La cattura del super latitante

Proseguono le perquisizioni a tappeto. Custodia cautelare per l’autista del boss

Ieri Matteo Messina Denaro ha rinunciato a collegarsi dal carcere dell'Aquila al processo sulle stragi
Proseguono le perquisizioni a tappeto. Custodia cautelare per l’autista del boss
Ansa
La Polizia ha scoperto un terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro

Il "covo diffuso" di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara

Perquisizioni in abitazioni di Campobello di Mazara

Perquisizioni in tutta Campobello di Mazara, nel corso delle indagini a seguito della cattura del super boss Matteo Messina Denaro. Dopo il ritrovamento dei tre covi e la perquisizione della casa della madre di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità all'ormai ex superlatitante, è stata ispezionata anche l'abitazione di un avvocato, in Via Scuderi, che dista circa 800 metri dal terzo covo, e quella di fronte all'abitazione del fratello del boss. Ispezioni vengono eseguite anche in altre abitazioni di Campobello di Mazara.

 

Gratteri: “Quella Cosa nostra non c'è più”

“Quella Cosa nostra non c'è più. C'è un'altra Cosa nostra che ci somiglia sempre più”. Così Nicola Gratteri, ospite su Nove, ha commentato l'arresto di Matteo Messina Denaro e le affermazioni di quanti sostengono che questa cattura segni la fine della mafia. 

“Cosa nostra si è trasformata come tutte le mafie - ha spiegato il procuratore capo di Catanzaro -. Le mafie si evolvono ogni giorno, cambiano, mutano col mutare sociale. Le mafie esistono perché interagiscono con la società. Se non interagissero con la società sarebbero criminalità comune – ha proseguito il magistrato -. Le mafie ci somigliano sempre di più perché sempre più le mafie sono perfettamente inserite nel tessuto sociale, economico e soprattutto frequentano i salotti buoni”, ha concluso Gratteri.

 

Perquisizioni a tappeto nel Trapanese, si cercano covi e basisti

Il boss al suo autista prima dell'arresto: “È finita”

È finita. È finita. Sarebbe questa la frase pronunciata dal boss Messina Denaro al suo autista, Giovanni Luppino, quando ha capito che di lì a poco sarebbe finito in manette. Lo ha detto lo stesso Luppino al gip sostenendo di essersi reso conto della vera identità del boss, presentatogli mesi prima con un altro nome, solo in quel momento.

Il boss difeso dalla nipote avvocata

"In questa vicenda certamente prevale la qualità e la funzione del difensore sul rapporto parentale". È quanto afferma l'avvocato Giandomenico Caiazza, presidente delle Camere Penali, in riferimento alla polemica nata intorno alla scelta di Matteo Messina Denaro di farsi difendere dall'avvocata Lorenza Guttadauro, figlia della sorella. "Le restrizioni disposte dal regime carcerario nei rapporti con i parenti riguardano figure neutre, in questo caso si tratta del difensore e quindi questo aspetto è per così dire assorbito - aggiunge Caiazza -. Lei è il difensore, punto, il resto non conta ma proprio perché parente dovrà essere ancora più rigorosa nel svolgere il suo compito".

Gip di Palermo: “Luppino custode di segreti”

"Un coltello a serramanico della lunghezza di 18,5 centimetri, due cellulari posti in modalità aereo prima di essere spenti, oltre ad una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefono, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo". Sono gli oggetti trovati a Giovanni Luppino, autista del boss Messina Denaro, elencati dal gip che ha disposto nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere.


Secondo il giudice Fabio Pilato, che ieri aveva convalidato l'arresto in flagranza di Luppino è "necessario un approfondimento investigativo sul rinvenimento dei numerosi pizzini dal contenuto opaco, che potrebbero schiudere lo sguardo a nuovi scenari". Decidendo il carcere per l'autista del boss, accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dal metodo mafioso "trattandosi di un soggetto a stretto contatto con il noto latitante può senz'altro presumersi che egli sia custode di segreti e prove che farebbe certamente sparire se lasciato libero".

 

Il ritratto di Joker interpretato da Joaquin Phoenix trovato nel covo del boss

Trovato quadro di Joker nel covo di Matteo Messina Denaro lapresse
Trovato quadro di Joker nel covo di Matteo Messina Denaro

Nel primo covo trovato il quadro “Joker” di Joaquin Phoenix

Un quadro a colori che ritrae il Joker interpretato da Joaquin Phoenix (ruolo che valse l'Oscar all'attore) e sotto una didascalia colorata con la scritta “C'è sempre una via d'uscita ma se non la trovi sfonda tutto”. È quanto hanno rinvenuto i carabinieri del Ros nel sopralluogo del primo covo utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara.

 

Chemioterapia in carcere per Messina Denaro

Primo ciclo di chemioterapia per il boss mafioso Matteo Messina Denaro questa mattina nell'ambulatorio realizzato ad hoc nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila. Il 60enne non ha avuto reazioni collaterali e, secondo quanto si è appreso, è in buone condizioni. 

