Zunino torna in Italia: "Sto bene ma ho perso un amico. I russi sparano su qualsiasi cosa"

L'inviato di la Repubblica, ferito alla spalla in Ucraina, rientra dopo aver assistito alla morte di Bogdan Bitik, il traduttore che lo accompagnava

Zunino torna in Italia: "Sto bene ma ho perso un amico. I russi sparano su qualsiasi cosa"
Rainews24
Corrado Zunino

Sta per tornare in Italia Corrado Zunino, inviato per il quotidiano la Repubblica in Ucraina, rimasto ferito ieri, 26 aprile, a una spalla, in quello che sembra essere stato un agguato da parte di cecchini russi. Nello scontro, avvenuto nei pressi del ponte di Kherson, nel Sud dell'Ucraina, ha perso la vita Bogdan Bitik: il traduttore ha lasciato la moglie e un figlio.

"Sto bene ma sono addolorato per aver perso un amico. Con Bogdan ho fatto 5 missioni, lo conosco da quando sono arrivato in Ucraina per la prima volta. Lui era rientrato in Ucraina dall'Indonesia dove ha una moglie e un figlio, con la moglie ho appena parlato. Tutte persone straordinarie, gentili e generose", ha raccontato il giornalista questa mattina a Radio Capital. 

Il reporter si trova ricoverato in un ospedale militare “al sud del Paese”, ha quattro ferite lievi, "ma tra poche ore può avviarsi il trasferimento per il mio rientro in Italia".

"Era Bogdan che guidava l'auto quando eravamo in giro, parlava ai check point in ucraino, mi aiutava a tradurre le interviste. Ieri eravamo sul ponte di Kherson dalla parte in mano ucraina, era stato lui a propormi di fare un video. Due militari ucraini all'inizio del ponte ci hanno detto di andare via e siamo andati via subito. Tra loro continuavano a dire "Press press", quindi ci avevano identificati come giornalisti. Dopo sei secondi ho sentito bruciare la spalla, ho sentito solo un fischio, lo stesso proiettile che ha sfiorato la mia spalla ha colpito Bogdan, si trovava a solo un metro da me. Bogdan è caduto al suolo, senza un lamento. Mi sono girato per capire se mi stava seguendo ma lui era fermo sul ponte, non si muoveva. In quel momento io sono caduto e mi sono procurato tre piccole ferite. Lì abbiamo sentito un altro sparo. Nel mio giubbotto, i medici hanno poi trovato conficcato un terzo colpo, all'altezza della pancia".

Ma Zunino non riesce ancora a capacitarsi di come siano andate le cose: "Non capisco come sia stato possibile. La macchina l'avevamo lasciata nella rampa di accesso al ponte. Io ho un giubbotto blu con scritto molto in grande press e i due militari ucraini che ci hanno detto di andare via avevano capito che eravamo giornalisti. Ma i russi sparano su qualunque cosa, hanno sparato su dottori e ora sparano sulla stampa. Ho perso il conto di giornalisti e fotografi scomparsi o morti. Non ci siamo mai esposti a rischi gratuiti. Non c'era un'atmosfera di guerra, su quel ponte c'era silenzio".