MONDO
L'appello della famiglia
Zaki incontra la madre: "Sono esausto fisicamente e depresso"
"Chiediamo a ogni persona responsabile e a chi prende le decisioni di rilasciare immediatamente Patrick. Restituiteci nostro figlio e restituiteci tutte le nostre vite"

La donna racconta che "durante la visita, Patrick non era affatto se stesso, era diverso rispetto a qualsiasi altra visita e ci ha letteralmente spezzato il cuore". Inoltre, si legge nella dichiarazione rilasciata a nome della famiglia, "ci ha sconvolto sapere che è diventato talmente depresso da dire: 'Raramente esco dalla mia cella durante il giorno, perché non riesco a capire perché sono qui e non voglio affrontare la realtà per cui posso andare a camminare su e giù nel raggio di pochi metri, per poi essere rinchiuso di nuovo in una cella ancora più piccola'".
"Nostro figlio - prosegue la nota - è una persona innocente e un brillante ricercatore, dovrebbe essere valorizzato, non rinchiuso in una cella. Dieci mesi fa, Patrick stava lavorando al suo master e pensava di terminarlo per poi proseguire con il dottorato di ricerca". "Ora come ora, il suo futuro è completamente incerto; non sappiamo quando sarà in grado di continuare gli studi, di lavorare e persino di tornare alla sua vita sociale, un tempo ricca. Chiediamo a ogni persona responsabile e a chi prende le decisioni di rilasciare immediatamente Patrick. Restituiteci nostro figlio e restituiteci tutte le nostre vite", conclude la famiglia. Il messaggio è stato pubblicato su Facebook da un gruppo a sostegno di Patrick Zaki.
Anche nella sua ultima lettera, datata 12 dicembre, Zaki aveva lamentato problemi alla schiena e parlato del suo stato mentale definito "non un granché".
Ieri, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ospite di Che tempo che fa, ha dichiarato: "Siamo al lavoro per far liberare Patrick Zaki e riportare in Italia Chico Forti, siamo impegnati per la verità per Giulio Regeni e Mario Paciolla, morto in Colombia. E' il momento che l'intera Unione europea si schieri sui diritti umani e in particolare sui casi Regeni e Zaky".