La Giornata nazionale

Aggressioni personale sanitario, Schillaci: “Numeri allarmanti, le infermiere le più colpite"

Tante le iniziative in occasione della Giornata di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Il ministero lancia la campagna di sensibilizzazione #laviolenzanoncura

Aggressioni personale sanitario, Schillaci: “Numeri allarmanti, le infermiere le più colpite"
(Pixabay)
ospedale

Minacce, lesioni, aggressioni, sono quasi 5.000 gli episodi di violenza in corsia negli ultimi tre anni, circa 1.600 l'anno e in 7 casi su 10 la vittima è una donna. Sono numeri allarmanti, il bollettino di una guerra che ogni giorno si consuma in corsia, quelli che emergono in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari che si celebra oggi, 12 marzo.

"Il numero di episodi di aggressione a danno degli operatori sanitari è pericolosamente in crescita. Si tratta di un grave problema culturale che va fermato- ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci- Per questo stiamo avviando una campagna di sensibilizzazione e abbiamo aumentato, in collaborazione con ministero dell'Interno, il numero di presidi di polizia presso i presidi ospedalieri". 

#laviolenzanoncura, al via campagna del ministero della Salute 

"La violenza non ti farà stare meglio, un medico, un infermiere o un operatore sì", è il messaggio che vuole ribadire la campagna di sensibilizzazione del ministero della Salute che punta a intervenire anche sull'aspetto culturale, sottolineando che l'operatore sanitario è la persona che aiuta e non il bersaglio delle aggressioni. "Il sistema sanitario italiano - ha aggiunto il ministro - è validissimo gli operatori sono i migliori al mondo e noi cerchiamo di difenderlo per assicurare un'assistenza uguale per tutti a prescindere dalla regione in cui vivono".

Oltre a informare e comunicare, bisogna agire su più fronti: "è importante - ha ricordato Schillaci - anche contrastare la carenza di medici, rendendo le professioni sanitarie più attrattive, aumentando le retribuzioni e rendendo il luogo di lavoro più sicuro e migliore". "Di pari passo, dobbiamo però anche ridurre gli accessi impropri nei reparti di emergenza e urgenza perché oggi dal 60% a 80% di coloro che si recano in pronto soccorso, lo fa in modo inappropriato". 

Fnomceo, circa il 68% degli operatori sanitari nel corso della vita è stato vittima di un episodio di violenza

Per fermare l'escalation è stata approvata nel 2020, sulla scia della pandemia Covid, una legge che prevede un aumento della sanzioni penali in caso di violenza al professionista sanitario ed è stato istituito un Osservatorio ad hoc. "Circa il 68% degli operatori sanitari nel corso della vita - afferma Filippo Anelli, presidente degli Ordini dei Medici (Fnomceo) - è stato vittima di almeno un episodio di violenza, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne: centrale sarebbe prevedere la figura di un mediatore in grado di spiegare ai cittadini, nei momenti di tensione che possono verificarsi nei luoghi di cura, cosa sta avvenendo. E poi serve il restituire il giusto tempo alla cura, cosa impossibile quando i pazienti sono tanti e sanitari troppo pochi". 

Infermieri, ogni anno 125mila violenze non denunciate 

Gli infermieri sono la categoria più colpita dalle aggressioni mentre svolgono il proprio lavoro. Purtroppo, però le cifre sono ben peggiori di quelle emerse pubblicamente anche negli ultimi giorni. E' quanto denuncia la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche. Una rilevazione effettuata da otto università, capofila Genova, sugli infermieri che hanno subito violenze fisiche o verbali mette in luce che rispetto ai circa 5mila casi denunciati in un anno ce ne sono 26 volte di più, circa 125.000, non registrati. Ancora più grave è che per il 75% sono violenze che coinvolgono donne e che nel 40% circa dei casi si è trattato di violenze fisiche. Vere e proprie aggressioni che hanno lasciato il segno: "il 33% delle vittime è caduto in situazioni di burnout e il 10,8% presenta danni permanenti a livello fisico o psicologico". 

"Le denunce sono molto meno di quelle reali, perché ormai praticamente non si denunciano più le aggressioni verbali, che però, alla lunga, si traducono in stress, burnout e abbandono della professione", sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Fnopi)

Inail, “in 3 anni 5.000 aggressioni ai sanitari, il 70% donne” 

Quasi 5.000 episodi di aggressioni in corsia in tre anni, ovvero circa 1.600 l'anno, dalle minacce fino a lesioni più o meno gravi. E in 7 casi su 10 la vittima è una donna. Sono i dati della consulenza statistico attuariale Inail. Un "fenomeno preoccupante", secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ricorda l'aumento dei posti di polizia presso gli ospedali, ma allo stesso tempo invita i cittadini a ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso. I dati sugli infortuni sul lavoro sono stati accertati dall'Inail e codificati come aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, nel triennio 2019-2021 sono stati esattamente 4.821. Dalle guardie notturne ai pronto soccorso.  Il 71% ha riguardato le donne, mentre il 39% dei casi interessa gli operatori sanitari da 35 a 49 anni, il 37% da 50 a 64 anni. La professione più colpita è quella di infermieri e educatori impegnati con tossicodipendenti, alcolisti. Seguono, con il 29% dei casi, gli operatori socio-sanitari. Più distaccata, con il 3%, la categoria dei medici. 

AnaaoAssomed, “è bollettino di guerra. 1 su 3 disposto a cambiare lavoro”

"Le violenze sugli operatori sanitari sono diventate un vero e proprio “bollettino di guerra” quotidiano. E’ giunto il momento di far seguire alle intenzioni le azioni" afferma in una nota il segretario nazionale del sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. " Da una nostra recente indagine - sottolinea ancora il segretario di Anaao Assomed- è risultato che 1 su 3 è disposto a cambiare lavoro". 

Federsanità e Simeu insieme “per curare la violenza”

Federsanità e la Società di medicina di emergenza e Urgenza (Simeu) puntano sulla disseminazione di buone pratiche: dalla formazione su come sviluppare empatia con i pazienti agli strumenti normativi per autotutelarsi, fino al coaching su come comportarsi in caso di aggressione. Sono 92 i progetti per la prevenzione attuati negli ospedali di 17 regioni che sono stati selezionati grazie all'iniziativa "Curare violenza", che adesso diffonderà queste best practice attraverso 4 spazi virtuali di informazione.