La riforma del fisco

Iva "zero" sui beni essenziali: prezzi più leggeri per pane, pasta e latte

La legge delega in Consiglio dei ministri la prossima settimana. "La normativa europea prevede anche l'aliquota zero" ha spiegato il viceministro Leo. Verso l'Irpef a 3 aliquote

Iva "zero" sui beni essenziali: prezzi più leggeri per pane, pasta e latte
Tasse (gettyiimages)

Riformare non solo l'Irpef, ma anche l'imposta sul valore aggiunto (Iva). Questo l'obiettivo del disegno di legge delega sulla riforma del fisco che il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo porterà la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi al vaglio del governo, anticipate dal quotidiano Il Messaggero, quella di azzerare l'imposta su alcuni prodotti di prima necessità “aprendo un meccanismo di esenzione per determinate categorie di beni così come si è già sperimentato per i vaccini contro il Covid-19” ha spiegato Leo, "è una delle ipotesi perché la normativa europea prevede anche l'aliquota zero, ma ci si deve lavorare", ha detto il vice ministro intervenendo alla presentazione dei risultati dell'Agenzia delle Entrate, che ha ringraziato per la collaborazione per definire la riforma fiscale.

L'idea è quella di costruire un “carrello della spesa” con aliquote ridotte, a cominciare da pane, pasta, latte, carne, pesce, ma anche l'acqua minerale, così da provare a “contenere anche l'inflazione”. Si punterà quindi al riordino delle quattro aliquote esistenti, del 4, 5, 10, e 22 per cento.

"La nuova legge delega di riforma fiscale in corso di elaborazione prevederà il riordino della normativa Iva nazionale per garantire il pieno allineamento tra quest'ultima e quella dell'Unione europea, nonché per razionalizzare e semplificare la disciplina dell'imposta nell'ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente", ha annunciato la sottosegretaria all'Economia, Sandra Savino, rispondendo in commissione Finanze alla Camera a un'interrogazione di FdI.

"In particolare - ha spiegato Savino - criteri direttivi dovrebbero consentire la semplificazione di alcuni istituti dell'Iva, quali la detrazione e i rimborsi, in modo che gli stessi risultino più accessibili ai contribuenti. Ulteriori interventi potranno essere previsti, inoltre, per ridefinire le ipotesi di esenzioni, nel rispetto dei presupposti e dei limiti posti dalla direttiva Iva, nonché per razionalizzare la struttura e i livelli delle aliquote Iva ridotte, anche con riferimento all'importazione di opere d'arte, attraverso una tendenziale omogeneizzazione che tenga conto di motivazioni di interesse sociale, anche alla luce della recente direttiva dell' Unione europea 2022/542 che ha concesso agli Stati maggior flessibilità nell'applicazione di aliquote Iva". 

La riforma dell'Irpef: da quattro a tre scaglioni di reddito

Nel disegno di legge delega che approderà sul tavolo del Cdm la novità principale è, comunque, la conferma di portare l'Irpef da quattro a tre scaglioni di reddito, con relativa riduzione delle corrispondenti aliquote. Già il governo Draghi, lo scorso anno, aveva ridotto scaglioni e aliquote da cinque a quattro nel tentativo di rendere più equa la principale imposta dello Stato che garantisce al sistema quasi la metà delle sue entrate, e che grava quasi esclusivamente sui lavoratori dipendenti.   

Il governo Meloni passa ora da quattro a tre aliquote. L'obiettivo è quello di ridurre l'imposizione fiscale generale,ma senza compromettere l'equilibrio dei conti. "Avvieremo un processo di riduzione del carico fiscale" ha assicurato il titolare del dicastero dell'Economia Giancarlo Giorgetti, aggiungendo però che la riduzione sarà un "processo graduale".

In questi mesi, il gruppo di studio sulla riforma, creato al Mef dal viceministro Leo, ha elaborato diversi schemi di tenuta di un sistema a tre aliquote. "Penso che ci siano le condizioni per arrivare a un sistema a 3 aliquote, ci stiamo lavorando con la Ragioneria" ha detto il viceministro. Per recuperare il mancato gettito si ricorrerà a una revisione, riduzione, delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, che ormai ammontano a oltre 600 e che, ha rilevato Leo, "cubano circa 156 miliardi" di mancate entrate. "Là si può intervenire. Se si fauna revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote".   

Ma agire sull'Irpef è impresa delicata se non altro perché si opera sul primo pilastro del sistema fiscale (l'altro è l'Iva). Secondo il Preconsuntivo del bilancio dello Stato, nel 2022 l'Irpef ha portato alle casse dell'erario 205,8 miliardi di euro. Le entrate tributarie complessive nel 2022 sono state 544,5 miliardi.  L'Iva, pagata dai consumatori finali, ne vale 171,6 miliardi.   "Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa",confida il viceministro Leo. Il pacchetto che sarà presentato in cdm dovrà riordinare "tuttoil sistema tributario". Non solo Irpef quindi ma anche intervenire sull'Ires, l'Iva e altri tributi minori, alcuni dei quali si possono anche eliminare", rendendo più coerente l'ordinamento italiano con "le regole dell'Unione europea e internazionali" dice Leo.   

Se i tempi saranno rispettati il disegno di legge di riforma del Fisco dovrebbe approdare in Parlamento fra fine marzo e i primi di aprile.