Il libro esce a 10 anni da "Il gesuita"

Il Papa si racconta nel libro Il Pastore: sì faccio politica, il popolo cristiano deve fare politica

"Il Pastore" è un ritratto a tutto tondo del Pontefice e un'analisi serrata ed esaustiva dei temi a lui legati, frutto di periodiche interviste condotte negli ultimi dieci anni. Il nuovo volume, in spagnolo, sarà nei prossimi giorni in libreria

Il Papa si racconta nel libro Il Pastore: sì faccio politica, il popolo cristiano deve fare politica
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La copertina del libro "El pastor" (Il pastore), in uscita in Argentina

Si intitola “Il Pastore” il nuovo libro che racconta la figura di Papa Francesco nel modo in cui intende la sua missione e interpreta il suo compito.

Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell'Ansa in Argentina, e Sergio Rubin, del quotidiano ‘El Clarin’, tornano sulla figura di Jorge Mario Bergoglio a distanza di tempo da "Il gesuita", scritto nel 2010 quand'era arcivescovo di Buenos Aires e diventato bestseller mondiale nel 2013 con l'elezione a papa.

"Il Pastore" è un ritratto a tutto tondo del Pontefice e un'analisi serrata ed esaustiva dei temi a lui legati, frutto di periodiche interviste condotte nell'arco di questi dieci anni ("devo riconoscere una virtù a Francesca e Sergio: la loro perseveranza", dice Bergoglio nel prologo da lui firmato), che diventa anche racconto appassionante in vista proprio del decennale dell'elezione.

Molti i temi affrontati nel libro, a partire dallo svolgimento del conclave del 2013. Quindi le questioni relativi agli immigrati, i gay, l'aborto, i peccati sessuali, gli abusi sui minori, su cui Bergoglio risponde che il suo pontificato "sarà valutato in gran parte da come ha affrontato questo flagello". Poi il matrimonio e la famiglia, la "casa comune" minacciata, le riforme economiche e della curia romana, il "genio femminile", il "carrierismo" nella chiesa. E, non certo ultimi, molti aspetti personali sull'uomo-Bergoglio, persino attraverso un test psicologico, cui il Papa si sottopone docilmente. "Ho avuto le mie crisi di fede, ma le ho superate con l'aiuto di Dio - ammette il Pontefice -. In ogni caso, una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi. Così come una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere".

"Una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi. Così come una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere"

Papa Francesco

"Il mio programma di governo è quello di eseguire quanto dichiarato dai cardinali nelle congregazioni generali alla vigilia del conclave", e quindi rivitalizzare l'annuncio del Vangelo, ridurre il centralismo vaticano, bandire la pedofilia..."e combattere la corruzione economica...Chiedo scusa se qualcuno non si è reso conto di come sarebbe andata a finire", spiega il Papa nel testo, anticipato dall'Ansa. 

A proposito delle sue critiche al capitalismo, il Pontefice premette: "preciso anzitutto che tutto ciò che dico è nella dottrina sociale della chiesa. Non condanno il capitalismo. Né sono contro il mercato, ma favorevole a quella che Giovanni Paolo II ha definito 'economia sociale di mercato'". Poi "mi concentro preferenzialmente sui poveri perché è quello che ha fatto Gesù e quello che dice il Vangelo". E "quello su cui penso possiamo essere tutti d'accordo è che la concentrazione della ricchezza e la disuguaglianza sono aumentate. E che ci sono molte persone che muoiono di fame".

Secondo Francesco, inoltre, "il problema economico più urgente oggi è che prevale la finanza. In un certo senso, il capitalismo è quasi una cosa del passato". La ricchezza, insomma, "deve essere sempre partecipativa. Se si chiude su se stessa, fa male, o almeno è sterile, non è feconda".

 

Papa Francesco Ansa
Papa Francesco

Nel capitolo "Dinanzi ad attacchi e resistenze", il Pontefice risponde a chi lo accusa di fare politica, o, per dirla diversamente, di politicizzare il Vangelo. "Sì, faccio politica. Perché tutti devono fare politica. Il popolo cristiano deve fare politica. Quando leggiamo ciò che disse Gesù, vediamo che era coinvolto nella politica. E cos'è la politica? Uno stile di vita per la polis, per la città. Quello che non faccio io, né dovrebbe fare la Chiesa, è la politica dei partiti. Ma il Vangelo ha una dimensione politica, che è quella di convertire la mentalità sociale, anche religiosa, delle persone", afferma  Bergoglio.

Sulla Chiesa che vorrebbe lasciare dopo di sé, Francesco spiega che "la vicinanza è essenziale. La Chiesa è madre, e io non conosco nessuna mamma 'per corrispondenza'. La madre dà affetto, tocca, bacia, ama. Quando la Chiesa non è vicina ai suoi figli perché è impegnata in mille cose o comunica con loro attraverso i documenti, è come se una madre comunicasse con i suoi figli per lettera".

"Quando la Chiesa non è vicina ai suoi figli perché è impegnata in mille cose o comunica con loro attraverso i documenti, è come se una madre comunicasse con i suoi figli per lettera"

Papa Francesco