Prima nazionale per "Franchir la nuit", sul dolore dei bambini migranti
Uno spettacolo esemplare di teatro sociale, che ha debuttato a Lione nel 2018. I ragazzi vengono selezionati nelle varie città dove si va in scena, in questo caso a Bolzano, tra quelli che hanno alle spalle vissuti di fuga e disagio
"Franchir la nuit", ovvero "attraversare la notte".
Immersi in una quindicina di centimetri d'acqua, in una luce che trascolora dal tramonto alla notte, cinque danzatori e una ventina di ragazzi dal destino incerto rivivono ricordi di fuga, paura, violenza, ma anche di speranza e aiuto reciproco.
Sono stati selezionati tra i giovanissimi che sono arrivati in Alto Adige scappando da guerre, fame, persecuzioni e hanno partecipato a un laboratorio per prepararsi allo spettacolo del 19 luglio, in prima nazionale al Teatro Comunale di Bolzano.
Franchir la nuit è un'opera di delicata poesia del coreografo franco-algerino Rachid Ouramdane, che è anche guest curator di Bolzano Danza, un artista da sempre sensibile ai temi delle migrazioni e dell'esilio. "Bisogna prima di tutto che ci sia un interesse per questi bambini in quanto persone - dichiara al nostro microfono -. Per loro è importante incontrare gente perché spesso vivono isolati. Li accompagniamo anche dal punto di vista psicologico ed educativo. E ci vuole molto rispetto, molta attenzione".
Immersi in una quindicina di centimetri d'acqua, in una luce che trascolora dal tramonto alla notte, cinque danzatori e una ventina di ragazzi dal destino incerto rivivono ricordi di fuga, paura, violenza, ma anche di speranza e aiuto reciproco.
Sono stati selezionati tra i giovanissimi che sono arrivati in Alto Adige scappando da guerre, fame, persecuzioni e hanno partecipato a un laboratorio per prepararsi allo spettacolo del 19 luglio, in prima nazionale al Teatro Comunale di Bolzano.
Franchir la nuit è un'opera di delicata poesia del coreografo franco-algerino Rachid Ouramdane, che è anche guest curator di Bolzano Danza, un artista da sempre sensibile ai temi delle migrazioni e dell'esilio. "Bisogna prima di tutto che ci sia un interesse per questi bambini in quanto persone - dichiara al nostro microfono -. Per loro è importante incontrare gente perché spesso vivono isolati. Li accompagniamo anche dal punto di vista psicologico ed educativo. E ci vuole molto rispetto, molta attenzione".