I migranti bloccati in Libia mentre tentano di raggiungere l'Europa vengono sistematicamente torturati e costretti alla schiavitù sessuale. È una delle accuse emerse da tre anni di indagini del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, i cui incaricati hanno intervistato centinaia di persone.
Ci sono “prove schiaccianti” tali da "ritenere che una vasta gamma di crimini di guerra e crimini contro l'umanità siano stati commessi dalle forze di sicurezza libiche e da gruppi di milizie armate", si legge nel rapporto, le persone detenute sono state sottoposte a "tortura, isolamento, detenzione in isolamento. È stato negato un adeguato accesso ad acqua, cibo, servizi igienici, luce, attività fisica, cure mediche, consulenza legale e comunicazione con i membri della famiglia". Quasi tutti i sopravvissuti intervistati non hanno denunciato formalmente gli abusi per paura di rappresaglie, arresti, estorsioni e mancanza di fiducia nel sistema giudiziario.
Il rapporto critica inoltre l'Unione europea per “il sostegno fornito alla Guardia costiera libica in termini di allontanamenti, respingimenti e intercettazioni”, che "ha portato a violazioni di alcuni diritti umani", ha dichiarato uno degli investigatori, Chaloka Beyani. "Non si possono respingere le persone in aree non sicure, e le acque libiche non sono sicure per l'imbarco dei migranti", ha proseguito, precisando che l'Ue e i suoi Stati membri non sono stati ritenuti responsabili di crimini, ma "il sostegno fornito ha aiutato e favorito la commissione dei crimini" stessi.
La Libia è sprofondata nel caos dopo che nel 2011 una rivolta sostenuta dalla Nato ha rovesciato l'autocrate Muammar Gheddafi, poi ucciso, e ha lasciato il paese diviso tra governi rivali a est e a ovest. In questi anni è diventata il principale punto di transito per i migranti sub-sahariani in cerca di fortuna in Europa