Sudest asiatico

Elezioni in Thailandia, vincono le opposizioni: Move Forward primo partito

La Commissione elettorale thailandese ha certificato la clamorosa vittoria del partito di Pita Limjaroenrat che ha ottenuto 151 seggi sui 500 in palio alla Camera

Elezioni in Thailandia, vincono le opposizioni: Move Forward primo partito
Ap
Pita Limjaroenrat, leader di Move Forward, Thailandia

I thailandesi hanno inflitto una dura sconfitta ai militari, al potere da quasi un decennio, nelle elezioni parlamentari di ieri che hanno visto i due partiti di opposizione pro-democrazia uscire vincitori, pronti a negoziare un governo di coalizione. Il partito Move Forward, la cui retorica progressista riecheggia le massicce proteste del 2020 che chiedevano una profonda revisione della monarchia, è sulla buona strada per diventare la principale forza del prossimo parlamento.

Milioni di elettori si sono recati alle urne per un voto segnato dal rifiuto del primo ministro in carica, Prayut Chan-O-Cha, salito al potere dopo un colpo di Stato nel 2014, poi legittimato nel 2019 da elezioni controverse.

A conteggio dei voti concluso, la Commissione elettorale thailandese ha certificato la clamorosa vittoria del partito di opposizione Move Forward, che ha ottenuto 151 seggi sui 500 in palio alla Camera. Il secondo partito, con 141 seggi, è il Puea Thai, che aveva vinto ogni elezione dal 2001 a oggi e per due volte era stato spodestato da un colpo di stato. 

Per i partiti della coalizione di governo uscente è stata una disfatta: il Bhumjaithai ha conquistato 71 seggi, il Palang Pracharat 40, e il nuovo movimento del premier uscente Prayuth solo 36.   

Per formare un governo, che verrà eletto dalle Camere riunite, serviranno 376 voti. Il Senato di 250 membri è però interamente nominato dall'esercito, e il Move Forward ha sempre dichiarato di non voler mai scendere a patti con i militari e i partiti che hanno sostenuto il generale Prayuth dopo il golpe del 2014. Già nel 2019 quei voti consentirono a Prayuth di costruire una coalizione con svariati partiti minori escludendo il Puea Thai, all'epoca primo partito.

Si prevedono settimane di negoziazioni dietro le quinte. La volontà di riforme della popolazione è però ora talmente maggioritaria che escludere i due partiti più popolari sarebbe un clamoroso schiaffo alla democrazia, anche in un Paese dove disuguaglianze e soprusi dell'establishment sono tradizionalmente accolti con passività. 

Non va però sottovalutata la volontà di rimanere influente a ogni costo dell'élite monarchica abituata a comandare, che vede l'emergere del Move Forward come una minaccia esistenziale: il partito chiede infatti di limitare l'influenza dell'esercito e persino di riformare la legge di lesa maestà, usata per punire gli attivisti democratici in un Paese in cui il re è considerato semi-divino.

Per uscire da questa contrapposizione tra due campi, potrebbe emergere anche un governo di coalizione ibrido. Già in campagna elettorale si ventilava l'ipotesi di un accordo tra Thaksin e importanti esponenti del governo uscente (in particolare l'ex generale Prawit, grande manovratore del Senato), che permetterebbe all'ex premier di rientrare dall'auto-esilio senza passare dal carcere per scontare una condanna risalente al 2008.

Per vent'anni è stato lui la nemesi dei conservatori, timorosi di essere rimpiazzati dal suo campo negli apparati di potere. Ma il fatto che tra le nuove generazioni e nella capitale spopoli il Move Forward, con le sue richieste radicali, potrebbe convincere l'élite che il 73enne Thaksin, tra i due, sia ormai il male minore.

Un funzionario thailandese mostra una scheda elettorale durante il conteggio dei voti al seggio elettorale a Bangkok, in Thailandia AP Photo/Rapeephat Sitichailapa
Un funzionario thailandese mostra una scheda elettorale durante il conteggio dei voti al seggio elettorale a Bangkok, in Thailandia

Intanto, il leader dell'opposizione pro-democrazia in Thailandia, Pita Limjaroenrat, ha assicurato di essere "pronto a diventare il prossimo Primo Ministro", il giorno dopo le elezioni legislative che hanno spinto alla testa il suo partito, Move Forward.

"Sono Pita Limjaroenrat, il prossimo primo ministro della Thailandia", ha detto il 42enne candidato riformista in una conferenza stampa a Bangkok: "Siamo pronti a formare un governo", ha insistito, promettendo di essere "un primo ministro per tutti". 

Ha dichiarato di aver parlato con Paetongtarn Shinawatra per formare una coalizione a sei che riunirebbe "309" dei 500 seggi della Camera bassa.

Move Forward ha presentato un programma che si rifà alle manifestazioni democratiche del 2020 chiedendo un profondo rinnovamento della monarchia: dalla riforma del controverso articolo sul reato di lesa maestà alla fine della coscrizione obbligatoria. Temi questi che rischiano di creare attriti con l'élite militare che mantiene l'influenza all'interno delle istituzioni.

In un Paese segnato dagli interventi dell'esercito e della giustizia nel processo democratico, gli osservatori temono uno scenario che limiterebbe l'ampiezza dell'alternanza attesa, a vantaggio dei militari.