Mafia

Sequestrato un ristorante a Modena. Gli aiuti per il Covid spesi in Maserati

Aveva incassato 50.000 euro dallo Stato sotto forma di ristori aziendali durante la pandemia, ma li aveva usati per auto di lusso. Originario di Gioia Tauro e trapiantato in Emilia, era ancora legato ad una 'Ndrina

Sequestrato un ristorante a Modena. Gli aiuti per il Covid spesi in Maserati
Ansa
'Ndrangheta, guardia di finanza sequestra ristorante a Modena

Aveva incassato 50.000 euro dallo Stato sotto forma di ristori aziendali durante la pandemia, ma li aveva spesi per acquistare o più che altro noleggiare auto di lusso come Maserati Ghibli, con canoni da 1.500 euro al mese. Questo l'esito dell'ultima operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Bologna, che ha eseguito un provvedimento cautelare firmato dal gip Domenico Truppa a carico di quattro persone, sequestrando l'intero complesso aziendale, da mezzo milione di euro, auto comprese. 

Il dominus, di 64 anni, originario di Gioia Tauro, era ancora molto legato ad una delle 'Ndrine più violente della Calabria, quella dei Piromalli, nonostante fosse trapiantato da anni in Emilia-Romagna e in Emilia in particolare. Gravato da diversi precedenti di Polizia e giudiziari, per droga, reimpiego di proventi illeciti, associazione per delinquere, reati contro la persona e il patrimonio nonché porto abusivo di armi, gestiva un bar-ristorante vicino al casello di Modena Nord, Lo Stalliere, attualmente affidato ad un curatore (per garantire la prosecuzione dell'attività). Ne aveva intestato ad altre persone quote sociali, conti correnti e beni strumentali, mentre lui preferiva apparire come semplice cameriere. Le auto non avevano nulla a che fare con l'attività d'impresa, venivano usate esclusivamente a titolo personale dal principale indagato. "Sono regali dello Stato", li definiva il diretto interessato scherzando al telefono coi complici, come emerso dalle intercettazioni.
 

Come spiegano oggi in conferenza stampa il colonello Fabio Ranieri, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna, e i suoi colleghi, si tratta di un'operazione scattata nell'ambito di "Radici", che ha fatto luce sulle infiltrazioni criminali mafiose, calabresi, portando lo scorso ottobre all'esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni pari a 30 milioni di euro. Il principale indagato non era emerso dalle indagini di allora per via del tipo di reato, il trasferimento fraudolento di valori, che aveva ancora bisogno di accertamenti bancari e patrimoniali specifici, nonché di diversi pedinamenti. I prestanome iniziali si sono rivelati un parmigiano e un carpigiano (di 68 e 38 anni), i primi che hanno rilevato le quote sociali dell'attività e ai quali poi è subentrata una quarta persona, originaria di Torre del Greco, poco più che quarantenne. Secondo gli investigatori, in particolare, tutta la vicenda mostra e conferma che "i criminali sono sempre più imprenditori in Emilia-Romagna. Il decreto cautelare è stato eseguito su richiesta della Dda.