Mappatura dei movimenti jihadisti affiliati allo Stato Islamico
di Giuseppe Dentice (Ispi)
Fin dalla proclamazione del Califfato il 29 giugno 2014, l'Isis ha definito una propria strategia di ampliamento del fronte dei combattimenti che gradualmente si è spostata dal solo scenario siro-iracheno a più teatri di crisi, come il Nord Africa, la Nigeria, l'Af-Pak (Afghanistan-Pakistan) e, più in generale, l'Asia centrale e orientale.
La bayah (dichiarazione di fedeltà e affiliazione) al califfo e il successivo riconoscimento dello stesso sono gli strumenti tecnici che sanciscono l'unione tra Isis e i diversi gruppi operanti nei singoli contesti territoriali. Esprimendo il riconoscimento dell'autorità e dello status di guida verso cui la si pronuncia, la bayah non stabilisce nel concreto il tipo di relazione e di cooperazione, tanto che l'Isis e i singoli gruppi affiliati hanno definito piani di azione tra loro differenti, rispondenti a esigenze tattiche e strategiche legate allo specifico fronte d'azione. In particolare, a seconda della rilevanza del territorio in cui Isis ha provato a radicarsi e del peso numerico e politico della formazione ingaggiata, i gruppi hanno perseguito strategie differenti. In alcuni casi, l'Isis si è limitata a rivendicare ideologicamente le operazioni realizzate (Algeria e/o gruppi del Golfo). In altri si è osservata una più stretta integrazione del piano operativo-militare con quello ideologico (Egitto e potenzialmente in Libia). L'ascesa e l'affermazione dell'Is in questi territori e la competizione innescatasi all'interno della galassia jihadista sembrano, dunque, aver provocato dinamiche di concorrenza/coesistenza, aumentando la pressione su queste aree.
Qui di seguito una mappatura dei principali gruppi jihadisti affiliati a IS in aree ritenute ad alto interesse strategico per l'Italia.
Algeria
Jund al-Khilafah fi Ard al-Jazayer (JKJ, Soldati del Califfo in Algeria) – Nata intorno alla seconda metà del 2014 da una branca di al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) e attiva nel nord-est algerino, JKJ annovera tra le sue fila numerosi combattenti con alle spalle importanti esperienze jihadiste in Afghanistan e nella stessa guerra civile algerina. Salita agli onori della cronaca internazionale per il rapimento e la successiva decapitazione dell'ostaggio francese Hervé Gourdel (22 settembre 2014), dal dicembre del 2014 l'organizzazione ha subito un pesante ridimensionamento a causa sia dell'uccisione del suo leader Abdelmalek Gouri ad opera delle forze di sicurezza algerine, sia per i numerosi arresti di miliziani delle cellule ad essa affiliate tra Algeria e Tunisia, dove sarebbero attivi piccoli gruppi. Il 4 novembre 2014 Il califfo Abu Bakr al-Baghdadi ha approvato il giuramento di fedeltà del gruppo allo Stato Islamico.
Tunisia
Katiba 'Uqba ibn Nafa'a (KUIN, Brigate 'Uqba ibn Nafa'a) – Nata alla fine del 2012 da una costola di al- Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM), KUIN ha gradualmente adottato un'impostazione sempre più autonoma rispetto alla base qaidista maghrebina. Secondo alcuni centri di ricerca, KUIN sarebbe entrata ufficialmente a far parte dello Stato Islamico, ma non vi è unanimità di vedute a tal proposito. Il gruppo è composto da miliziani tunisini, algerini (e forse anche libici), con alle spalle importanti esperienze jihadiste in Afghanistan, Iraq, Siria e Libia. Il gruppo è attivo nelle zone di confine con l'Algeria, nell'area dello Jebel ech-Chaambi. Secondo una versione ancora ufficiosa il gruppo sarebbe stato responsabile dell'attentato al Museo del Bardo di Tunisi (18 marzo 2015), nel quale sono morte 24 persone, tra cui 21 turisti, e 45 sono rimaste ferite.
