E' arrivata l'estate e l'Italia, come ogni anno, è pronta ad accogliere milioni di turisti.
Lo scorso anno gli stranieri in visita nel nostro paese sono stati 91 milioni, il 6% in più rispetto al 2016. Il turismo globale è in crescita esponenziale, complici i voli low cost e le nuove piattaforme di prenotazione online, e già da qualche tempo la parola chiave è diventata: "Overtourism".

Overtourism, basta la parola


Ancora non è entrata nei dizionari, ma dopo "Fake News" e "Post Verità", una delle parole più di tendenza nel 2018 è proprio questa. Traducibile alla lettera con "sovraffollamento turistico", l'Overtourism è la "piaga" che colpisce le località più frequentate da chi può viaggiare. In un recente rapporto risulta essere Venezia la capitale mondiale di questo fenomeno.

A "inventare" la parola "overtourism" è stato Rafat Ali, CEO e fondatore di Skift, società di analisi del settore viaggi, nella prefazione di un articolo dedicato all'impatto del turismo di massa in Islanda, che lanciava l'allarme sui pericoli di sostenibilità delle politiche di ricezione.

Ma che cosa significa "Overtourism"? Ce lo spiega in un articolo pubblicato sul Telegraph Greg Dickinson autore dell'unica definizione al momento proposta per l'inclusione in un dizionario ufficiale: "Il fenomeno secondo cui una destinazione popolare o un particolare scorcio vengono invasi dai turisti in modo insostenibile".

Il tema è assai attuale, affrontato in articoli, ricerche e conferenze in tutto il mondo. Tra le più recenti quella organizzata a maggio dal World Travel and Tourism Council (WTTC) in cui si è discusso il destino delle mete turistiche più amate, quelle per così dire "amate fino alla morte".



Insostenibile, fatti e dati del turismo globale


L'agenzia Onu di riferimento - l'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) - ha messo nero su bianco le cifre di questa marea crescente. Nel 2017 i turisti che hanno varcato le frontiere sono stati oltre 1 miliardo e 300 milioni. Al ritmo di crescita attuale, l'UNWTO prevede che nel 2030 questo flusso supererà i 2 miliardi. Un'onda che andrà a concentrarsi in particolare sulle solite mete perché, anche questo è un fatto, le destinazioni non variano e non crescono in numero di pari passo nel tempo.

Il recente caso dell'Isola di Boracay nelle Filippine è solo l'ultimo degli esempi di turismo insostenibile saliti alla cronaca, un paradiso tropicale trasformato in disastro ambientale e chiuso al turismo per permettere la demolizione di centinaia di strutture ricettive abusive e creare un sistema fognario adeguato.



Stessa sorte per la spiaggia di Maya Bay, perla thailandese resa celebre in tutto il mondo dal film "The Beach" con Leonardo Di Caprio. La pittoresca baia sull'isola di Phi Phi Leh sarà off limits per quattro mesi l'anno per dare respiro alla barriera corallina e consentire alla fauna marina di rigenerarsi dall'assalto furioso dei turisti iniziato due decenni fa.



Venezia, la regina del sovraffollamento


Secondo un recente rapporto commissionato da Airbnb (Healthy Travel and Healthy Destinations) sarebbe proprio Venezia la capitale mondiale del sovraffollamento turistico, ovvero la città che più di Barcellona, Amsterdam e Bangkok - le altre regine del turismo mondiale - soffre di questa situazione, con un rapporto impressionante di 73,8 turisti per abitante fra centro storico e terraferma. Un rapporto reso ancora più significativo dal fatto che si tratta per lo più di visitatori cosiddetti "mordi e fuggi".

Venezia: 78 turisti per ogni abitante
Abitanti
Turisti



E' di poche settimane fa l'inaugurazione proprio a Venezia, ai piedi del ponte della Costituzione e all'inizio di Lista di Spagna, dei tornelli per regolare i flussi turistici nei periodi di particolare affluenza tramite il monitoraggio delle telecamere di sorveglianza.

Airbnb, più volte finito al centro delle polemiche per via della capillarità della propria offerta, tira l'acqua al proprio mulino rivendicando un modello sostenibile in cui i turisti si sentono "cittadini temporanei" e vivono la città di destinazione in modo meno consumistico: tra il 72% e il 93% degli annunci pubblicati sarebbe fuori dalle zone più critiche.

Nel conferire a Venezia il poco invidiabile primato del turismo di massa, il rapporto sostiene che meno del 3% dei visitatori che passa per Venezia - tra i 23 e i 28 milioni all'anno - prenota attraverso questa applicazione.

I dati pubblicati da Istat sul tema sembrano tuttavia raccontare una storia parzialmente diversa, dove l'impennata dell'offerta ricettiva corrisponde proprio al diffondersi del modello della sharing economy anche nel settore turistico.



Il turismo nell'epoca della sharing economy


Osservando i dati Istat sul numero delle attività ricettive in alcune delle principali città italiane è evidente l'impennata di offerta negli ultimi anni degli esercizi extra-alberghieri quali b&b, case vacanza e simili. Questo fenomeno è favorito anche dal diffondersi delle piattaforme di prenotazione online e spinge molti a investire in alloggi nei centri storici delle città italiane, con l'obiettivo di "metterli a rendita".

