La parola del momento? "Overtourism". E Venezia ne è, naturalmente, la capitale mondiale
Ancora non è entrata nei dizionari, ma dopo "Fake News" e "Post Verità" una delle parole più di tendenza nel 2018 è "Overtourism." Traducibile alla lettera con "Sovraffollamento turistico", è la piaga che colpisce le località più frequentate da chi può viaggiare. In un rapporto appena pubblicato è Venezia, la capitale mondiale di questo fenomeno.
Ma cosa significa "Overtourism"? Lo spiega in un articolo pubblicato sul Telegraph Greg Dickinson autore dell'unica definizione al momento proposta per l'inclusione in un dizionario ufficiale: "Il fenomeno secondo cui una destinazione popolare o una particolare vista viene invasa dai turisti in modo insostenibile." Si tratta di un tema di estrema attualità discusso in articoli, ricerche e conferenze in tutto il mondo - l'ultima citata da Dickinson è quella del World Travel and Tourism Council (WTTC) svoltasi in questi giorni a Buenos Aires - in cui si discute il destino delle destinazioni turistiche più amate, quelle "amate fino alla morte."
Il recente caso dell'Isola di Boracay nelle Filippine, meta da sogno trasformata da paradiso tropicale a disastro ambientale e chiusa al turismo per permettere la demolizione di centinaia di strutture ricettive abusive e creare un sistema fognario adeguato è solo l'ultimo dei casi di turismo insostenibile saliti alla cronaca.
In proposito proprio oggi è stato presentato a Parigi un rapporto dell'Healthy Travel and Healthy Destinations (HTHD) commissionato da Airbnb secondo cui sarebbe proprio Venezia la capitale mondiale del sovraffollamento turistico, ovvero la città che più di tutte le altre mete popolari di viaggio al mondo, da Barcellona ad Amsterdam e Bangkok, soffre di questa situazione, con un rapporto impressionante di 73,8 turisti per abitante fra centro storico e terraferma, un rapporto reso ancora più significativo dal fatto che si tratta per lo più di visitatori cosiddetti "mordi e fuggi".
E' del mese scorso l'inaugurazione a Venezia, ai piedi del ponte della Costituzione e all’inizio di Lista di Spagna, dei tornelli per regolare i flussi turistici nei periodi di particolare affluenza o comunque secondo la discrezione della polizia municipale in base al monitoraggio delle telecamere di sorveglianza.
Nel rapporto, che ovviamente cerca di portare acqua al mulino del committente, finito per altro più volte al centro di polemiche proprio in Laguna per la capillarità della sua offerta, si sottolinea che non tutti i tipi di turismo sono uguali in termini di impatto sulle città e che un'alleggerimento della pressione sulle zone più frequentate dal turismo di massa porta a maggiori benefici per il territorio nel suo complesso. Di qui suggerimenti abbastanza prevedibili: dal viaggiare in piccoli gruppi al pernottare in quartieri esterni alla zona più turistica. L'eterno dilemma: fare i turisti lontano dai turisti.
Come nel vaso di "Fake News" e "Post Verità" anche nel caso di "Overtourism" il fenomeno esisteva già ben prima che la parola cominciasse a diventare di uso comune. La definizione di "Overtourism" è ancora incerta ma c'è ancora più disaccordo sulle ricette e le politiche con cui affrontare il tema. Dickinson fa risalire il neologismo al 2016 - fino ad allora non se ne trovava praticamente traccia in rete mentre il suo utilizzo negli ultimi due anni ha subito una vera e propria impennata. Ad "inventare" la parola Rafat Ali, CEO e fondatore di Skift, nella prefazione per un articolo dedicato all'impatto del turismo di massa in Islanda. Un articolo che lanciava l'allarme sui pericoli di sostenibilità delle politiche di ricezione.
Quali sono le cause a livello globale di questo fenomeno? In generale è l'espandersi a livello globale di una classe media che, raggiunto un certo grado di sicurezza economica, investe parte della ricchezza nei viaggi. Secondo il Brookings Institute la classe media globale è attualmente composta da circa 3,7 miliardi di persona con un tasso di crescita di 160 milioni di persone che ogni anno per i prossimi cinque anni andranno ad accrescere la schiera di possibili, anzi, probabili, turisti. Nel 2017 i flussi turistici internazionali sono cresciuti del 7 per cento. L'Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) prevede che questi flussi continueranno a crescere nel 2018, ma con un ritmo più sostenibile del 4-5 per cento. In questo scenario il caso cinese rappresenta una vera e propria bomba turistica: nel 2000 erano circa 10,5 milioni i turisti cinesi che viaggiavano all'estero. Nel 2017 sono stati 145 milioni con un aumento del 1380 per cento e l'Istituto di Ricerca Cinese sul Turismo Estero prevede che questa cifra toccherà quota 400 milioni entro il 2030.
Considerato che città italiane come Venezia appunto, ma anche Firenze e Roma sono già tra le mete più congestionate dal flusso turistico, come sopravviveranno a questa ondata di "Overtourism"?