Libia
Rispetto alle altre "province" dello Stato Islamico, la Libia rappresenta l'unico caso in cui esistono almeno due entità che controllano alcune zone e/o città (Derna e Sirte). Nell'autunno 2014 a Derna un gruppo di giovani jihadisti, il Majlis Shura Shabaab al-Islam (Consiglio della Shura dei giovani islamici), si è unito con un gruppo di reduci libici che aveva combattuto in Siria e Iraq sotto il Califfato, fondando la Wilaya Barqa (Provincia di Bengasi, in Cirenaica), riconosciuta da Al Baghdadi che ha inviato emissari e leader per definirne le strategie. In seguito anche a Sirte (Tripolitania), città natale di Gheddafi, è sorto un gruppo pro-IS. Dalla sua caduta, la tribù Qaddafa è stata emarginata dal governo di Tripoli e accusata di connivenza con il passato regime. Parte dei giovani della tribù di Gheddafi ha quindi sposato la causa dell'IS per motivazioni politiche e ideologiche.
Egitto
Wilaya Sinai (Provincia del Sinai) – Sorto nel novembre 2014 all'indomani dell'approvazione della dichiarazione di affiliazione allo Stato Islamico da parte di al-Baghdadi, il gruppo era noto precedente come Ansar Bayt al-Maqdis (ABM, Partigiani di Gerusalemme). Sebbene sia attiva fin dal gennaio 2011, l'organizzazione è nota alle autorità egiziane soltanto dal luglio 2012 quando ha inizialmente attuato una strategia basata su attacchi dinamitardi contro le infrastrutture economiche sinaitiche. Fin dalle origini, ABM si è fondato su una doppia anima: da un lato quella localista, che afferisce alla comunità beduina, dall'altra quella che si richiama alle istanze jihadiste dei gruppi egiziani e internazionali. La gran parte dei militanti del gruppo ha avuto esperienze pregresse di jihad in Afghanistan, Iraq, Libia e Bosnia Erzegovina. Sebbene si richiamasse all'ideologia qaidista, la formazione non è mai stata ufficialmente parte dell'organizzazione fondata da Osama bin Laden. Dalla destituzione di Mohammed Morsi nel luglio 2013, il gruppo ha partecipato attivamente all'escalation di violenze nel paese, coltivando rilevanti collegamenti con altre realtà jihadiste locali e transnazionali. La formazione opera principalmente nei territori del Sinai settentrionale, ma da oltre un anno ha radicato la sua presenza anche nell'Egitto continentale. Anche per effetto della bayah, il Wilaya Sinai è il gruppo più pericoloso tra quelli affiliati allo Stato Islamico e mantiene diretti collegamenti militari ed ideologici con la centrale siro-irachena, come dimostrato anche dai numerosi attentati altamente sofisticati contro le forze di sicurezza egiziane.
Arabia Saudita
Wilaya al-Haramayn/Wilaya Najd (Provincia dei due luoghi sacri/Provincia del Najd) – A differenza dei gruppi nordafricani, le organizzazioni delle due province di Arabia Saudita e Yemen – a lungo silenti e incapaci di esercitare una qualche forma di controllo sul territorio – hanno incentrato la loro strategia operativa nell'attaccare obiettivi legati alla dimensione sciita, spregiativamente definita rafida (ossia negazionista o apostata, poiché non considerati dei veri musulmani) e contro i quali lo stesso califfo aveva esortato tutti i sunniti del Golfo ad insorgere in una campagna militare. Noto precedentemente come Mujahideen of the Arabian Peninsula, il gruppo sarebbe sorto nella seconda metà del 2014. La formazione si è resa nota soprattutto per i suoi attentati letali (22 e 29 maggio 2015) contro le moschee sciite del Qatif, ad al-Qadeeh e Damman, nel quale sono morte complessivamente una trentina di persone. Solo poche settimane più tardi, il 26 giugno 2015, il gruppo avrebbe rivendicato anche l'attentato contro la moschea sciita di Kuwait City, nel quale hanno perso la vita 25 persone.
Yemen
Wilaya Yaman/Wilaya Sana'a (Provincia dello Yemen/Provincia di Sana'a) – Molto simile per tattiche, tipologie e obiettivo finale degli attacchi è anche la branca yemenita dello Stato Islamico (IS), il Wilaya Yaman/Wilaya Sana'a sarebbe sorto anch'esso nella seconda metà del 2014 e si è affiliato ufficialmente a IS nel novembre dello stesso anno. Il gruppo si è reso protagonista durante la primavera-estate 2015 di alcuni importanti e letali attentati contro alcune moschee sciite a Sana'a, entrando direttamente in competizione con al-Qaida nella Penisola Arabica (AQAP). Sebbene sia ancora lontano dalla stessa capacità operativa di AQAP, la crescita militare del gruppo pone un'ulteriore variabile nel già intricato e instabile quadro yemenita.