Il grafico sottostanti mostra la crescita del numero delle strutture ricettive a Roma negli ultimi 10 anni. Mentre gli esercizi tradizionali restano costanti, è evidente la crescita esponenziale delle attività extra-alberghiere (dati Istat).

Anche le città di Firenze e Venezia vedono crescere le attività ricettive extra-alberghiere, seppur a un ritmo più graduale.

Dal punto di vista commerciale i profitti che derivano dall'affitto ai turisti di un appartamento (casa vacanza, b&b...) nel centro di una città d'arte possono essere anche doppi rispetto agli affitti privati, ma questo fenomeno induce l'effetto negativo di spopolare interi quartieri dei propri abitanti e quindi del tessuto sociale, trasformando i centri storici delle città in enormi "villaggi turistici" o "parchi a tema".

I viaggiatori del benessere


Quali sono le cause dell'Overtourism? In generale è l'espandersi a livello mondiale di una classe media che, raggiunto un certo grado di sicurezza economica, investe parte della propria ricchezza in viaggi. Secondo il Brookings Institute la classe media globale è attualmente composta da circa 3,7 miliardi di persone con un tasso di crescita di 160 milioni di persone che ogni anno per i prossimi cinque anni andranno ad accrescere la schiera dei possibili, anzi, probabili, turisti.

Nel 2017 i flussi turistici internazionali sono cresciuti del 7%. L'UNWTO prevede che nel 2018 continueranno a crescere, ma con un ritmo più sostenibile del 4 - 5%. In questo scenario la Cina rischia di diventare una vera e propria bomba turistica: nel 2000 erano circa 10,5 milioni i turisti cinesi che viaggiavano all'estero. Nel 2017 sono stati 145 milioni con un aumento del 1.380% e l'Istituto di Ricerca Cinese sul Turismo Estero prevede che questa cifra toccherà quota 400 milioni entro il 2030.

Turisti cinesi che viaggiano all'estero ( = 10 milioni)
2000 (10,5 milioni)
2017 (145 milioni)
2030 (400 milioni)

Considerato che città italiane come Venezia appunto, ma anche Firenze e Roma sono già tra le mete più congestionate dal flusso turistico, come sopravviveranno a questa nuova ondata di "Overtourism" prodotta dal progressivo ampliarsi della platea di migranti del benessere?



Riscaldamento globale, quanto pesa il turismo di massa


Per rispondere a questa domanda ci viene incontro la scienza. Un'idea precisa del rilievo nell'economia globale e dell'impatto ambientale dell'industria del turismo ce la dà il recente studio pubblicato su Nature Climate Change da ricercatori delle università australiane di Sidney e del Queensland i quali, analizzando l'intera filiera turistica di ben 160 paesi, giungono a queste conclusioni: "L'impronta delle emissioni di gas serra legate al turismo globale è quattro volte maggiore rispetto alle stime precedenti e sta crescendo più rapidamento perfino del commercio internazionale".

Qual è la dimensione di questa migrazione globale? Ogni anno 600 milioni di persone viaggiano per turismo oltre i confini del proprio Paese. A questi spostamenti vanno aggiunti quelli interni che secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo sarebbero 8 volte superiori.

Qual è la dimensione economica di questo fenomeno? Secondo quanto scrivono i ricercatori australiani in "The carbon footprint of global tourism" si tratta di un settore da un trilione di dollari che rappresenta circa il 7% delle esportazioni globali e contribuisce in modo significativo al prodotto interno lordo (PIL) globale con 5 mila miliardi di dollari all'anno di fatturato. Il turismo genera il 6% del prodotto lordo del pianeta e occupa più di 120 milioni di lavoratori. Gli spostamenti internazionali e gli introiti del turismo aumentano del 3-5% annuo, superando nel 2016 la crescita del commercio internazionale.


Mercato
0 %
Esportazione globale
PIL
0
Miliardi di dollari
Lavoro
0
Milioni di occupati

Qual è attualmente l'impatto ambientale del turismo globale? Tra il 2009 e il 2013, dice lo studio di Nature, l'impronta ecologica globale del turismo è aumentata da 3.900 a 4.500 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Si tratta di un incremento quattro volte superiore rispetto a quanto stimato in precedenza. Un impatto già pari a circa l'8% delle emissioni globali di gas serra e che, secondo i ricercatori, crescerà in modo esponenziale.

Che cosa include l'impronta di carbonio del turismo? Secondo la definizione data nella ricerca, l'impronta deve includere il carbonio emesso direttamente (ad esempio, la combustione del carburante nei veicoli) e quello incorporato nei prodotti acquistati durante i viaggi (cibo, alloggi, souvenir).

