Decreto sulla Pubblica amministrazione

Il governo frena i controlli della Corte dei Conti sul Pnrr. Fitto: "Nessuno scontro"

Presentato in commissione alla Camera un emendamento che sottrae al controllo della Corte tutte le spese dei fondi del Pnrr. Protestano le opposizioni. Oggi l'incontro tra Fitto e Carlino

Il governo frena i controlli della Corte dei Conti sul Pnrr. Fitto: "Nessuno scontro"
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Sede centrale della Corte dei Conti a Roma

Il Governo ha presentato in commissione Affari costituzionali e Lavoro della Camera un emendamento al decreto Pa che sottrae al controllo in itinere della Corte dei Conti - che può essere chiesto dal Parlamento - tutte le spese dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) fino al 2024.

Protestano le opposizioni, che chiedono il ritiro della proposta di modifica: “Lede l'equilibrio tra i poteri”, dice il capogruppo del Pd Boccia.

Ma il governo assicura: “Non è in atto nessuna guerra tra il governo e la Corte dei Conti, né si mette in discussione la necessità di controlli di legalità sulle opere pubbliche”, afferma il titolare dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che però spiega: “Servono controlli meno pesanti, meno oppressivi”. “C'è il massimo rispetto del governo verso la Corte dei Conti. Chiaro che il governo chiede ai suoi interlocutori tutti di avere il medesimo rispetto”, aggiunge il ministro gli Affari Europei, Coesione, Sud e Pnrr Raffaele Fitto.

Nell'emendamento l'esecutivo modifica la norma del 2020 in base alla quale "la Corte dei Conti, anche a richiesta del Governo o delle competenti Commissioni parlamentari, svolge il controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell'economia nazionale". Il testo presentato precisa: "Ad esclusione di quelli previsti o finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".

Proprio i vertici della magistratura contabile saranno ricevuti oggi a palazzo Chigi per un incontro con il ministro Fitto, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Mantovano e Fazzolari, il presidente della Corte dei Conti Carlino, il presidente aggiunto Miele, il procuratore generale Canale e il segretario generale Massi.

"Sulla norma proposta dal Governo per imbrigliare la Corte dei conti abbiamo chiesto poco fa una audizione con il presidente Guido Carlino. Ricordiamo che l'emendamento da noi fortemente contestato pretende di intervenire sulla Corte dei conti in quanto organo della Pubblica amministrazione - per giustificare l'ammissibilità dell'emendamento, in totale spregio del principio della separazione dei poteri. Per ora l'emendamento è stato accantonato e sarà votato per ultimo solo dopo l'audizione con la Corte dei Conti". hanno detto ieri i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Filiberto Zaratti e Franco Mari.

Nell'emendamento anche la proroga di un anno del cosiddetto "scudo erariale". Altra questione sollevata anche dalla Corte, su cui l'esecutivo ha scelto di muoversi "in linea con i governi precedenti", si difende il ministro Raffaele Fitto. "Noi stiamo prorogando una norma decisa dal governo Conte e prorogata dal governo Draghi, mi sembra piuttosto curioso e singolare che ci si attacchi", aggiunge il ministro che, infine, assicura: "Siamo assolutamente nei tempi, non ci sono ritardi" sul Pnrr. 

Levata di scudi dalle opposizioni: l'emendamento del governo "è vergognoso e inaccettabile", "ci opporremo in ogni modo a questa ennesima forzatura", dichiarano i capigruppo Pd Francesco Boccia e Chiara Braga. Anche Giuseppe Conte promette battaglia: "Ci opporremo con forza" anche perché, fa notare il leader M5s, "senza il controllo della Corte dei Conti verrebbe meno anche la possibilità per il Parlamento di essere aggiornato sull'utilizzo di queste risorse". Per il verde Angelo Bonelli si tratta di "un attacco al ruolo di un organo autonomo e indipendente". La "maggioranza si fa beffe di Mattarella", attacca il segretario di Più Europa Riccardo Magi, mentre il capogruppo terzopolista Matteo Richetti dice: "Si rimane basiti, perché quello che emerge è inaccettabile: non solo non sanno come spendere i soldi del Pnrr e delle riforme necessarie  nemmeno l'ombra, ma ora, senza troppo pudore, non vogliono essere  disturbati".