Un volo fino a 85 chilometri di quota, alcuni minuti in microgravità e il rientro nel luogo di partenza, il New Mexico. Si è conclusa con successo la prima missione suborbitale commerciale di Virgin Galactic, la compagnia privata del milionario Richard Branson. Una missione in gran parte italiana dato che delle sei persone a bordo della navetta VSS Unity, quattro erano italiane: il pilota Nicola Pecile, il Colonnello Walter Villadei e il Tenente Colonnello Angelo Landolfi dell'Aeronautica Militare e il ricercatore Pantaleone Carlucci del CNR. Completavano l'equipaggio l'altro pilota, Mike Masucci, e l'istruttore di Virgin Galactic Colin Bennett.
Virgin Galactic utilizza un sistema di volo diverso rispetto ai tradizionali razzi spaziali. Un grande aereo-madre trasporta fino a circa 15 chilometri di altezza la navetta, che poi si sgancia, accende i razzi e punta verso lo spazio. Una volta raggiunta la massima altitudine, torna planando nel punto di partenza. Il tutto dura circa un'ora e mezza, con la fase principale che si concentra negli ultimi 15 minuti.

Missione italiana
La missione, denominata Virtute-1, è nata da un accordo commerciale tra Aeronautica Militare e Virgin Galactic e ha avuto il fondamentale supporto scientifico del CNR e la collaborazione di alcune università. Villadei, Landolfi e Carlucci hanno effettuato 13 esperimenti di vario genere, dagli studi sugli effetti della microgravità sul corpo umano e su alcuni particolari materiali fino allo studio dei raggi cosmici e al test del prototipo di una nuova tuta spaziale. La navetta pensata soprattutto per il trasporto di turisti spaziali si è insomma trasformata in un laboratorio.

Il futuro
Per Virgin Galactic si tratta di un risultato di grande importanza, la prima volta in assoluto che a bordo sono saliti dei passeggeri paganti. La prossima missione è prevista ad agosto. Sono diverse centinaia le persone che hanno già prenotato un volo per ammirare la Terra dall'alto.