Eugenio Coccia, professore ordinario di Astronomia e Astrofisica del Gran Sasso Science Institute (Gssi) dell'Aquila, è il nuovo presidente della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi.
È stato nominato con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri insieme al vice presidente, Roberto Oreficini Rosi, già direttore generale dell'Ufficio Rischi Idrogeologici e Antropici del Dipartimento della Protezione civile, e ai componenti di ciascun settore di rischio.
L'organo, comunemente conosciuto come Commissione Grandi Rischi, dura in carica 5 anni ed è la struttura di collegamento tra la Protezione civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è fornire pareri tecnico-scientifici e dare indicazioni per un generale miglioramento delle capacità di valutazione, previsione e prevenzione dei disastri, naturali o meno, che potrebbero colpire l'Italia.
All’Aquila è divenuta tristemente famosa la commissione che si riunì nel capoluogo abruzzese il 31 marzo 2009, a cinque giorni dal distruttivo terremoto del 6 aprile, su input dell'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.
Dalle presunte rassicurazioni e dalla sottovalutazione del rischio sismico che sussisteva in relazione a uno sciame in corso da mesi, è nato un processo penale durato dieci anni, che ha visto sei scienziati assolti dalla Cassazione e la condanna definitiva per omicidio colposo dell’ex vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis.
Già rettore del Gssi e prima ancora direttore dei Laboratori del Gran Sasso, considerato personalità di spicco nel mondo accademico internazionale, Coccia, tra le altre cose, è stato uno degli autori della scoperta delle onde gravitazionali e tra i primi a osservare i buchi neri.
Attualmente è anche direttore dell'Institute of High Energy Physics a Barcellona, ed è il presidente del Board della collaborazione di Einstein Telescope.
"Sarà un ruolo di grande importanza e responsabilità per tutta l'Italia - commenta la rettrice del Gssi, Paola Inverardi - ma allo stesso tempo è una nomina densa di significati per la città dell'Aquila e per il nostro Istituto, nato appunto dalle ceneri del terremoto del 2009”.