Una tragedia annunciata

L'accusa di Alarm Phone: "30 morti a causa della mancata assistenza"

L'ong: "Un ritardo nei soccorsi sistematico e letale". Il primo allarme era stato dato tra il 10 e l'11 marzo. La Guardia Costiera: "Informazioni fornite anche ad autorità libiche e maltesi. Intervento fuori dall'area di soccorso italiana"

L'accusa di Alarm Phone: "30 morti a causa della mancata assistenza"
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Comunicato di Alarm Phone riguardo la non-assistenza

Trenta persone disperse, solo in 17 tratte in salvo da un mercantile. Dopo il naufragio dell'imbarcazione con a bordo 47 migranti a largo della Libia arriva il j'accuse di Alarm Phone.

L'Ong ricorda, in un articolato post, quella che si era già prefigurata fin dai primi istanti come la cronaca di una tragedia annunciata.  Il barchino si trovava in area Sar libica, a un centinaio di miglia dalle coste del Paese nordafricano.

"Nella notte tra il 10 e l’11 marzo, Alarm Phone veniva allertata da 47 persone su un’imbarcazione in pericolo, che cercavano di fuggire dalle condizioni disumane in Libia. Ci avevano comunicato la loro posizione GPS (N 33°56, E018°28), che avevamo trasmesso alle autorità italiane, maltesi e libiche alle ore 2:28 dell’11 marzo. La situazione era critica. La barca era alla deriva. Le condizioni meteorologiche erano estremamente pericolose. Le persone a bordo urlavano al telefono, dicendoci di avere bisogno di aiuto.

Abbiamo informato dunque, ripetutamente, sia via e-mail che per telefono, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC) italiano di questa situazione. Abbiamo inviato le posizioni GPS, segnalato il deterioramento delle condizioni, delle persone e dell’imbarcazione, chiedendo più volte che venisse lanciata immediatamente un’operazione di soccorso. Poco dopo il primo SOS, alle ore 3:01, abbiamo chiesto al MRCC di Roma di ordinare alla nave mercantile AMAX AVENUE, che si trovava nelle vicinanze, di intervenire. Eppure, nonostante la vicinanza, la nave ha proseguito oltre il luogo dove si trovava l’imbarcazione, senza fermarsi. Se il MRCC di Roma glielo avesse ordinato, sarebbe potuta intervenire".

“Nove ore dopo il primo SOS - continua l'ong - l’assetto aereo Seabird 2 di Sea-Watch ha avvistato dal cielo l’imbarcazione in difficoltà, informando anche le autorità sulla situazione di imminente pericolo. Tuttavia, solo dopo diverse ore, navi mercantili – non mezzi italiani o facenti capo all’operazione IRINI – raggiungevano il luogo ove si trovava l’imbarcazione in pericolo. Questo ritardo, uno dei tanti ritardi sistematici che Alarm Phone ha documentato nel corso degli anni, si è rivelato letale. Per molte ore, le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione senza intervenire. Evidentemente, le autorità italiane stavano cercando di evitare che le persone venissero portate in Italia, ritardando l’intervento in modo che la cosiddetta guardia costiera libica arrivasse e riportasse con la forza le persone in Libia, nelle condizioni di tortura da cui avevano cercato di fuggire”.

Autorità libiche e italiane: chi doveva intervenire?

"Nelle prime telefonate, le cosiddette autorità libiche avevano informato Alarm Phone che avrebbero potuto inviare un’imbarcazione sul posto. In seguito, hanno dichiarato di non essere disponibili a intervenire, a causa della mancanza di mezzi. Hanno aggiunto, poi, che a coordinare quell’evento di ricerca e soccorso (SAR) era l’Italia. Eppure, sono proprio quelle libiche le “guardie costiere” che l’Italia e l’Unione Europea indicano come autorità competenti nella cosiddetta zona SAR libica.

L’ultima comunicazione con le persone a bordo è avvenuta alle ore 06:50 del 12 marzo. Erano esauste e disperate, gridavano e chiedevano aiuto. Subito dopo quella telefonata, abbiamo inviato la loro posizione GPS alle autorità, chiedendo loro di intervenire con urgenza. Alle ore 07:20, le persone a bordo ci hanno chiamato un’ultima volta, ma non si sentiva nulla.