Posti caldi


Con i suoi 55mila abitanti e i 20/30 milioni di visitatori all’anno - più o meno quanti ne riceve complessivamente il Giappone - la città lagunare è il simbolo mondiale del sovraffollamento turistico. Tanto per confrontare le dimensioni del fenomeno: l’intero Canada viene visitato da 18 milioni di turisti all’anno.
L’isola riceve da sola il 10 per cento di tutti i visitatori che in un anno si recano in Grecia. Prima della limitazione a 8mila sbarchi, erano 18mila i vacanzieri che ogni giorno durante l’alta stagione scendevano dalle navi per invadere le sue pittoresche stradine.
L’anno scorso ci sono state manifestazioni dei residenti per protestare contro quella che viene percepita come una vera e propria invasione turistica. Nel 1990 il numero dei visitatori e quello degli abitanti della città catalana erano più o meno uguali, oggi i turisti superano i locali di un fattore esponenziale e la sindaca ha preso di mira gli affitti proposti attraverso Airbnb e ha limitato i permessi per nuove strutture alberghiere. Come accade anche per molte città un forte impatto è dato dalla massa di turisti giornalieri che arrivano dalle crociere.
Come abbiamo visto la stessa parola Overtourism è nata nel 2016 a proposito dell’impatto del turismo sull’isola un tempo meta solo per pochi appassionati mentre negli ultimi anni soffre delle stesse patologie di Venezia e Barcellona con i visitatori che si accalcano a Reykjavik, una capitale che conta appena 123mila abitanti, e che fanno il giro giornaliero delle solite tre o quattro attrazioni “imperdibili” per il selfie d’obbligo senza il quale “non ci si è stati”.
Negli Stati Uniti a soffrire maggiormente del turismo insostenibile sono proprio i Parchi Nazionali come Yellowstone, Zion e le Smokey Mountains. In questo caso però, anche in alta stagione, sono sufficienti pochi passi in più per lasciarsi alle spalle le orde di turisti che si limitano a raggiungere la meta a bordo delle auto.
Bali in Indonesia è in buona parte asfissiata dal traffico e le spiagge sono sovraffollate. La pressione turistica pone problemi di base come quello dell’acqua potabile e dei rifiuti. Sono questi gli effetti di uno sviluppo incontrollato dell’industria turistica che ha trasformato un paradiso incontaminato in una specie di inferno.

Strategie per affrontare l'Overtourism


Molte località che già oggi devono affrontare la saturazione turistica hanno messo in campo alcune strategie emergenziali come la chiusura prolungata per ripristinare l'ecosistema, vedi i casi di Boracay e “The Beach”, o politiche del numero chiuso come l'isola di Santorini in Grecia che limita a 8 mila i visitatori giornalieri, o Dubrovnik con il numero chiuso a 4 mila. Stessa soluzione in Italia nelle Cinque Terre dove un pedaggio dovrebbe assicurare che non più di un milione e mezzo di turisti siano presenti in un dato momento. Pugno duro della Spagna che cerca di arginare la marea di turisti che ogni estate invade le isole di Majorca, Ibiza, Menorca e Formentera con multe fino a 40 mila euro per i proprietari che affittino a turisti i propri appartamenti.

Tornelli a Venezia

Quello della tassa di ingresso o delle sanzioni per il cattivo comportamento dei visitatori - basti pensare alle multe a Venezia per chi sporca o si tuffa nei canali o il divieto a Firenze di vendere alcolici dopo una certa ora e di sedere sugli scalini del Duomo o anche le multe salate per ubriachezza sull'isola di Hvar in Croazia - sono le soluzioni più comuni. Un approccio censorio e repressivo che cerca di ridurre i danni collaterali del sovraffollamento e certamente rappresenta un modo facile per le amministrazioni di rimpinguare i propri bilanci, ma della cui efficacia nell'arginare l'onda del turismo di massa è ragionevole dubitare.

Da questo punto di vista Amsterdam rappresenta un caso parzialmente diverso in cui, accanto a soluzioni restrittive “classiche” come il divieto di aprire nuovi hotel lungo la cintura dei canali e imporre restrizioni a siti come Airbnb e la proposta di una tassa turistica che impatti però in modo proporzionale sul portafoglio dei turisti, si sta provando a utilizzare in modo creativo la tecnologia a disposizione per direzionare in modo più uniforme i flussi e dirottare i visitatori dai luoghi più congestionati della città.

Van Gogh Museum, Amsterdam

L'amministrazione comunale ha infatti studiato il comportamento dei turisti analizzando per anni i dati contenuti nel chip della Amsterdam City Card. Ne è venuto fuori un quadro molto preciso secondo cui i turisti arrivano in città, cercano di visitare il van Gogh Museum in mattinata e prendere un'imbarcazione per fare il giro del canali nel pomeriggio. A partire da questi dati l'amministrazione ha tentato di invertire lo schema attraverso un'app come Discover The City che informa con un feed in diretta i visitatori della lunghezza dell'attesa all'ingresso dei musei e per esempio li invoglia a prendere la barca la mattina. Parte del piano è stato rivalutare e rendere più appetibili, anche attraverso il miglioramento dei collegamenti di trasporto pubblico, mete alternative come Zandvoort, a 20 km dal centro della città, ribattezzata Amsterdam Beach.