Strage del Cermis, 20 vittime e una ferita ancora aperta dopo 25 anni

La ricostruzione dei fatti del 3 febbraio 1998 attraverso le immagini d'archivio. I top gun statunitensi condannati solo per aver distrutto il video del volo

Il 3 febbraio del 1998 le telecamere della redazione Rai di Trento furono le prime a giungere sul luogo della strage del Cermis, ad accompagnare il racconto del collega Nereo Pederzolli.

Le immagini fecero rapidamente il giro del mondo: la cabina accartocciata al suolo, la neve chiazzata di rosso, la fune tranciata a terra.

Poco dopo le 15, il colpo d'ala d'un caccia statunitense Grumann Prowler, a bassa quota a circa 800 chilometri orari, spezza il cavo della funivia e, con esso, la vita di 20 persone.

Dalla gioia sulle piste di sci all'irreparabile in sette secondi. Un volo di 108 metri, come cadere dalla sommità di un grattacielo di 36 piani.

Smartphone, videocamere portatili, social erano ancora fantascienza: non esistono riprese della caduta.

E le ricostruzioni computerizzate dell'epoca, rendono meno delle testimonianze raccolte a caldo sul posto dal collega Lorenzo Roata.

I top gun americani passavano spesso a volo radente sulla val di Fiemme e in diversi sul posto raccontano di avere segnalato il problema alle autorità.

Richieste di intervento cadute nel vuoto, evidentemente.

Così la comunità di Fiemme rivive l'incubo del 9 marzo 1976, quando un altro schianto sulla funivia del Cermis provocò 42 morti.

Sul luogo dell'incidente anche Carlo Schweizer, manovratore dell'impianto di risalita il giorno della prima tragedia. Per un amaro scherzo del destino tra i protagonisti della strage del 1998 c'è un altro Schweitzer.

E' Joseph, co-pilota di Richard Ashby, il pilota alla guida nel cockpit del jet partito dalla base Nato di Aviano, in Friuli. A bordo anche William Raney e Chandler Seagraves, addetti ai sistemi di guerra elettronica.

Non solo i soccorritori sono al lavoro. Lo sono anche gli investigatori italiani e hanno da subito elementi certi.

L'andirivieni dei carri funebri dal luogo dell'incidente alla camera mortuaria è incessante. I top gun invece sono riparati in fretta e furia ad Aviano.

E Joseph Schweitzer distrugge la videocassetta di bordo, per eliminare prove.

Passati alcuni giorni l'allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, incontrò alla Casa Bianca il presidente del consiglio italiano, Massimo D'Alema.

Clinton chiese scusa e assicurò risarcimenti per i parenti delle vittime. Ma i familiari, più che soldi, desideravano giustizia. Una giustizia che non arrivò.

Processati negli Stati Uniti e rinviati a giudizio davanti alla corte marziale a Camp Lejeune Ashby e Schweitzer, furono assolti per la strage e condannati solo per aver distrutto il video di bordo.

Una ferita sanguinante ancora oggi, a 25 anni di distanza, con molti parenti morti o invecchiati con un peso immane in fondo al cuore.

Forse anche per questo, quella di quest'anno a Cavalese, sarà l'ultima cerimonia pubblica di ricordo, ma la memoria continuerà a essere coltivata, assicura il sindaco Sergio Finato.