"Fuggono da un inferno"

Mediterranea: "Dopo Cutro basta guerra alle Ong e alle navi da soccorso civili"

L'appello in un tweet: "Facciamo uscire l'Ue dalla sua latitanza. Onoriamo la millenaria storia di accoglienza del nostro Paese". Dopo il rimpatrio i migranti "o vengono uccisi o tornano a ingrassare il traffico di esseri umani"

Mediterranea: "Dopo Cutro basta guerra alle Ong e alle navi da soccorso civili"
ANSA
Migranti

L'Ong Mediterranea affida ad un comunicato “con tutta l'umiltà possibile” e pubblicato sui social, l'accorato appello a Sergio Mattarella e a tutto l'Esecutivo guidato da Giorgia Meloni affinché si collabori per far cessare la morti in mare. 

Una richiesta ufficiale che arriva ad un mese di distanza dalla strage di Cutro dove il numero delle vittime ufficiali è arrivato a 91, ma anche poche ore dopo la notizia della morte di altre 29 persone in un naufragio al largo della Tunisia e dallo sbarco di 650 migranti nella notte a Rocella Jonica.

"Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un'azione sinergica, davanti a questo imperativo - salvare! - che possa indurre l'Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di una estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare". 

"Quello che dobbiamo fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un intero Paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare", si legge nella lettera. Mediterranea lancia un appello a "mettere davanti a tutto - posizioni politiche, strategie di lungo respiro, nemicità nei nostri confronti - il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto. Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo Paese, della sua tradizione millenaria di accoglienza e immigrazione". 

"Togliere mezzi disponibili e utilizzabili per i soccorsi in mare, equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone - continua la Ong - Delegare alla sedicente 'guardia costiera libica' il controllo della zona Sar più grande del Mediterraneo, non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell'inferno. Sapete meglio di noi che la Libia non è un 'place of safety', e che ogni loro 'soccorso', quando accade, equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati. Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontando e dopo l'incitamento razzista di Saied contro i rifugiati subsahariani, possa "salvare" qualcuno che da lì fugge terrorizzato, non è plausibile".

Infine il richiamo a ciò che avviene dopo il rimpatrio: “Sommessamente vi ricordiamo che tutti coloro che saranno riportati indietro in questi paesi, se non vengono uccisi prima, tenteranno di nuovo, ingrassando le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto per altro dal Piano SAR Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili per affrontare come farebbe un grande paese questa strage annunciata e continua”.