Scabbia in carcere: "Mancano spazi per isolare i malati, serve una nuova struttura"

L'appello dei sindacati di polizia penitenziaria. A gennaio i primi focolai, ci sono anche casi non dichiarati; non è semplice arginare i contagi, in una struttura già piccola e sovraffollata. Il problema è sempre più grave, anche per il personale

Una malattia della pelle, causata da un acaro, che provoca forti pruriti: la scabbia sta tornando a diffondersi in Italia; da alcuni mesi, i sindacati di polizia penitenziaria denunciano la presenza di casi anche nel carcere di Bolzano. 

I primi focolai ci sono stati a gennaio - spiega nel servizio Francesco Lamanna, segretario provinciale di USPP (Unione sindacati polizia penitenziaria) - è stato subito chiesto alla direzione di prendere misure per arginare il problema. Con l'aiuto dell'azienda sanitaria è stato fatto il possibile, i casi più gravi sono stati anche presi in carico e curati fuori. Gli altri malati, però, sono rimasti all'interno. Il problema è che, in una struttura fatiscente, piccola e sovraffollata è molto difficile, se non impossibile, tenerli lontani dagli altri detenuti.


Spazio per un'area di isolamento sanitario non c'è, non fu creata neanche col covid. Chi è malato resta in cella, ma non partecipa ad attività, all'ora d'aria, fa le docce in orari scomodi. Per evitarlo, c'è chi tende a nascondere i sintomi. Oltre ai casi ufficiali, un paio al momento, ci sono quindi anche quelli non dichiarati. Un'ennesima tegola per il personale, già cronicamente sotto organico, che si difende come può dal contagio, tra spray e disinfettanti.


Sul nuovo carcere intanto non ci sono novità. A maggio invece, in via Dante dovrebbero iniziare lavori, annunciati mesi fa, di ristrutturazione e rifacimento del tetto.