 

Il parroco di Campobello: “Nessuno pensava che il boss fosse qui”

"Non credo che il concetto di omertà sia la chiave giusta per interpretare ciò che è accaduto a Campobello, sarebbe banale e ingiusto giudicare così un'intera comunità". A parlare è don Nicola Patti, parroco della Chiesa Madre di Campobello di Mazara. 

"Nessuno si aspettava che potesse vivere in una strada così trafficata. Stiamo parlando di un fenomeno complesso - ribadisce il sacerdote - e l'omertà, se si escludono i complici del capomafia, non è la chiave di lettura giusta per leggerlo". 

 

La polizia scientifica nel covo del boss con il georadar

Gli agenti della polizia scientifica stanno effettuando un sopralluogo nell'ultimo covo abitato dal boss Matteo Messina denaro utilizzando il georadar. Si va alla ricerca di eventuali anfratti o intercapedini nascoste.

 

Morra: “Poca partecipazione alla manifestazione di Castelvetrano”

"C'era poca gente, c'è stata poca partecipazione, erano più le forze dell'ordine e gli operatori tv. La città di Castelvetrano e le città limitrofe non si sono presentate massicciamente come auspicavamo". Lo afferma il presidente della Commissione parlamentare Antimafia nella scorsa legislatura, Nicola Morra, all'indomani della manifestazione organizzata ieri a Castelvetrano, alla quale ha preso parte insieme a Giuseppe Cimarosa, cugino di Matteo Messina Denaro, che da anni ha preso le distanze dall'ex primula rossa. 

"Ieri c'era da protestare ma anche da chiedere, sotto la casa di Messina Denaro, ai componenti della sua famiglia di collaborare e iniziare a rilasciare dichiarazioni in virtù delle quali le autorità giudiziarie potranno individuare le complicità che hanno permesso a Messina Denaro di protrarre la sua latitanza per quasi 30 anni", continua Morra. 

Gratteri: “Riina era un cretino e di guerra stupida allo Stato ha approfittato la 'Ndrangheta”

"Riina era un cretino. Era un cretino, non era intelligente. Era solo un violento. Per essere un capo non devi essere violento, devi essere intelligente". Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervenuto in Senato presso la Sala Caduti di Nassirya alla presentazione del portale "Scelgo la vita". E mentre Cosa nostra ingaggiò, con lo stragismo, la "guerra stupida contro lo Stato" ad approfittarne fu la 'Ndrangheta, al punto, ha ricordato, che ad oggi "è leader nell'importazione di cocaina in Europa".

Messina Denaro, proseguono perquisizioni a tappeto. Tra immobili controllati anche casa avvocato e sede Cnr

Perquisizioni a tappeto a Campobello di Mazara e non solo da parte delle forze dell'ordine, nell'ambito delle indagini sull'arresto del boss Matteo Messina Denaro. Stamane sono stati controllati l'abitazione di un legale, l'avvocato Antonio Messina, che si trova in via Selinunte, di fronte la casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, già perquisita lunedì scorso. L'abitazione estiva del legale a Torretta Granitola, sul litorale di Mazara del Vallo, nei pressi della sede dello Ias Cnr e un altro immobile in via Galileo Galileri a Campobello di Mazara.

L'autista del boss teneva in tasca 'pizzini' e altri fogli con numeri telefono

Al momento dell'arresto Giovanni  Luppino, l'autista fidato di Matteo Messina Denaro, aveva in tasca, oltre a due telefoni cellulari in modalità aerea, anche dei 'pizzini', "una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefoni, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo". A scriverlo, come apprende  l'Adnkronos, è il gip di Palermo Fabio Pilato nella ordinanza di  custodia cautelare a carico dell'autista del boss appena emessa, 24 ore dopo la convalida dell'arresto del commerciante di olive. Nell'interrogatorio l'uomo ha detto di non sapere che si trattasse del boss Messina Denaro. Ma il gip non gli ha creduto.

Messina Denaro: il gip emette un'ordinanza di custodia cautelare per l’autista del boss

Dopo avere convalidato l'arresto di lunedì, il gip di Palermo Fabio Pilato ha appena emesso l'ordinanza di custodia cautelare per Giovanni Luppino, 59 anni, l'autista del boss mafioso Matteo Messina Denaro. L'uomo, un commerciante di olive, è stato fermato insieme con il boss alla clinica Maddalena.
 

 

Di Matteo, preoccupazione per i toni trionfalistici

Il magistrato Nino Di Matteo ha espresso la sua preoccupazione per la situazione di trionfalismo che si è diffusa nei giorni successivi all'arresto di Matteo Messina Denaro, invitando a mantenere la giusta prudenza e a non sottovalutare la complessità della situazione: "Chi conosce la storia della mafia sa che non si possono trarre conclusioni affrettate. Non si può essere certi che questa sia la fine di una Cosa Nostra violenta nei confronti dello Stato e delle istituzioni. La storia ci insegna che la mafia adotta strategie diverse a seconda degli eventi e delle contingenze. Vedremo cosa succederà in futuro, l'arresto potrebbe destabilizzare l'assetto attuale delle mafie italiane, ma non si può sottovalutare la loro forza e capacità di infiltrazione in economia, imprenditoria e finanza".

