L'analisi geofisica

Ingv: "Il sisma nel punto di incontro di tre placche"

La faglia dove è avvenuto, spiega Alessandro Amato (Ingv), "può avere deformato la costa". Andre Billi (Cnr): "In Italia mai magnitudo così alte"

Ingv: "Il sisma nel punto di incontro di tre placche"
Mikenorton, CC BY-SA 3.0 / Wikimedia Commons
Mappa che mostra le principali strutture tettoniche attorno alla placca anatolica su una base presa da un'istantanea del software World Wind della Nasa. Le frecce mostrano i vettori di spostamento delle placche anatoliche e arabe rispetto alla placca euroasiatica

Il terremoto di magnitudo 7.8 avvenuto nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio, e le numerose scosse successive, sono state scatenate da una delle due grandi faglie presenti in Turchia, quella Est Anatolica. "Il sisma è avvenuto sulla faglia Est Anatolica, nel punto triplo nel quale convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano", ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). "Lungo questa faglia - ha aggiunto - avviene un movimento orizzontale, ossia di tipo trascorrente. È una faglia che corre dal Mediterraneo verso Nord-Est, quasi fino al Mar Nero, e si ricongiunge con faglia Nord Anatolica che arriva fino a Istanbul".

La faglia, che si è estende per quasi 500 chilometri, “è probabilmente arrivata a deformare la costa. Si sono infatti osservate anomalie nel livello del mare in tre punti, in Turchia e a Cipro che hanno fatto scattare l'allerta tsunami. Per tutta la notte - ha detto Amato - abbiamo seguito la situazione attraverso i punti di osservazione in Turchia, Grecia e Cipro”.

La faglia Est Anatolica, nell'ultimo secolo, è stata responsabile di  decine di terremoti di magnitudo fino a 6 sulla scala Richter e sette di magnitudo 6-7, ma nessuno con la forza distruttiva del terremoto di oggi. I maggiori terremoti in Turchia sono stati registrati sulla faglia Bitlis-Zagros, che si estende dalla punta orientale dell'Anatolia fino alle montagne dell'Iran, e sulla faglia dell'Anatolia settentrionale, che corre lungo la costa del Mar Nero fino al Mar di Marmara, a sud di Istanbul. La prima è responsabile del terremoto di Van di magnitudo 7,2 che ha ucciso più di 600 persone nel 2011 e la seconda di quello di Izmit di magnitudo 7,6 del 1999 che ha devastato questa città a 80 chilometri a est di Istanbul, uccidendo più di 17.000 persone. 

Un terremoto simile sarebbe possibile anche dalle nostre parti? "La tettonica italiana - spiega Andre Billi, ricercatore presso l'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag)- è molto diversa da questa conformazione, per questo non si ha contezza di magnitudini così elevate nel nostro territorio. Uno degli eventi sismici italiani più devastanti, il terremoto di Messina del 1908, aveva raggiunto una magnitudo di 7,1, significativamente inferiore rispetto a quanto avvenuto in Turchia stanotte". Inoltre, "sebbene sarà necessario effettuare ulteriori approfondimenti - conclude Billi - sappiamo che stanotte si è verificato un terremoto trascorrente, che si manifesta quando le placche opposte tra loro si muovono in direzione orizzontale, mentre in Italia abbiamo principalmente terremoti distensivi, in cui le placche si abbassano una rispetto all'altra. Ne è un esempio il terremoto che si è verificato nel 1793 nella zona di Noto, che ha raso al suolo la provincia di Ragusa e ha favorito la nascita dello stile Barocco".