Lo studio dell'università Lumsa

Spreco alimentare e generazione Z: "Per 8 giovani su 10 è immorale buttare il cibo"

Il 44% dei ragazzi fra i 18 e i 25 anni non esita a ricorrere alla 'doggy bag' quando, al ristorante avanza del cibo. Il 75% ordina solo quel che può effettivamente mangiare. Ancora poco diffuse le App di food sharing

Spreco alimentare e generazione Z: "Per 8 giovani su 10 è immorale buttare il cibo"
pixabay
Patatine fritte Fast food

La generazione Z contro lo spreco alimentare.

In un'Italia dove, secondo quanto registrato dal rapporto Waste Watcher 2023, si butta meno cibo rispetto allo scorso anno, anche i più giovani fanno la loro parte.

Secondo la ricerca “Sprechi alimentari, uso della tecnologia e orientamento ‘Green’: un focus sulla GenZ”, condotta dal team scientifico dell’Università Lumsa coordinato dalla professoressa Laura Michelini (Economia e Gestione delle Imprese), e dal professor  Massimiliano Scopelliti (Psicologia Sociale), 8 ragazzi su 10 ritengono immorale gettare via il cibo.

Il 90% dei ragazzi, dunque, si dichiara pronto a mangiare troppo pur di non gettare gli avanzi, ma la percentuale scende un po’ quando si tratta di organizzare la spesa settimanale: il 72% programma gli acquisti in modo tale da evitare l’acquisto di alimenti in eccesso.

Meno diffuso, invece, l’utilizzo delle App per il food sharing: 6 giovani su 10 dichiarano di non averle mai utilizzate e solo l’8% confessa di adoperarle costantemente. La GenZ, infine, dimostra ancora una volta grande sensibilità ai temi ambientali. 

La ricerca sui comportamenti relativi agli sprechi alimentari dei consumatori più giovani

A livello globale vengono generati circa 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, di cui il 61% dal consumatore finale, il 26% dai servizi di ristorazione e 13% dalla vendita al dettaglio.  Le stime evidenziano inoltre che l’8-10% delle emissioni globali di gas serra sono associate al cibo non consumato (Dati 2019, Fonte: Unep Food Waste Index Report 2021).

In questo scenario, considerato il peso che assume lo spreco a livello di comportamento del consumatore finale, il gruppo di ricerca dell’Università LUMSA ha indagato le abitudini di consumo, gli atteggiamenti e i comportamenti relativi agli sprechi alimentari dei consumatori più giovani (Generazione Z) su un campione composto da 665 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, di cui il 65% donne e il restante 35% uomini.

hamburger cibo panino pixabay
hamburger cibo panino

Il consumo fuori casa

Il consumo fuori casa è caratterizzato da una buona attenzione rispetto al tema degli sprechi: il 75% dei rispondenti dichiara di porre molta attenzione ad ordinare porzioni in grado di finire. Un dato che nasconde alcune differenze tra le regioni del Nord, in cui il valore sale all’80%, il Centro con il 73%, e il Sud in cui la percentuale scende al 65%.

Positivo il dato nazionale sull’utilizzo delle cosiddette “doggy bag”; il 44% chiede abitualmente di poter portare via ciò che avanza; anche in questo caso con alcune differenze territoriali; con un dato più alto al Nord (47,5%) rispetto al Centro (43,1%) e al Sud (37,7%).  Un dato positivo che evidenzia come la GenZ sia più predisposta all’utilizzo rispetto al dato nazionale secondo il quale il 39% degli italiani porta a casa gli avanzi del ristorante con la “doggy bag” (Coldiretti, 2022).

Il consumo domestico

Per comprendere il comportamento relativo alla prevenzione e alle abitudini relative allo spreco domestico è stato svolto un focus esclusivamente su giovani fuori sede e/o responsabili di acquisto (complessivamente n. 219 individui). 

I dati mostrano un buon impegno a consumare gli alimenti prima che si deteriorino: oltre il 90% che dichiara di impegnarsi molto a consumare il cibo per evitare di gettarlo; anche se questa percentuale scende al 72% quando ci si riferisce alla capacità di programmare la spesa per evitare di acquistare cibo in eccesso e doverlo sprecare. In sintesi, minore attenzione nella fase di acquisto (prevenzione) ma maggiore impegno per evitare lo spreco.

Le App di food sharing

Meno diffuso risulta l’utilizzo delle App di food sharing, che consentono di acquistare e ritirare presso punti vendita selezionati prodotti a prezzi scontati che altrimenti verrebbero sprecati; il 60% dichiara di non averle mai utilizzate; il 16,7% solo raramente, il 15,3% qualche volta, mentre solo 8% le utilizza abitualmente. Si evidenzia una differenza di diffusione tra le aree del Paese con maggiore utilizzo al Sud dove il dato degli utilizzatori abituali sale al 13%, rimane piuttosto elevato anche nel Centro dove si attesta intorno all’11%, più basso l’utilizzo nel Nord Italia (3%).

Un dato interessante riguarda la relazione tra l’uso dell’App e lo spreco domestico: perché dall’analisi dei dati emerge che gli utilizzatori delle App hanno anche la tendenza a sprecare meno nel consumo domestico.

La sensibilità ai temi ambientali

Rispetto ai temi della sostenibilità più in generale, il 70% dichiara di essere una persona che si preoccupa delle questioni ambientali e il 45% dichiara di compiere scelte ecologiche nell’atto di acquisto. Questa discrepanza è peraltro ben nota negli studi scientifici, in cui talvolta agli “orientamenti” positivi non seguono le condotte reali. In ogni caso, i giovani che condividono valori rivolti alla tutela dell'ambiente e un’identità “green” sono poi coloro che mettono più frequentemente in atto comportamenti di riduzione degli sprechi alimentari.

Circa l’80% del campione ritiene che sprecare sia immorale. Emerge, infine che quando lo spreco è percepito come immorale, questo si traduce in un forte comportamento antispreco.