Parla il nipote di Messina Denaro, qui Matteo fa ancora paura

"Quella di ieri sera non è stata una provocazione contro i mafiosi, ma un invito ai miei concittadini ad essere più coraggiosi". Lo racconta a LaPresse Giuseppe Cimarosa, figlio di Rosa Filardo, cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro, che ieri ha organizzato una manifestazione davanti a uno dei covi del boss, a Campobello di Mazara. 

Una manifestazione "che, però, non è stata molto partecipata. Per paura o anche per indifferenza, ma ci saranno altre occasioni. La gente forse adesso ha bisogno di un po' di tempo per ragionare e trovare un po' il coraggio. Io mi rendo conto che non è semplice, anche se non lo comprendo e mi fa un po' rabbia. Però capisco che per molta gente sia un po' difficile esporsi, però è necessario. La mafia fonda la sua forza sulla paura della gente. Se la gente smettesse di avere paura la mafia avrebbe più difficoltà a rigenerarsi", aggiunge Cimarosa, il cui padre Lorenzo è stato collaboratore di giustizia. "Noi da dieci anni, non avendo accettato il programma di protezione, abbiamo rischiato. Dopo l'arresto del boss mi sono reso conto di aver rischiato molto di più perché si nascondeva a pochi chilometri da casa mia. Che poi, in realtà non si nascondeva neanche".

Nuove perquisizioni a casa della madre di Bonafede

Sono in corso in questo momento nuove perquisizioni da parte dei carabinieri nella casa della madre di Andrea Bonafede, prestanome di Matteo Messina Denaro, a Campobello di Mazzara. Sul posto gli uomini del Ris che stanno allestendo il tendone sotto al quale lavoreranno gli esperti.

Procuratore di Trapani, noi pm trattati come delinquenti

In un'intervista alla Stampa il procuratore capo di Trapani, Gabriele Paci, non è stupito della rete di complicità: "No. Questa è Trapani. Una roccaforte, un paradiso fiscale per i corleonesi. Oggi non ci sono più cadaveri per strada, la mafia fa affari. Tutto passa dai nuovi strumenti di comunicazione. Per questo le intercettazioni sono imprescindibili". L'appello al Parlamento a non essere “supino ai pm” è stato molto applaudito? Paci: "Sembra che le intercettazioni siano un capriccio dei pm che giocano a spiare le persone. Veniamo trattati come un'associazione a delinquere".

Comandante del Ros: “Covi ripuliti? Non si può confermare”

"Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un'ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla". Lo ha detto il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, a Porta a Porta, su Rai1, rispondendo in merito all'eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro subito dopo il suo arresto e prima degli investigatori, portando via documenti importanti.

Nel primo covo i carabinieri hanno trovato anche un poster con il volto de "Il padrino" Ansa
Nel primo covo i carabinieri hanno trovato anche un poster con il volto de "Il padrino"

Documenti con sigle nel primo covo di Messina Denaro

Sono stati ritrovati alcuni documenti nel primo covo di Matteo Messina Denaro perquisito dal Ros, a Campobello di Mazara, dove il boss viveva da almeno sei mesi. Sulla documentazione, repertata e ora all'analisi del Ris, secondo quanto si apprende ci sarebbero alcune sigle e numeri di telefono che al momento non indicherebbero le tracce di un libro mastro. I controlli all'interno dell'abitazione in vicolo San Vito sono comunque tutt'ora in corso.

Trovato un terzo covo di Messina Denaro

La Polizia ha scoperto un terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro prima di trasferirsi in vicolo di San Vito. Si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara. L'immobile è adesso in vendita ed è stato trovato vuoto. La Polizia di Stato è riuscita ad arrivare al covo attraverso chi gli ha fatto il trasloco per andare nella casa in cui ha vissuto fino a pochi giorni fa. Indagini sono in corso per identificarne il proprietario.

Tre immobili sequestrati, tutti nello stesso rione di Campobello di Masara Ansa
Tre immobili sequestrati, tutti nello stesso rione di Campobello di Masara

Autista del boss: "Non sapevo fosse Messina Denaro"

Il Gip di Palermo Fabio Pilato ha convalidato l'arresto in flagranza di Giovanni Luppino, l'autista del boss Matteo Messina Denaro e si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. Luppino, 59 anni, è accusato di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso. “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, si è difeso Luppino sostenendo di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e di averlo accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia.

Processo stragi, udienza rinviata al 9 marzo

L'udienza del processo a Matteo Messina Denaro accusato di essere il mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio è stata rinviata al 9 marzo "per consentire al difensore di essere presente". Lo ha deciso il presidente della Corte d'Assise di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, dopo che oggi il boss ha deciso di non assistere all'udienza in videoconferenza dal carcere de L'Aquila. Uno dei due difensori d'ufficio del boss, l'avvocato Salvatore Baglio, ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro, e ha chiesto il termine a difesa per prendere cognizione degli atti e informarsi sugli atti oggetto del procedimento.

Messina Denaro rinuncia alla presenza in videoconferenza al processo

Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato ieri a essere presente in videoconferenza dal carcere de L'Aquila, dove si trova detenuto, con l'aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d'Assise d'appello.