Cina. Disney sotto accusa per le scene di Mulan girate nello Xinjiang
I ringraziamenti nei titoli di coda all'ufficio di pubblica sicurezza della provincia in cui la minoranza uigura viene perseguitata e reclusa in campi di lavoro forzato non sono passati inosservati. Joshua Wong, attivista pro-democrazia lancia una campagna di boicottaggio del film.
La produzione di "Mulan" aveva già provocato polemiche sui social media l'estate scorsa quando Yifei Liu, l'attrice americana di origini cinesi protagonista del film, aveva espresso pubblicamente il suo sostegno alla polizia di Hong Kong durante le manifestazioni di protesta pro-democrazia.
Oggi il 'remake' 'live-action' del celebre cartone Disney ambientato in Cina torna nell'occhio del ciclone per essere stato in parte filmato nella regione dello Xinjiang, la provincia cinese al centro delle accuse da parte delle organizzazioni in difesa dei diritti umani per la presenza di campi di internamento e la persecuzione della minoranza uigura.
L'attivista pro democrazia di Hong Kong Joshua Wong e altri attivisti a Taiwan e in Thailandia hanno lanciato su Twitter una campagna per il boicottaggio della pellicola con gli hashtag "#BoycottMulan" e "#BanMulan" dopo il lancio del film sulla piattaforma di streaming Disney. Il film avrà invece una distribuzione nelle sale cinematografiche cinesi - mercato sempre più importante per gli studios hollywoodiani - a partire dall'11 settembre.
Diverse istituzioni statali dello Xinjiang appaiono nei titoli di coda del film tra cui quello all'ufficio di pubblica sicurezza di Turpan, coinvolto nello scandalo dei campi di internamento e lavoro forzato. Il World Uyghur Congress di Monaco di Baviera ha denunciato il fatto su Twitter rilanciando un articolo del Guardian in merito: "Nel nuovo #Mulan, @Disney ringrazia l'ufficio di pubblica sicurezza di Turpan, coinvolto nei campi di internamento del Turkistan orientale".
In the new #Mulan, @Disney thanks the public security bureau in Turpan, which has been involved in the internment camps in East Turkistan.
— WorldUyghurCongress (@UyghurCongress) September 7, 2020
Last year, the actor publicly supported the #HongKongPolice in their violent crackdowns on pro-democracy protesters.https://t.co/0g5o4GB2M5
"Immagina parti di un film, dal successo globale, riprese nelle vicinanze di villaggi di minoranze, mentre le
squadre di lavoro (governative) vanno porta a porta, fanno domande,seguite da un internamento di massa da parte della polizia", ha scritto su Twitter Adrian Zenz, uno dei principali ricercatori politici sullo Xinjiang citato dal Washington Post.
Shawn Zhang, un altro ricercatore residente in Canada, ha fatto notare dal canto suo come la sequenza temporale della produzione di "Mulan" coincida con il picco della campagna di "rieducazione" nello Xinjiang e ha calcolato che la produzione del film dovrebbe essere passata nei pressi di sette dei centri di detenzione lungo la strada che porta dall'aeroporto di Turpan alla 'location' delle riprese nel deserto.
Interpellato sulla reazione alle riprese del film nello Xinjiang, il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha ribadito la posizione di Pechino che nega l'esistenza di campi di lavoro forzato nella regione, e le definisce istituzioni professionali e rieducative accusando le forze anticinesi di diffamare la sua politica nello Xinjiang.
Joshua Wong ha accusato la Disney di "inchinarsi" alla Cina, citando sia il sostegno di Liu e di un altro attore del cast alla polizia di Hong Kong sia i titoli di coda del film con i ringraziamenti alle forze di sicurezza dello Xinjiang: "Esortiamo la gente di tutto il mondo a boicottare il nuovo Mulan", ha detto l'attivista interpellato martedì dalla Reuters. La Disney non ha al momento rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla vicenda.
Il film, la cui produzione è costata 200 milioni di dollari, doveva essere nelle sale già a marzo, ma la sua uscita è stata ritardata dalla pandemia COVID-19. Il mese scorso, la Disney ha annunciato che "Mulan" avrebbe sostanzialmente saltato la fase di distribuzione nelle sale per essere reso disponibile direttamente sulla sua piattaforma di 'streaming' Disney+.
E' prevista però a partire da venerdì la proiezione nei cinema cinesi, e la Disney si augura un risultato più proficuo rispetto alla versione animata di più di 20 anni fa. Allora l'uscita di "Mulan" fu resa complicata a causa dei rapporti tra la casa di produzione americana e il governo di Pechino che si erano interrotti dopo la realizzazione di "Kundun", il film di Martin Scorsese prodotto dalla Disney nel 1997 e basato sulla vita del Dalai Lama, considerato dalla Cina un pericoloso separatista nell'annosa questione della causa di autonomia per il Tibet.
A febbraio, la regista Niki Caro aveva raccontato un altro aneddoto circa il difficile rapporto tra la classe dirigente cinese e la libertà di espressione. Intervistata da The Hollywood Reporter aveva rivelato che la Disney, dopo una proiezione di prova davanti a una platea cinese, aveva deciso di eliminare la scena di un bacio della protagonista in seguito alla reazione ricevuta da parte dei suoi stessi esecutivi locali.
This is truly outrageous: The new live-action Mulan THANKS the Turpan Public Security Bureau (in southern Xinjiang) in the credits. That specific public security bureau has been deeply involved in the Xinjiang concentration camps.
— B. Allen-Ebrahimian (@BethanyAllenEbr) September 7, 2020
h/t @jeannette_ng @shawnwzhang pic.twitter.com/db8bpA3Yl1