La denuncia di Amnesty: "Le violazioni dei diritti umani continuano"

Guantánamo 20 anni dopo

Il 10 gennaio 2002 i primi prigionieri sospettati di avere collegamenti con al-Qaida furono trasferiti dall'Afghanistan alla base statunitense di Guantánamo Bay a Cuba.

Dopo 20 anni nel centro di detenzione della base statunitense di Guantánamo Bay rimangono 39 prigionieri. Si tratta del numero più basso dalla sua apertura, quando i primi sospettati di avere collegamenti con al-Qaida e con i Talebani, arrivarono - incappucciati, in catene e vestiti di tute arancioni - a bordo di voli della Marina militare sulla costa sud-orientale di Cuba. Il campo di prigionia è da anni nel mirino delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani a causa dei maltrattamenti e della tortura nei confronti dei prigionieri. Al centro della controversia la pretesa degli Stati Uniti di poter trattenere uomini in custodia indefinitamente senza la formulazione di accuse specifiche in ragione dell'emergenza terroristica.

L'ordine di smantellamento della struttura firmato il 21 gennaio 2009 dal presidente Barack Obama è rimasto lettera morta ed è stato successivamente annullato da Donald Trump. Fu l'ex presidente a rivelare i "folli" costi di gestione del centro di detenzione: circa 13 milioni di dollari per prigioniero all'anno. La scorsa estate, per la prima volta un detenuto è stato rilasciato, alimentando le speranze dei sostenitori della chiusura del centro di detenzione circa la volontà di Joe Biden di perseguire questo obiettivo. Ma nei mesi successivi a questa scarcerazione pochi sono stati i segni di progresso nella chiusura della famigerata prigione offshore nella base statunitense a Cuba.

Dei prigionieri rimasti, 10 si trovano davanti alla commissione militare in processi impantanati per anni. Tra questi Khalid Shaikh Mohammad, autoproclamatosi mente degli attacchi dell'11 settembre 2001. Altre due persone ancora a Guantánamo sono state condannate e una di loro, Majid Khan, dovrebbe finire di scontare la sua pena il mese prossimo. Degli altri 27, 13 hanno ricevuto l'autorizzazione al rilascio, compresi otto sotto l'attuale amministrazione che ora potrebbero essere rimpatriati o reinsediati altrove. Gli altri prigionieri vivono nel limbo: per loro non è previsto rilascio ma non sono mai state formulate formalmente accuse. Le restrizioni previste per lo status dei prigionieri di Guantánamo includono il divieto di rimpatriare i prigionieri in alcuni paesi, tra cui Yemen e Somalia, o il trasferimento di qualsiasi prigioniero negli Stati Uniti, anche se in un altro carcere.

Amnesty: 20 anni dopo ancora violazioni dei diritti umani

"In occasione del ventesimo anniversario della sua apertura, nella prigione militare di Guantánamo Bay continuano a verificarsi gravi violazioni dei diritti umani ad opera del governo statunitense". Lo denuncia Amnesty International, sottolineando che "39 uomini di religione musulmana continuano a essere detenuti a tempo indeterminato. Le commissioni militari istituite per processare i detenuti di Guantanamo non hanno garantito agli imputati il diritto a un giusto processo e non hanno fornito giustizia alle vittime e ai sopravvissuti degli attacchi dell'11 settembre 2001". È anniversario che non avrebbe mai dovuto essere raggiunto, dice l'organizzazione in difesa dei diritti umani che sollecita "il presidente Biden a tenere fede al suo impegno di chiudere Guantánamo una volta per tutte".