La cattura del superlatitante

Matteo Messina Denaro: trovata l'automobile del boss vicino casa dell'autista

L'autista Luppino aveva i numeri dei medici. Nel covo, tra i libri, una biografia su Putin. Parla il cognato di Bonafede: "Andrea è una persona buona". Ora è il momento della caccia alla rete di protezione. La figlia: "Non vado al colloquio"
Matteo Messina Denaro: trovata l'automobile del boss vicino casa dell'autista
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Mafia, trovata l'auto di Messina Denaro

Il legale della figlia del boss: “Non ha mai rinnegato il padre”

"A seguito dell'arresto di Matteo Messina Denaro, il bailamme mass mediatico innescatosi non ha risparmiato la di lui figlia, Lorenza Alagna. Sono state diffuse attraverso i mezzi di informazione a tiratura nazionale e di divulgazione online, sin dai giorni immediatamente successivi all'arresto e con ritmo sempre più incessante ed insistente, notizie destituite di ogni fondamento, riguardanti una presunta manifestazione di volontà da parte di Lorenza Alagna atta a rinnegare ogni contatto con il di lei padre. Si smentisce in modo categorico tutto ciò che è stato pubblicato falsamente, stante che, Lorenza Alagna mai ha rilasciato alcuna dichiarazione che potesse indurre a ritenere la sussistenza della volontà in capo alla suddetta di rinnegare ogni contatto con il di lei padre a seguito dell'avvenuto arresto, con la doverosa precisazione che mai e poi mai sono intervenuti contatti con il predetto fin dalla nascita". 

Lo scrive, in una nota, l'avvocato Franco Lo Sciuto, che rappresenta Lorenza Alagna, la figlia del boss Messina Denaro, che ha preso il nome della madre. La donna è "figlia naturale di Matteo Messina Denaro", come dice lo stesso legale. Lorenza Alagna vuole "rivendicare la incontestabilità e legittimità di ogni scelta personale e intima, siccome attinente alla sfera dei rapporti con il di lei padre, mai rinnegato".

 

In questura il figlio dell'autista del boss

Il figlio di Giovanni Luppino, l'autista del boss Matteo Messina Denaro, è stato accompagnato in serata in Questura a Trapani per essere sentito dagli investigatori. Nel pomeriggio è stata fatta una perquisizione nella sua abitazione, sempre a Campobello di Mazara (Trapani). Oggi è stata trovata nel suo garage l'auto di Messina Denaro, una Giulietta.

Messina Denaro acquistò personalmente l'auto

A gennaio del 2022 il boss Matteo Messina Denaro avrebbe personalmente acquistato, in una concessionaria di Palermo, la Giulietta oggi individuata e sequestrata dalla polizia, usata dal capomafia nell'ultimo anno di latitanza. I documenti della macchina sono stati trovati nel covo di vicolo San Vito individuato martedì dai carabinieri.

Il contratto di acquisto della Giulietta era intestato a una anziana disabile di 86 anni, madre di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità al boss. Alla donna è intestata anche la Fiat 500 data in permuta. 

La Giulietta, secondo quanto risulta, è stata acquistata in contanti per 10mila euro. Una delle tante spese del capomafia che segnava metodicamente tutte le uscite facendo poi la somma mensile. L'ultima ammontava a 7700 euro. Nel covo di San Vito sono state trovate anche ricevute di ristoranti fino a 700 euro. Non è confermato, invece, che nell'appartamento in cui il boss ha trascorso l'ultimo anno di latitanza siano stati trovati biglietti di viaggi all'estero.


 

 

Primi riscontri sull'auto del boss: era intestata alla madre di Andrea Bonafede

L'auto di Matteo Messina Denaro, ritrovata dagli inquirenti a Campobello di Mazara vicino a uno dei covi del superlatitante e nei pressi dell'abitazione del suo autista, Giovanni Luppino, è intestata alla madre di Andrea Bonafede, l'uomo che ha prestato la sua identità al boss di Castelvetrano. È una delle prime indicazioni che giungono dall'analisi dell'auto sequestrata dalla polizia nel pomeriggio.

 

Il sequestro dell'auto del boss

Le operazioni della scientifica sull'auto del boss prima della rimozione

Rimozione auto Matteo Messina Denaro Localteam
Rimozione auto Matteo Messina Denaro

Rimossa l'auto del boss

La Giulietta Alfa Romeo nera, custodita in uno dei locali usati abitualmente dal boss, Matteo Messina Denaro, è stata rimossa dalla polizia, mentre l'intero locale è stato posto sotto sequestro. 

