Passaggio ravvicinato

La Terra sfiorata da un asteroide, ma ce ne siamo accorti soltanto adesso

Il 13 luglio un grosso blocco di roccia è transitato a un quarto della distanza fra il nostro pianeta e la Luna. Proveniva dalla direzione del Sole e non era visibile. E' stato osservato solo due giorni dopo

La Terra sfiorata da un asteroide, ma ce ne siamo accorti soltanto adesso
Bartmann ESO - Kornmessee e Brunier - Risinger
Illustrazione di un asteroide

In termini astronomici è stato un passaggio ravvicinatissimo: circa 100.000 chilometri, più o meno un quarto della distanza fra la Terra e la Luna. Giovedì 13 luglio un asteroide di una sessantina di metri di diametro ha mancato di poco il nostro pianeta e ce ne siamo accorti solo un paio di giorni dopo.

Il blocco di roccia spaziale, denominato 2023 NT1, proveniva dalla direzione del Sole e non era quindi visibile. Il primo avvistamento è stato effettuato sabato, quando ormai si stava allontanando. Ulteriori osservazioni hanno permesso di calcolare la sua traiettoria e hanno mostrato che siamo stati fortunati: in caso di impatto oggetti di queste dimensioni possono generare un cratere di oltre un chilometro di diametro, più o meno come il celebre Meteor Crater in Arizona. Sarebbe stato un disastro.

Sono molto i progetti in corso per difendere la Terra dagli asteroidi. Il primo passo è potenziare le osservazioni. Per vedere anche gli oggetti provenienti dall’interno del Sistema Solare si sta lavorando anche a satelliti da posizionare fra la Terra e il Sole, come la missione Neo Surveyor della NASA e il satellite NEO MIR dell’ESA. Essere consapevoli in anticipo di una minaccia in arrivo permetterebbe ad esempio di organizzare evacuazioni mirate.

Con un preavviso di qualche anno, si potrebbe anche fare di più: le agenzie spaziali stanno lavorando a sistemi per deviare asteroidi pericolosi. Qualche mese fa la sonda DART della NASA ha dimostrato che è possibile farlo: ha colpito l'innocuo Dimorphos e ha modificato la sua orbita. Un'altra missione, HERA dell'ESA, partirà nel 2024 per studiare da vicino gli effetti dell'impatto e fornire ulteriori dati utili ad approntare tecnologie per la difesa planetaria.