Dopo il nostro ultimo contatto, la barca si è capovolta. Solo 17 persone sono sopravvissute, soccorse dalla nave mercantile FROLAND, mentre altre 30 hanno perso la vita. Le persone sopravvissute, che hanno visto i loro amici morire al loro fianco, devono essere portate in un luogo sicuro in Europa".

Alarm Phone punta quindi il dito contro le autorità italiane, a cui viene chiesto perché, data l’urgenza della situazione, “non hanno inviato immediatamente sul luogo dell’emergenza mezzi di soccorso adeguati”. 

E la lista delle domande non si esaurisce: “Perché hanno esitato a dirigere le navi mercantili vicine verso l’imbarcazione in pericolo, nonostante fossero a conoscenza della situazione e delle condizioni critiche? Dov’erano gli assetti dell’operazione navale IRINI dell’UE e, se disponibili, perché non sono intervenuti? Perché le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione e non hanno cercato di soccorrere le 47 persone, prima che l’imbarcazione si capovolgesse?”

Domande rivolte anche alle guardie costiere libiche che non si sono dimostrate “disponibili a intervenire” e “perché le autorità italiane continuano a indicarle come autorità responsabili? Perché le ONG di soccorso sono bloccate nei porti italiani?”

Infine, il richiamo al dramma del naufragio a largo delle coste calabresi di tre settimane fa e che, finora, ha 79 vittime accertate: "Perché, dopo il naufragio letale di Crotone, che si somma a innumerevoli morti e scomparse avvenute nel Mediterraneo negli ultimi anni, l’UE continua a militarizzare i suoi confini, a scoraggiare le persone in movimento e a lasciarne annegare migliaia?

La Guardia Costiera: "L'intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell'area di responsabilità SAR italiana"

La Guardia Costiera ha affidato ad un comunicato stampa la propria ricostruzione dei fatti e ha fatto sapere che tutte le informazioni sono state fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. Quelle del Paese nordafricano, per mancanza di unità disponibili, hanno chiesto il supporto del Centro Nazionale di coordinamento di Roma che ha inviato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito.

"Nella notte dell'11 marzo, "Watch the Med -  Alarm Phone" segnalava al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area SAR libica a circa 100 miglia dalle coste libiche. Successivamente l'unità veniva avvistata dal velivolo "ONG Seabird 2" il quale procedeva ad inviare una chiamata di soccorso e contattava il mercantile "BASILIS L" che confermava di dirigere verso il barchino. Tutte le informazioni venivano fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. Il mercantile "BASILIS L" comunicava di avere il barchino a vista, fermo alla deriva, e di avere difficoltà a soccorrerli a causa delle avverse condizioni meteo in zona".

"Le Autorità libiche, competenti per le attività di ricerca e soccorso in quell'area - chiarisce la Guardia Costiera italiana-  a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali, chiedevano il supporto, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali sul soccorso in mare, del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che, su richiesta delle autorità libiche, inviava nell'immediatezza, un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito.

La Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma,  oltre al mercantile "BASILIS L" che rimaneva vicino al barchino, inviava 3 mercantili presenti in zona verso il natante in difficoltà.  Le operazioni di trasbordo dei migranti iniziavano alle prime luci dell'alba da parte di uno dei 4 mercantili che avevano raggiunto il barchino in difficoltà. Durante le operazioni di soccorso da parte della motonave "FROLAND", il barchino durante il trasbordo dei migranti si capovolgeva: 17 persone venivano soccorse e recuperate dalla nave mentre risultavano dispersi circa 30 migranti.

Due dei migranti recuperati a bordo dalla motonave "FROLAND" che dirige verso l'Italia, necessitano di assistenza medica e, pertanto, il mercantile dirigerà dapprima verso Malta per lo sbarco delle due persone per le urgenti cure mediche. Le operazioni di ricerca dei migranti dispersi continuano con l'ausilio dei mercantili presenti in zona, con ulteriori due mercantili che stanno raggiungendo l'area di ricerca e col sorvolo di due assetti aerei Frontex.

L'intervento di soccorso - conclude il comunicato -  è avvenuto al di fuori dell'area di responsabilità SAR italiana registrando l'inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area".