Dopo la partenza di buona parte degli “stranieri” dal Sudan nel pieno di un conflitto tra i due eserciti rivali, si registrano ancora scontri a Khartoum, nei pressi del palazzo presidenziale, nonostante la tregua di 72 ore concordata ieri notte dall'Esercito (Saf) e dalle milizie ribelli del Rsf.
Lo riferisce la corrispondente di al Jazeera, secondo cui "nelle vicinanze del palazzo presidenziale abbiamo potuto sentire colpi di artiglieria pesante sparati dalle posizioni delle Forze di supporto rapido presumibilmente in direzione dei caccia" dell'Esercito sudanese.
Secondo quanto riferito sempre da Al Jazeera, prevale una "cauta calma" a Khartoum dove nonostante la tregua di 72 ore "a seguito di intensi negoziati", concordata ieri sera a mezzanotte è stata nuovamente violata.
Le vittime accertate di questi ultimi 10 giorni si aggirano intorno alle 500 mentre i feriti sarebbero migliaia. Le ong presenti sul territorio denunciano la mancanza di acqua, cibo e medicine sufficienti e la conseguente paralisi delle strutture sanitarie.
Con la partenza delle rappresentanze straniere si teme che la guerra tra i due eserciti rivali potrebbe innescare una vera e propria catastrofe umanitaria. Secondo l'Onu, infatti, potrebbe cominciare un esodo massiccio che potrebbe coinvolgere fino a 270.000 persone diretti verso i vicini Ciad e Sud Sudan. Profughi sudanesi che scappano dalla guerra in corso così come sono scappati agli inizi degli anni 2000 a causa del conflitto in Darfur che fece circa 300.000 vittime.
Oltre all'emergenza umanitaria, l'Oms lancia poi un allarme per l'esistenza di "rischi biologici" a causa dell'occupazione di un laboratorio da parte dei combattenti.
Si tratta di un laboratorio pubblico centrale che contiene campioni di malattie, tra cui la polio e il morbillo, creando una situazione "estremamente, estremamente pericolosa". "C'è un enorme rischio biologico associato all'occupazione del laboratorio centrale di sanità pubblica... Di una delle parti in guerra", ha dichiarato Nima Saeed Abid, rappresentante dell'Oms in Sudan, ai giornalisti a Ginevra in collegamento video.