La notte non è bastata per trovare una soluzione e superare l'opposizione di Polonia e Ungheria al testo delle conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles sul capitolo dedicato ai migranti. Diverse proposte di mediazione sono state messe sul tavolo dalla presidenza del Consiglio Europeo, ma nessuna è stata accettata da Varsavia e Budapest che, secondo fonti europee, hanno assunto una posizione politica che prescinde dai contenuti del documento.
Tra i leader cresce però la voglia di andare oltre l'unanimità, una posizione sintetizzata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa al termine del vertice di oggi pomeriggio. "Non c'è stata unanimità ma una larga convergenza a 25 che era stata assente negli anni passati" ha sottolineato. Polonia e Ungheria hanno ottenuto solo una frase nelle conclusioni pubblicate da Michel, in cui si riferisce che durante il vertice "è stato notato" quello che hanno detto contro l'accordo sul Patto immigrazione e asilo approvato dai ministri dell'interno dell'Ue a maggioranza qualificata l'8 giugno a Lussemburgo. "L'accordo è valido e dovrà essere messo in opera" dagli Stati membri, checché ne dicano i premier ungherese e polacco Viktor Orban e Mateusz Morawiecki.

"Il Patto" sulle migrazioni e l'asilo "non ne esce ammaccato perché non era in discussione, non era in discussione al Consiglio. Non è un tema che si apre" ha spiegato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un punto stampa. "Era un tema sul quale la posizione di Polonia e Ungheria era di esprimere un dissenso perché era già stato portato a casa. Il Patto non viene discusso, per noi migliora le regole ma non credo che abbiamo risolto il problema della migrazione con il Patto per le migrazioni e l'asilo. Credo per noi migliori le regole ma rimango della posizione che la questione vada affrontata da un altro punto di vista ed è quello su cui lavoro ed è quello su cui c'è il consenso di tutti. E quindi è un win-win".

Le ragioni di Polonia e Ungheria
Al centro del dissenso c'è l'accordo sulla "dimensione interna" del Patto Ue su Immigrazione e Asilo, concluso dai ministri dell'Interno l'8 giugno a Lussemburgo, con decisione a maggioranza qualificata e voto contrario proprio di Polonia e Ungheria. Il termine "dimensione interna" si riferisce in particolare alla cosiddetta "solidarietà obbligatoria", che costringerebbe gli Stati membri a scegliere se ricollocare sul proprio territorio quote di migranti (stabilite secondo criteri oggettivi) dai paesi di primo ingresso, o, in alternativa, pagare 20.000 euro per ogni migrante non accolto. E questo è esattamente il punto che Budapest e Varsavia non accettano assolutamente e vorrebbero cancellare. I due Stati, inoltre, contestano il fatto che decisioni di questo genere possano essere prese dai ministri competenti in Consiglio Ue a maggioranza qualificata (come prevede il Trattato), e pretendono di continuare come si è fatto negli ultimi sette anni, quando sulle decisioni in materia d'immigrazione non si è mai votato se non c'era il consenso di tutti i paesi.

Meloni media incaricata da Michel: “La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina. Continuiamo a lavorarci”
"Nonostante capissi perfettamente le posizioni di Polonia e Ungheria, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri Paesi, una mediazione fino all'ultimo. Continuiamo a lavorarci. Sarò a Varsavia mercoledì, per esempio. E' un lavoro che bisogna continuare a fare" ha spiegato la premier. "La questione che pongono polacchi e ungheresi - ha osservato - non è peregrina, perché Polonia e Ungheria sono le due nazioni che in Europa si stanno occupando di più dei profughi ucraini. Lo fanno con risorse da parte della Commissione che sono insufficienti". "C'è un modo solo per risolvere il problema per tutti, ed è affrontare i movimenti primari, perché altrimenti diventa impossibile affrontare quelli secondari", ha ribadito.
Il dibattito a Bruxelles si concentra dunque sulla "dimensione esterna", ovvero quell'insieme di misure - dalla cooperazione con i Paesi terzi alla protezione delle frontiere - per ridurre i numeri degli arrivi.
Pnrr e fondi di Coesione, la premier “soddisfatta” dal vertice
L'Italia torna piena di soddisfazioni e di risultati da questo Consiglio. Anche sul fronte economico. "Ci eravamo presentati chiedendo pari condizioni per i Paesi con meno spazio fiscale, vale a dire la flessibilità dell'uso dei fondi esistenti. Oggi nelle proposte della Commissione questo elemento è presente e per l'Italia tra Pnrr e fondi di Coesione vuol dire 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi", ha sottolineato Meloni. E a proposito di Pnrr, Giorgia Meloni ha negato che l'erogazione della terza rata si stia ulteriormente complicando: non si è "aggravata" anzi "stiamo lavorando bene". Quanto al Mes: "Il tema non mi viene posto. Per cui evidentemente è possibile che ci sia molta meno attenzione di quanta ne diamo noi nel dibattito italiano".