MONDO
Ancora nessuna notizia sui motivi del fermo in una città di confine con la Siria
Giornalista italiano Gabriele Del Grande ancora in carcere in Turchia

Nella zona in cui il giornalista è stato fermato i controlli sono ormai estremamente rigidi. Mentre un po' di tempo fa, spiegano le fonti, bastava esibire una tessera stampa, ora per i giornalisti è necessario chiedere ulteriori autorizzazioni alle autorità locali. Non è noto, affermano ancora, se Del Grande ne fosse o meno in possesso, mentre la zona è fortemente sconsigliata dall'unità di crisi della Farnesina. In Turchia, sottolineano, "c'è uno stato d'emergenza con disposizioni di ordine pubblico che vengono applicate in modo rigoroso in tutto il Paese, e con maggior rigore in aree di confine", ed è quindi possibile che "le autorità abbiano ritenuto che ci fossero gli estremi per un fermo".
Del Grande, toscano, 34enne, da anni è impegnato sul tema delle migrazioni. Fondatore del blog Fortress Europe, che dal 2006 racconta il Mediterraneo e le vittime dei confini, è fra i tre registi di 'Io sto con la sposa', documentario del 2014 finanziato dal basso che racconta il viaggio di cinque profughi siriani e palestinesi per raggiungere la Svezia dall'Italia. Del Grande era partito pochi giorni fa per la Turchia, per raccogliere materiale per il suo nuovo libro 'Un partigiano mi disse', che sta realizzando grazie al crowdfunding.
L'idea, spiega lui stesso sul sito della raccolta fondi, è quella di "guerra in Siria e nascita dell'Isis raccontate attraverso l'epica della gente comune in un intreccio di geopolitica e storytelling". Su Facebook, l'8 aprile il documentarista aveva fatto sapere di essere "di nuovo in viaggio, Istanbul, sulle tracce di una nuova storia per il libro", mentre il 5 aprile aveva scritto: "Il giornalismo dovrebbe denunciare i crimini di guerra. Di tutti. Per farlo però c'è bisogno che ai corrispondenti di guerra siano garantiti l'ingresso sicuro e l'indipendenza del loro lavoro".