Taraneh Alidoosti esce dal carcere dopo 19 giorni, ma grazie a una cauzione di 225 mila euro

La celebre attrice iraniana, nota in tutto il mondo, era stata arrestata il 17 dicembre nella sua abitazione a Teheran dopo una perquisizione effettuata dalle forze di sicurezza. Nel 2016 è stata co-protagonista del film premio Oscar 'Il cliente'

Taraneh Alidoosti esce dal carcere dopo 19 giorni, ma grazie a una cauzione di 225 mila euro
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Iran, Taraneh Alidousti, famoso attore arrestato in seguito al suo sostegno alle recenti proteste

La liberazione sarebbe avvenuta oggi secondo quanto riferisce l'emittente Iran International. La cauzione pagata è di 10miliardi di rial (circa 225mila euro), ha twittato il suo avvocato.Un mese fa, si era detta disposta a pagare "qualsiasi prezzo" pur di rimanere in Iran a sostenere le manifestazioni in corso da tre mesi e che chiedono la fine della Repubblica islamica. Il 17 dicembre , Taraneh Alidoosti, una delle più celebri attrici iraniane, era stata arrestata nella sua abitazione a Teheran dopo una perquisizione effettuata dalle forze di sicurezza. 

Classe 1984, originaria della capitale, Alidoosti ha lavorato con alcuni dei maggiori registi iraniani: nel 2016, è stata co-protagonista del film premio Oscar 'Il cliente' (2016) di Asghar Farhadi, che l'ha diretta in altri film drammatici. Recita, nel 2008, in Shirin di Abbas Kiarostami e e quest'anno la pellicola 'I fratelli di Leiyla', in cui e' diretta da Saeed Roustaee, è stata presentata in concorso al Festival di Cannes. Tra il 2015 e il 2016, infine, è stata tra i protagonisti di una fortunata serie Tv in Iran, 'Shahrzad'.

Il 9 novembre, una sua foto senza hijab e con in mano il cartello con scritto in curdo lo slogan delle proteste 'Donna, vita, libertà" aveva fatto il giro del mondo e raccolto quasi 1,7 milioni di like. Pochi giorni prima, il 5 novembre, Alidoosti aveva pubblicato un post che ora risuona come una coraggiosa e consapevole sfida al regime: "Rimango e non ho intenzione di andarmene come si vocifera in giro", ha scritto, "non ho passaporto o residenza in nessun altro Paese se non l'Iran"

 "Resterò, smetterò di lavorare", prosegue, "sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise ed esigerò il rispetto dei loro diritti. Combatterò per la mia casa. Paghero' qualsiasi prezzo per difendere i miei diritti e, soprattutto, credo in ciò che stiamo costruendo insieme oggi".

Il post più recente su Instagram, dove contava più di 8 milioni di follower e che oggi non appare più accessibile, risaliva all'8 dicembre scorso, nel giorno della prima impiccagione di uno dei manifestanti arrestati nel corso della repressione messa in atto dalle autorità.

"L'Iran ha giustiziato un manifestante", ha scritto Alidoosti, "un ragazzo di 23 anni arrestato, processato e ucciso in meno di due mesi. Il suo nome è Mohsen Shekari. Ogni organizzazione internazionale che rimane a guardare questo bagno di sangue e non prende misure è una disgrazia per l'umanità"

Sul suo profilo l'attrice aveva denunciato fin da subito il caso di Mahsa Amini, che ha fatto scattare il vasto movimento di protesta tre mesi fa: è del 16 settembre, primo giorno di manifestazioni, il post con cui riporta la morte della ragazza di origine curda, finita in coma mentre era in custodia della polizia morale e morta tre giorni dopo il suo arresto per non aver indossato correttamente il velo.

Migliaia di persone sono state arrestate per le proteste: 11 sono stati condannati a morte e due, entrambi 23enni, sono già stati uccisi. 

 

Stamani il leader supremo della rivoluzione islamica, l'ayatollah Seyyed Ali Khamenei, incontrando un gruppo di donne iraniane in occasione della festa della mamma, ha sollecitato una maggiore partecipazione delle donne nei vari livelli politici e decisionali nel paese. "L'hijab - ha aggiunto - deve essere osservato, perché è una necessità religiosa. E' la sharia e non ci sono dubbi sul suo obbligo": così, dopo oltre tre mesi di proteste, il leader supremo della rivoluzione islamica. Durante i recenti "scontri", ha detto, i nemici hanno sperato che le donne non indossassero l'hijab "Ma sono stati schiaffeggiati", ha detto Khamenei. "Non è giusto che alcune donne non osservino l'hijab integrale, ma non dobbiamo dire che sono contro la religione o la rivoluzione islamica. Sono le nostre figlie", ha detto aggiungendo che "tuttavia, dovrebbero essere corrette.