A pochi km da El Paso, Texas

Migranti, strage al confine con il Messico: un video inchioda i sorveglianti

Nelle immagini si vedono i secondini bloccare le uscite lasciando chiuse all'interno le persone, disperate: 39 i morti, 29 tra feriti e ustionati gravi

Migranti, strage al confine con il Messico: un video inchioda i sorveglianti
ansa/Epa
Messico: fiamme in centro migrati, i morti sono almeno 37

Un video inchioda i responsabili della strage avvenuta nella notte tra lunedì e martedì in un centro raccolta di migranti di Ciudad Juarez, città al confine tra Messico e Stati Uniti.

Trentanove i morti e almeno 29 tra ustionati gravi e feriti, il bilancio è quello di una mattanza che poteva essere evitata. 

Nelle immagini, la cui veridicità è stata confermata dal ministro dell'Interno Adan Augusto Lopez, si vedono almeno due agenti bloccare le uscite dopo lo scoppio dell'incendio all'interno della struttura. I secondini sono dipendenti dell'Inm, Istituto nazionale delle migrazioni (Inm) della città che si trova a pochi chilometri di distanza dalla texana El Paso. 

Il video, che dura circa mezzo minuto, è la cronaca in tempo reale di una strage che sembra essere premeditata: da una cella fuoriescono le fiamme che sprigionano un fumo grigio sempre più denso. Dall'interno, un uomo prende a calci un cancello che sembra essere chiuso a chiave. Dall'altra parte delle sbarre, gli agenti si allontanano, sembra di fretta, dando le spalle ai migranti. 

Gli ultimi 15 secondi del filmato mostrano le fiamme propagarsi sempre più assieme al fumo divenuto insostenibile. Ciò che è successo da quel momento in poi è la cronaca di una carneficina annunciata. 

Le riprese, diffuse dai social e rilanciate da diversi siti di informazione locale tra cui El Universal, stanno facendo il giro del mondo e hanno scatenato pesanti accuse di negligenza da parte delle autorità messicane. 

Sebbene diverse fonti concordino i sul fatto che siano stati gli stessi migranti a accendere il fuoco per protesta da dietro le sbarre, il video smentisce le parole di Andrés Manuel López Obrador: secondo il presidente messicano inizialmente i profughi non erano riusciti a scappare a causa dei materassi collocati a ridosso dell'uscita delle celle e che avrebbero impedito loro di fuggire e salvarsi. 

La maggior parte dei migranti presenti nella struttura proveniva dall'America Centrale e dal Venezuela: ventotto delle vittime erano guatemaltechi, ha dichiarato l'Istituto nazionale per la migrazione del Guatemala. Il vice ministro degli Esteri dell'Honduras ha confermato che le altre 13 vittime erano scappate dal loro Paese. 

 

Veglia per le vittime di un incendio in un centro di detenzione per immigrati che ha ucciso decine di persone a Ciudad Juarez, in Messico ap photo
Veglia per le vittime di un incendio in un centro di detenzione per immigrati che ha ucciso decine di persone a Ciudad Juarez, in Messico

"Non pensavano che ciò avrebbe causato questa terribile tragedia", ha sottolineato Obrador in una conferenza stampa.

Questo terribile episodio di cronaca, uno dei più letali che abbiano colpito il Paese negli ultimi anni, è avvenuto mentre gli Stati Uniti e il Messico si stanno misurando con livelli record di attraversamenti della frontiera tra i due Paesi. 

Gli attivisti hanno spesso segnalato le preoccupazioni per le cattive condizioni e il sovraffollamento dei centri di detenzione. Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha dichiarato che il segretario generale Guterres ha chiesto una "indagine approfondita" sul tragico evento. 

Secondo un rapporto della Commissione messicana per i diritti umani (CNDH), nel 2019 c'erano 53 centri di detenzione dell'INM in tutto il Messico, con una capacità totale ufficiale di circa 3.000 persone.