Proprio grazie alla macchina gli investigatori erano riusciti a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capo mafia dopo l'arresto c'era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. 
 

L'autista Luppino aveva i numeri dei medici del boss

Tra gli elementi sequestrati a Giovanni Luppino, l’autista del boss Matteo Messina Denaro, ve ne sono alcuni che dimostrano che l’uomo, diversamente da quanto da lui dichiarato, non poteva aver conosciuto il boss il giorno stesso dell’arresto, quando lo ha accompagnato alla clinica La Maddalena. Nel decreto di convalida di perquisizione e sequestro vi sono infatti appunti relativi al dottor Vittorio Gebbia, medico oncologo de La Maddalena che aveva in cura Matteo Messina Denaro e altri numeri per le prenotazioni nella struttura sanitaria. Vi è inoltre un appunto sulla guarnizione per una Giulietta, l’auto identificata come quella di proprietà di Matteo Messina Denaro ritrovata dalla polizia.

L'intervista al Tg2 del cognato di Bonafede: "Andrea è una persona buona"

Parla il cognato di Bonafede: "Andrea è una persona buona"

"Mio cognato è un gran lavoratore ed è una persona buona, talmente buona, come si dice dalle nostre parti, che diventa sciocco o, forse, di più". Lo ha detto al Tg2 il cognato di Andrea Bonafede, Roberto D'Alfio, sposato con una delle sorelle. Attualmente Bonafede, che ha prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro, si trova a casa della sorella nella frazione di Tre Fontane, dove vive anche la madre. "E' spaventato e preoccupato, non dice nulla, forse ha una sorta di shock", ha detto D'Alfio. "Non capisco ancora come mai non lo abbiano arrestato, perché ritengo ci siano i presupposti per farlo", ha aggiunto. "A mio cognato ho detto: hai perso un'occasione per guadagnare 1,5 milioni di euro in maniera legale, così da dare un futuro ai tuoi figli", ha affermato D'Alfio, facendo riferimento alla taglia che esisteva per far ritrovare il boss quando era latitante. "Per adesso mio cognato è qui perché c'è sua mamma che non sa nulla e che lui crede che tra qualche giorno non la vedrà più", ha concluso D'Alfio.

Nel covo scontrini e biglietti aerei per Inghilterra e Sud America

Investigatori e magistrati proseguono l'analisi dei reperti ritrovati nel covo del boss Matteo Messina Denaro di vicolo San Vito (ex CB31) a Campobello di Mazara. Oltre a a diversi libri, anche storici e la biografia di Putin, rinvenuti scontrini e biglietti aerei con destinazioni varie, tra cui Inghilterra e Sud America.

Piantedosi: "C'è stato senza dubbio problema di cultura mafiosa"

"Se c'è stato un problema di cultura mafiosa? C'è stato, non c'è dubbio". Lo ha dichiarato Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, in occasione della sua visita in Prefettura, per la firma del Patto per la sicurezza urbana integrata e la vivibilità a Bologna, commentando l'arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto nei giorni scorsi. "Adesso non voglio fare sociologia di questo cose, quanto sia stata omertà soggiacente, quanta partecipazione - ha aggiunto il ministro - Io voglio segnalare che sono state visibili anche manifestazioni di apprezzamento del lavoro delle forze dell'ordine, con scene di esultanza. Mi piace che ci si concentri molto anche e soprattutto in una fascia d'età più giovanile. La progressione dal punto di vista generazionale favorisca qualcosa. Evidenzierei e segnalerei anche questo".

"Quella dell'arresto di Matteo Messina Denaro potrebbe essere veramente una pagina chiarificatrice", ha aggiunto Piantedosi.

Piantedosi: "Gli inquirenti proseguano il lavoro di analisi"

"Bisogna che gli inquirenti continuino e proseguano in questo capillare e incessante lavoro che stanno facendo di analisi e di indagine della latitanza e della posizione di Matteo Messina Denaro". Lo ha dichiarato Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, in occasione della sua visita in Prefettura, per la firma del Patto per la sicurezza urbana integrata e la vivibilità a Bologna, commentando l'arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto nei giorni scorsi. "Questo è stato frutto di un'indagine sviluppatasi con sistemi tradizionali molto classici e molto normali - ha proseguito il ministro, sottolineando l'importante dispiegamento delle energie delle forze dell'ordine per capire che cosa è successo - Ci stanno lavorando proficuamente e meritano sostegno, plauso e credito la procura di Palermo e i carabinieri in concorso con altre forze di polizia". Piantedosi ha, infine, ricordato come adesso si stia muovendo qualcosa "anche sulle indicazioni che pervengono da tutte le forze di polizia rispetto al fatto di ricercare i luoghi che erano stati frequentati".

