggio diplomatico

In Iran il cooperante belga Olivier Vandecasteele condannato a 40 anni di carcere e 74 frustate

Teheran lo accusa di spionaggio, riciclaggio e collaborazione con gli Stati Uniti. Per Bruxelles il cooperante è ritenuto "ostaggio diplomatico", soprattutto a causa della detenzione di un diplomatico iraniano accusato di terrorismo nel 2018

In Iran il cooperante belga Olivier Vandecasteele condannato a 40 anni di carcere e 74 frustate
Reuters
Olivier Vandecasteele, il cooperante belga condannato in Iran

Le autorità iraniane hanno condannato un cittadino belga, Olivier Vandecasteele, a 40 anni di prigione per "spionaggio e collaborazione con gli Stati Uniti, riciclaggio di denaro e contrabbando di valuta". Lo riporta il sito iraniano Mizan. 

Vandecasteele ha lavorato in Iran per il Norwegian Refugee Council, un'organizzazione umanitaria, per più di sei anni prima di essere arrestato, il 24 febbraio 2022. Inizialmente era stato condannato a 28 anni, pena poi aumentata a 40 anni, ma in realtà dovrebbe scontarne solo 12 anni e mezzo. E non è tutto: le pene aggiuntive prevedono anche 74 frustate per il reato di contrabbando. Secondo quanto riportato dal quotidiano belga Le Soir, il cooperante sarebbe considerato "ostaggio diplomatico" dall'Iran e cioè uno straniero utile a uno scambio con detenuti iraniani che scontano pene fuori dall'Iran. 

E, infatti, spiega Le Soir, Teheran vorrebbe rimpatriare un diplomatico iraniano, Assadollah Assadi, accusato di “terrorismo” e condannato in Belgio il 4 febbraio 2021 a 20 anni di carcere per complicità in un attentato nel 2018 contro un vertice dell'opposizione iraniana in esilio vicino Parigi. Secondo Bruxelles le accusa a carico del cittadino belga sono infondate ed è convinta che Vandecasteele sia detenuto in condizioni "inumane". 

"L'Iran non ha fornito alcuna informazione ufficiale sulle accuse contro Olivier Vandecasteele o sul suo processo", ha dichiarato la ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib in un comunicato che ha convocato subito l'ambasciatore iraniano per chiedere spiegazioni, "viste le informazioni che circolano sulla stampa" ribadendo che "il Belgio continua a condannare questa detenzione arbitraria e sta facendo tutto il possibile per porvi fine e migliorare le condizioni della detenzione".

I due Paesi hanno firmato l'anno scorso un accordo per lo scambio di prigionieri che tuttavia è stato bloccato all'inizio di dicembre dalla Corte costituzionale in attesa di un giudizio sulla sua legalità. Nelle carceri iraniane ci sarebbero almeno una settantina di detenuti stranieri. Teheran è convinta che ci siano forti “ingerenze straniere” sulla crisi che sta attraversando il Paese guidato dagli ayatollah e recentemente ha puntato il dito su Stati Uniti e Europa dove in queste ore il quotidiano francese Charlie Hebdo continua a pubblicare vignette satiriche sull'Islam e i suoi vertici, cosa ritenuta oltremodo blasfema dal clero iraniano che per bocca del comandante dei Pasdaran Hossein Salami ha inviato una chiara minaccia al giornale satirico già vittima di un tremendo attentato jihadista nel 2015: “chi insulta le santità islamiche pensi a Salman Rushdie”, lo scrittore soggetto a una annosa fatwa, colpito quasi a morte a New York la scorsa estate. 

Tra i detenuti, circa 19000 arrestati negli ultimi quattro mesi, sarebbero un centinaio a rischio impicaggione. Gli attivisti a mani nude si recano davanti alle prigioni, prima della preghiera dell'alba, per fermare le impiccagioni sommarie, come raccontato oggi da La Stampa che ha raccolto la testimonianza di una giovane testimone. 

A rischiare ci sarebbe anche un ex-consigliere di Ali Shamkhani oggi Segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Il suo nome è Alireza Akbari con cittadinanza britannico-iraniana, viceministro della difesa sotto la presidenza di Mohammad Khatami (1997-2005) è stato arrestato tra il 2019 e il 2020. Colpevole di "spionaggio per l'agenzia britannica MI6" e coinvolto nei negoziati sul nucleare. Alla famiglia del condannato è stato detto di fargli visita oggi prima dell'esecuzione, ha detto la moglie di Akbari alla BBC Persian che fa sapere che a condannarlo a morte è stato un giudice iraniano molto noto, Abolghassem Salavati.

Anche in Italia, qualche giorno fa, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha convocato l'ambasciatore iraniano appena arrivato a Roma. ''Sono stato molto duro, ho chiesto che ci sia la moratoria immediata pena di morte, che ci sia l'apertura di un dialogo tra governo, giovani e donne per trovare una soluzione al problema, non abbiamo avuto risposte', ha detto Tajani affermando che ''è inaccettabile reprimere continuamente con la violenza il malcontento' ed ''è inaccettabile che non vengano rispettati i diritti umani e che la pena di morte venga usata come deterrente'. 

Il titolare della Farnesina ha quindi sottolineato che ''dal punto di vista diplomatico l'Italia ha fatto tutti passi indispensabili e necessari' e che ''continueremo a esprimere il nostro dissenso. Ci sono già sanzioni inflitte all'Iran e continueremo a insistere per far capire al governo di Teheran che quello che sta accadendo è inaccettabile', ha aggiunto. L'ultimo contatto positivo intercorso con l'Iran risale alla liberazione della blogger romana Alessia Piperno.

 Charlie Hebdo pubblica nuove caricature contro regime Iran @Charlie_Hebdo_
Charlie Hebdo pubblica nuove caricature contro regime Iran