Proteste in Thailandia: ecco perché le papere gialle sono diventate il simbolo della rivolta
Da opera d'arte concettuale a sberleffo transnazionale al potere costituito: storia di una papera di gomma.
Dall'inizio del movimento che in Thailandia chiede le dimissioni del governo e più democrazia, i manifestanti hanno adottato diversi simboli per animare in modo creativo le proteste di piazza: c'è il segno delle tre dita con indice, medio e anulare alzati, ispirato al saluto dei ribelli di Capitol City nella saga di "Hunger Games"; ci sono i dinosauri che rappresentano la vecchia generazione di politici thailandesi che i manifestanti vorrebbero spazzare via come gli asteroidi, rappresentati durante le proteste da grandi palloni colorati e infine sono arrivate le grandi papere gonfiabili da piscina che nelle ultime settimane sono diventate qualcosa di più di semplici mascot della sollevazione popolare guidata da giovani studenti.
Durante gli scontri con le forze dell'ordine e i filo-monarchici davanti al Parlamento di Bankok la scorsa settimana, le papere gonfiabili sono diventate uno strumento di difesa contro i getti d'acqua mista a sostanze chimiche irritanti degli idranti della polizia e ora delle piccole papere vengono applicate sugli elmetti forniti ai manifestanti per proteggersi da eventuali cariche. Ma da dove viene questo simbolo?
I manifestanti, interpellati dai media che seguono gli avvenimenti in loco, dicono che la papera di gomma è un segno di scherno nei confronti del governo e della monarchia. Ispirata alla "Rubber Duck", la serie di installazioni galleggianti dell'artista olandese Florentijn Hofman, che hanno fatto il giro di diversi porti tra cui Hong Kong, Baku e Sydney negli anni scorsi, la papera è diventata immediatamente un simbolo di conflitto "politico".
Lo si deve al governo di Pechino che proprio a poche settimane dall'esposizione dell'opera nel Victoria Harbour di Hong Kong nel maggio 2013, cominciò a censurare sui social media cinesi l'uso del termine "Grossa papera gialla" dopo che erano cominciate a circolare versioni della storica foto dell'Uomo del Carro Armato durante la rivolta di piazza Tienanmen del 1989 con la papera gialla 'photoshoppata' sopra. Da quel momento papere gialle sono spuntate in diverse parti del mondo durante le manifestazioni di piazza contro le autorità costituite.
È accaduto a Mosca nelle proteste contro Putin e la corruzione tra i dirigenti di Russia Unita, il partito al potere; è accaduto in Brasile al tempo della mobilitazione di massa che chiedeva l'impeachment dell'allora presidente Wilma Rousseff; e le papere gialle sono apparse anche a Hong Kong durante le manifestazioni del movimento che aveva come simbolo iconico l'ombrello. In una immagine diventata celebre si vede la polizia schierata in tenuta anti-sommossa che "affronta" una piccola papera di gomma gialla posata sull'asfalto.
E proprio uno dei giovani leader del movimento di opposizione Hong Kong, Joshua Wong, ha voluto in queste ore celebrare la creatività dei manifestanti di Bangkok con un twit:
Apart from #policebrutality, the world should also pay attention to #Thaiprotestors' creativity. Probably the first place where the powerless citizens use #RubberDuck to fight against tyranny.
— Joshua Wong 黃之鋒 😷 (@joshuawongcf) November 18, 2020
Creativity wins.
Long live rubber ducks.#whatishappeninginthailand #MilkTeaAlliance pic.twitter.com/zwYpjFIDjv
Lesa maestà: il pugno di ferro contro i manifestanti, riesumata una vecchia legge
Ma la classe dirigente di Bangkok non ha preso alla leggera questa serie di sberleffi. I manifestanti pro-democrazia in Thailandia sono tornati anche oggi per le strade della capitale, sfidando il giro di vite del governo che contro di loro ha riesumato una legge molto repressiva contro la diffamazione della monarchia. Martedì, la polizia aveva emesso un mandato di comparizione per 12 leader della protesta con l'accusa di lesa maestà nei confronti dei membri chiave della famiglia reale, un reato punibile fino a 15 anni di carcere. La maggior parte dei leader del movimento deve già rispondere di imputazioni che vanno dal blocco del traffico alla sedizione. La legge che punisce la lesa maestà è assai controversa, perché chiunque - non solo i reali o le autorità - può presentare una denuncia, per cui in passato era stato utilizzato come arma nelle vendette politiche. Negli ultimi tre anni anni era caduta in disuso per volere dello stesso re Maha Vajiralongkorn. Ora torna utile per piegare le proteste che mirano a una riforma democratica della Costituzione monarchica scritta sotto il governo dei militari e chiedono le dimissioni del governo del primo Ministro Prayuth Chan-ocha.