Nel covo di Messina Denaro trovata anche una biografia su Putin

Tra i libri trovati nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, ultimo rifugio del capomafia Matteo Messina Denaro c'è anche una biografia del leader  russo Vladimir Putin. Sono decine i volumi trovati nell'appartamento sugli argomenti più disparati, tra i quali anche alcuni testi storici.

La Giulietta del boss intestata alla madre di Bonafede

Ritrovata l'autovettura del boss Matteo Messina Denaro. Si trovava nei pressi del terzo covo, a Campobello di Mazara, in Via San Giovanni e a 300 metri dal primo, di fronte l'abitazione di Giovanni Luppino. Si tratta di un'Alfa Romeo nera, modello "Giulietta". L'autovettura risulta immatricolata nel 2020, regolarmente assicurata e, secondo quanto apprende l'Agenzia di Stampa Italpress, il veicolo è intestato a Giuseppa Cicio, madre di Andrea Bonafede.

Trovata l'auto di Messina Denaro vicino alla casa dell'autista Luppino

È stata ritrovata dalla polizia la Giulietta del boss Matteo Messina Denaro. Proprio grazie alla macchina gli investigatori riuscirono a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capo mafia dopo l'arresto c'era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. Ma solo ora la Giulietta è stata ritrovata. Sul posto c'è il procuratore aggiunto Paolo Guido.

Era stato proprio Luppino ad accompagnare il boss in clinica. Secondo gli investigatori, all'alba di lunedì il boss avrebbe lasciato la sua Giulietta vicino all'abitazione di Luppino e con la Bravo dell'uomo incensurato hanno raggiunto Palermo.

 

La compagna di Bonafede: "Non mi aveva detto nulla"

"Mi è esplosa una bomba in casa": si dice sotto shock Rosa Leone. Al Corriere della Sera la donna spiega di essere da 11 anni la compagna di Andrea Bonafede, uomo di cui il boss Messina Denaro aveva acquisito l'identità: "Adesso però l'ho lasciato". Come riporta il quotidiano, la donna era l'amministratrice di un parco dove anche Bonafede lavorava e che non ha più riaperto dopo la pandemia. Nell'intervista spiega di non essersi accorta di nulla, "mi ha scongiurato, mi ha detto: 'Scusa Rosa ma che dovevo fare? Iddu si è presentato da me e mi ha chiesto i documenti...'". "Credo - ammette - che anch'io avrei fatto così se mi fosse capitato, anch'io per paura avrei ceduto a un boss- di quel calibro la mia carta d'identità", "tutti secondo me al suo posto l'avremmo fatto".   "Andrea - continua la donna - mi ha detto che loro due si conoscono da quando erano ragazzi".  Afferma di non sapere nulla, nemmeno della casa: "Non mi ha mai detto niente di niente. Così adesso sono pure molto preoccupata. Gli inquirenti hanno sequestrato il telefonino anche a me!".

Mafia: convalidato sequestro materiali all'autista

Due cellulari, pizzini, ventidue fogli manoscritti con nomi in codice ma anche con nomi e cognomi di alcuni medici, post-it con numeri di cellulari, 200 euro; la foto di una donna, biglietti da visita: è il copioso materiale sequestrato a Giovanni Luppino l'autista che ha accompagnato il boss Matteo Messina Denaro in clinica nel giorno in cui entrambi sono stati arrestati. Luppino, accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, è in carcere. Ieri il gip ha disposto per lui la custodia cautelare.   Il materiale, sequestrato dai carabinieri, per i pm che hanno convalidato il provvedimento "è indispensabile al fine della prosecuzione delle indagini per finalità probatorie trattandosi di beni rinvenuti nella disponibilità dell'autista e accompagnatore personale del noto capo mafia latitante da 30anni e dovendosi sui beni in sequestro procedere a tutti gli accertamenti anche di tipo tecnico utili a consolidare elementi di prova a carico nelle indagini in corso sul predetto latitante- nonché sulla sua stessa "rete di protezione" che ne ha di fatto garantito la latitanza".

