L'opposizione russa

Dissidente russa di 32 anni avvelenata con metalli pesanti: "Non starò zitta"

Prende la parola su Telegram Elvira Vikhareva, nel cui sangue è stato trovato bicromato di potassio, sostanza altamente tossica. Convulsioni e perdita dei capelli tra i sintomi riscontrati dalla donna

Dissidente russa di 32 anni avvelenata con metalli pesanti: "Non starò zitta"
Telegram
Elvira Vikhareva voleva candidarsi al consiglio comunale nel suo distretto di Mosca, ma un tribunale glielo ha impedito, adducendo irregolarità nei suoi documenti di registrazione.

La dissidente politica russa, Elvira Vikhareva, 32 anni, è stata avvelenata con sali di metalli pesanti. Lo ha segnalato venerdì Meduza, sito indipendente pubblicano in Lettonia in lingua russa e inglese, citando l'agenzia Sota, che ha avuto accesso agli esiti dei test di Vikhareva. Nel sangue della giovane politica è stato trovato il bicromato di potassio, una sostanza cancerogena altamente tossica. La stessa Vikhareva aveva dichiarato all'agenzia che i primi sintomi di avvelenamento si erano manifestati tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre, per poi riproporsi all'inizio di febbraio. La donna aveva poi accusato forti dolori allo stomaco, aumento della frequenza cardiaca e intorpidimento degli arti. Altri sintomi, convulsioni e svenimenti, oltre alla caduta dei capelli.

 "È ora di rompere il silenzio e raffreddare un po' l'ardore delle discussioni legate alle notizie sulla mia salute. Primo e, forse, più importante, smettetela di seppellirmi prima del tempo. Morire non è assolutamente nei miei piani", ha scritto Vikhareva su Telegram nella giornata di sabato. La donna spiega di aver taciuto sulla sua condizione per "timori ragionevoli e giustificati per l'incolumità della mia vita e di coloro che mi sono vicini oggi" e chiede ai giornalisti di "trattare con comprensione" la sua situazione.

Si rivolge poi direttamente a chi l'ha avvelenata: "Non sperate, non rinuncerò alla mia posizione, non mi nasconderò in un angolo aspettando compassione e non starò zitta". Ringrazia, invece, chi si preoccupa per lei e le chiede di lasciare la Russia, ma chiede loro di non fare di lei "un eroe o una vittima del regime" perché, "come molti altri, ho scelto da tempo la direzione e so che è ricoperta di mine". "Per ora, intendo restare in Russia", aggiunge. Vikhareva si rivolge infine a chi non sostiene il regime dello zar ma ha paura a fare opposizione dicendo che "questo è ciò che vuole Putin e il suo apparato" e che bisogna dimenticare la "frase tossica" che molti ripetono: "Non dipende da me". "Se vogliamo respirare dobbiamo continuare a resistere. L'indifferenza è figlia della guerra e del caos, e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti".

"Il paese è governato da assassini e codardi -conclude Vikhareva -  ora lo so meglio di chiunque altro, sulla mia pelle. Il loro potere si basa sul dispotismo e sulla paura. Dobbiamo essere forti di fronte al nemico". 

Meduza aveva notato che Vikhareva non ha mostrato il suo volto nelle interviste in live streaming negli ultimi mesi. Secondo quanto riferito, ciò è dovuto al fatto che gli effetti dell'avvelenamento hanno avuto un impatto notevole sul suo aspetto. 

Originaria di Irkutsk, in Siberia, Vikhareva ha lavorato per un periodo in tv e si è laureata in giornalismo. Poi è arrivata la lotta politica, alla quale si è avvicinata nemmeno ventenne durante le proteste contro le frodi elettorali del 2011. Nel 2019 era ancora in piazza contro l'esclusione di decine di candidati dalle elezioni. Nel 2021, Vikhareva era candidata alle elezioni alla Duma a Mosca ma non ha ottenuto il seggio. Nel 2022 voleva candidarsi al consiglio comunale nel suo distretto di Mosca, ma un tribunale glielo ha impedito, adducendo irregolarità nei suoi documenti di registrazione.

In un'intervista a Le Monde di qualche mese fa la dissidente aveva risposto di non avere il diritto di giudicare i politici russi che se ne andavano all'estero temendo per la propria vita. Il suo caso era diverso, aveva affermato. Conosceva i rischi, "dalla prigione al veleno", ma sentiva di avere la responsabilità morale di restare, soprattutto ora.