Senato

Nordio: "Assicureremo la certezza della pena e la presunzione di innocenza"

"Nessuna riforma per le intercettazioni su mafia e terrorismo" ribadisce il ministro nella sua Relazione sull'amministrazione della Giustizia

Nordio: "Assicureremo la certezza della pena e la presunzione di innocenza"
(Ansa)
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio in Senato durante l'informativa sull'amministrazione della giustizia, Roma

"Il nostro fermo proposito è di attuare nel modo più rapido ed efficace il garantismo del diritto penale. Realizzeremo la tutela della presunzione di innocenza della persona ,assicurandone la dignità e l'onore durante le indagini e il processo. E parallelamente assicureremo la certezza della pena. Una pena che non coinciderà sempre e solo con il carcere, ma che sarà comunque afflittiva, certa, rapida, proporzionata, e orientata  al recupero del condannato, secondo il nostro dettato costituzionale". Il ministro Carlo Nordio ha illustrato in Senato la relazione sull'amministrazione della Giustizia e ha toccato diversi punti nevralgici in materia giudiziaria. 

"Non sarà mai abbastanza ribadito che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo" ha sottolineato il ministro tornando a parlare di intercettazioni. "Quando dico che i mafiosi non parlano per telefono alludo al fatto che nessuno di loro al telefono abbia manifestato volontà di delinquere o espresso una parola che sia prova di un delitto", dice Nordio, ribadendo che le intercettazioni servono soprattutto per individuare "i movimenti delle persone sospettate di mafia, terrorismo". 

"Anche quelle preventive sono indispensabili - ha aggiunto  - altra cosa sono quelle giudiziarie che coinvolgono persone che non sono né imputate né indagate e che attraverso un meccanismo perverso e pilotato finiscono sui giornali e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini".

Contro la mafia, ha sottolineato Nordio, l'azione del governo, del Parlamento e delle forze dell'ordine "sarà forte, omogenea, duratura e incondizionata".

Nordio ha parlato, inoltre,  delle criticità che interessano la giustizia italiana, "criticità che costituiscono un freno all'economia e costano almeno 2 punti di Pil. Ora la priorità è quella economica - ha aggiunto il ministro a Palazzo Madama - e le nostre prime iniziative sono per incidere favorevolmente in questa direzione". 

Tra le misure previste: "Semplificazione dell'organizzazione giudiziaria, rivisitazione di piante organiche e geografia, razionalizzazione della spesa con spending review e un più stretto raccordo fra ministero e uffici". Il ministro ha elencato gli interventi aggiungendo come "saranno rafforzati nel settore civile i servizi di accoglienza e informazione nelle diverse materie come la volontaria giurisdizione per il rilascio di certificati, il diritto di famiglia e le esecuzioni civili". 

Misure per le quali “non ci sarà l'effetto mediatico che caratterizza interventi in campo penale - conclude il ministro della Giustizia - ma avranno impatto favorevole sull'efficienza e, anche a breve termine, sull'economia”.

E un intervento è previsto anche a proposito del Codice Rocco “firmato da Benito Mussolini e Vittorio Emanuele Terzo”. Ha spiegato Nordio come sia "abbastanza contraddittorio che sia ancora in vigore un codice penale firmato da un dittatore come è singolare che il codice di procedura penale firmato dal professor Vassalli sia stato invece demolito da interventi legislativi e purtroppo anche dalla Corte costituzionale che lo hanno reso un enigma dentro a un mistero ed è assolutamente inapplicabile".

A commentare, tra gli altri,  la relazione del ministro Nordio è la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi: "Chiediamo al Ministro Nordio di attuare le riforme già approvate e non intraprendere una nuova stagione di scontri sulla giustizia che non farebbe gli interessi dei cittadini. Sulle intercettazioni: no ai proclami, si ascoltino le parole del procuratore nazionale antimafia".

Attacca la relazione la senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi: "Lancio oggi un vero e proprio grido di dolore per lo scempio che ci si appresta a fare della Costituzione in materia di Giustizia. I cittadini percepiscono la giustizia come inadeguata ed incapace di assicurare la tenuta del patto sociale. La colpa, per la verità, non è del ministro Nordio o della maggioranza che la sostiene. Però il ministro eviti di assumersela con le riforme che ha annunciato di voler fare. Dia un taglio netto con il passato, non si renda corresponsabile di tale scempio. Qualcuno ha detto che questa riforma è buona perché suscita tante critiche. Vuol dire che ha vissuto poco, come ho fatto io, nelle aule giudiziarie. Non si può aziendalizzare il sistema giustizia tagliando indiscriminatamente il numero dei processi. Resta un miraggio la tanto sbandierata e sicuramente utile depenalizzazione delle migliaia di reati minori bagatellari che ingolfano i tribunali. Il rischio - ha proseguito Cucchi - è che sarà ancora di più un processo per ricchi e potenti a danno dei cittadini normali o, peggio, dei più deboli. Penso di interpretare la supplica, il grido che viene dal paese di sotto, quello fragile, il più colpito da questo impianto legislativo: no alle riforme del ministro Nordio".

Dopo la relazione sono state depositate in Senato cinque risoluzioni. Oltre a quella di maggioranza sono pervenute quelle di Pd, M5s, Avs e Iv-Az.  Il ministro si è detto favorevole alla relazione di maggioranza e a quella di Iv- Az.   La risoluzione di maggioranza prende atto delle parole del ministro e le approva, quella di Iv-Az chiede un confronto costante con le opposizioni.