Sangiuliano: mai abbassare la guardia contro la mafia

"La mafia non ha soltanto prodotto enormi danni al mezzogiorno d'Italia, la mafia è stata anche stragista, quindi era doveroso questo omaggio nel momento in cui lo Stato ha dimostrato di essere all'altezza e ha catturato Messina Denaro. Era doveroso da parte nostra rivolgere la memoria a quelle che furono le vittime di questa strage per ripensare cosa sono stati questi anni ma pure per immaginare un punto di svolta per una società che sia assolutamente legalitaria. Non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna andare avanti e partire dalla memoria di ciò che è stato". Lo ha detto il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano oggi a Firenze dove si è recato in via dei Georgofili, nel luogo teatro dell'attentato del 27 maggio 1993, di cui quest'anno ricorre il trentesimo anniversario. Sangiuliano ha posato un mazzo di rose rosse davanti all'opera di Andrea Roggi 'Albero della pace

Vicecomandante Ros: "Caccia alla rete di protezione Messina Denaro"

"Questo è proprio il momento per andare fino in fondo. Con la cattura di Matteo Messina Denaro finisce un incubo, ma per noi continua in maniera ancora più risoluta l'attività di investigazione nella quale, come stiamo facendo, dobbiamo accelerare in maniera fortissima per debellare la rete di protezione su cui ha potuto contare e, più ingenerale, per arrivare a colpire l'altissima capacità di infiltrazione, attraverso la corruzione, della Cosa nostra siciliana nel mondo dell'impresa, dell'economia, delle professioni, ma anche della politica". E' quanto afferma il colonnello Gianluca Valerio, vice comandante del Ros, intervistato dal QN. "Messina Denaro - sottolinea - si porta dietro il profilo e il Dna dei vecchi capi" ma "è anche il protagonista di questa evoluzione che porta alla capitalizzazione e all'investimento degli ingenti patrimoni che nel frattempo si sono accumulati nella prima fase di razzia criminale e di sviluppo dei traffici. Lui cerca di farsi inseguire, come in un falso scopo, fino a immaginare che lo Stato, senza più colpi di lupara, si dimentichi di lui. Un po' come una lepre che continua a correre per farsi inseguire e distrarre i cacciatori dalle altre lepri".

La figlia Messina Denaro ai parenti: "Non vado al colloquio"

Protetta dalla cintura affettiva della famiglia materna, del compagno Nino e degli amici più intimi Lorenza Alagna, 27 anni ha letto i giornali online pieni delle foto e degli articoli sul padre, il boss Matteo Messina Denaro, che non avrebbe mai incontrato, e ai suoi parenti ha detto che non vuole vederlo. Dal riserbo familiare emerge che, almeno per ora, la decisione della giovane donna è questa e che quindi non andrà ai colloqui in carcere per vedere il genitore.

Lorenza, figlia di Francesca, è l'unica figlia ufficiale del boss arrestato dopo 30 anni di latitanza e fino al 2013 viveva nella casa della nonna paterna con la madre, poi insieme hanno deciso di troncare gli stretti legami e andare a vivere altrove.  Ai medici della clinica palermitana dov'è stato operato per le metastasi al fegato Messina Denaro aveva raccontato di "avere due figlie che però vivono fuori e di non avere altri parenti"

Per il 51% degli italiani la cattura di Messina Denaro è una vittoria dello Stato

Il 51% degli italiani ritiene la cattura del boss Messina Denaro una vittoria per lo Stato. Di diverso avviso  il 26,8% secondo cui si tratta solo della cattura di un latitante  malato e alla fine della carriera. C'è anche un 20,3% che ipotizza che la cattura sia stata concordata con Cosa Nostra. È quanto emerge dal  consueto sondaggio settimanale di Termometro Politico realizzato tra  il 17 e il 19 gennaio scorsi.

Sangiuliano a Firenze con tappa ai Georgofili: "E' un luogo simbolo"

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, oggi a Firenze per una serie di iniziative, farà visita questa mattina ai Georgofili, nel luogo dove ci fu l'attentato del 27 maggio 1993 e di cui quest'anno ricorre il trentesimo anniversario.  "In queste settimane lo Stato ha segnato un grande successo, la cattura di Matteo Messina Denaro e questo è un luogo simbolo della lotta alla mafia - ha detto Sangiuliano - Anche confortato dal parere dell'onorevole Donzelli e di tanti amici abbiamo ritenuto di fare un passaggio per soffermare la nostra memoria sulle persone che sono morte nelle varie stragi di mafia".